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Scomparso il Partigiano Remo Comanducci

L’ANPI di Roma ha appreso con dolore della scomparsa di Remo Comanducci, avventa ieri a Roma all’età di 90 anni, ed esprime cordoglio ai suoi familiari. Comanducci, partigiano combattente, nel settembre del 1943 a soli vent'anni aveva partecipato alla battaglia di Porta San Paolo per la difesa di Roma dall’occupazione nazista. Nel 1944 fu deportato nel campo di sterminio di Mauthausen come prigioniero politico e poi trasferito a Gusen per poi essere liberato dalle forze americane nel 1945. Nel giugno del 2010 gli fu assegnato il Premio Provincia Capitale.

Nell’aprile del 2010 Comanducci è tornato per la prima volta dopo più di 60 anni a Mauthausen, dove ha raccontato la sua esperienza ai ragazzi del Viaggio della Memoria della Provincia di Roma.

Video Remo Comanducci a Mauthausen:

http://www.memoro.org/it/Remo-Comanducci-a-Mauthausen_3114.html  

 

Il ricordo di Eugenio Iafrate (vicepresidente Aned)

Ieri pomeriggio verso le ore 15.00 Remo Comanducci, uno dei pochi sopravvissuti alla deportazione politica del 4 gennaio 1944 da Roma, ci ha lasciato. Vogliamo ricordarlo così, con le parole dette agli studenti nell’aprile 2010, durante il Viaggio della Memoria della Provincia di Roma: "C'era la neve, era alta. Quando sono arrivato, in pieno gennaio, mi hanno spogliato, tagliato i capelli e, infine, marchiato in petto con il numero della matricola, 42053. Ci trattavano come delle bestie. Ora capite perché non volevo più tornare qui...". Remo Comanducci era nato il 31 gennaio 1923 a Citerna (Perugia), operaio, all'età di 20 anni fu presente agli scontri di Porta San Paolo durante la resistenza del settembre 1943. Rastrellato il 27 dicembre 1943 vicino alla sua casa a Campo di Fiori fu rinchiuso a Regina Coeli. Il 4 gennaio 1944 fu deportato con altri 330 uomini da Roma Tiburtina e arrivò, dopo una sosta a Dachau, al Lager di Mauthausen dove ebbe il numero di matricola 42053. Venne liberato dalle truppe americane nel sottocampo di Gusen alla fine della guerra. Negli ultimi anni della sua vita si era trasferito a Nettuno e nonostante qualche piccolo problema di salute, dato dalla sua età, era un uomo vivace e pieno di spirito che raccontava volentieri di sé con il suo gergo romanesco.

Eugenio Iafrate (vicepresidente ANED Roma)

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