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Futurismo e fascismo

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Un lungo, spesso filo lega il movimento artistico e politico futurista all’esperienza fascista italiana. Solo calandosi nella temperie culturale del Futurismo è possibile scoprire l’”Humus” che permise alla pianta del Fascismo di germogliare in Italia e di alimentarsi per oltre due decenni.

Fin dagli esordi il futurismo è per sua natura politico: "Noi vogliamo glorificare la guerra - sola igiene del mondo - il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei libertari, le belle idee per cui si muore…" Siamo nel 1909 e Marinetti lancia già il primo proclama politico ispirato al nazionalismo. Obiettivo: l'orgoglio, l'energia e l'espansione nazionale contro i vecchi e i preti, per una rappresentanza in Parlamento che deve essere "sgombra da mummie e libera da ogni viltà pacifista". Anche in questo caso il vitalismo irrazionale è il collante e la molla delle posizioni interventiste e irredentiste di Marinetti e i suoi. Un altro elemento "politico" del primo futurismo è la guerra al parlamentarismo: "Quasi tutti i Parlamenti d'Europa - scrive Marinetti - non sono che pollai rumorosi, greppie e fogne".

La campagna di Tripoli è l'occasione migliore per ribadire il panitalianismo: Marinetti dirà che "la parola Italia deve dominare sulla parola libertà" e proprio il nazionalismo costituirà il motivo di radicale disaccordo coi futuristi russi.

Nel 1913, Marinetti insieme a Boccioni stila il Programma politico futurista. Nel 1914 vengono promosse manifestazioni interventiste dei futurísti contro l'Austria. La campagna interventista offre l'occasione per manifestazioni antiaustriache che esplodono in forme spettacolari. Il 15 settembre del '14, al teatro Dal Verme di Milano, Marinetti sventola da un palco una grande bandiera tricolore mentre l'orchestra suona la Marcia Reale; devono intervenire i questurini per sedare il tumulto. Anche nei cosiddetti vestiti neutrali disegnati da Balla e indossati dai futuristi nelle manifestazioni negli atenei di Roma contro i professori definiti "tedescofili" c'è il gesto simbolico, importante, che caratterizza il futurismo.

Lo stesso Mussolini, appena cacciato dal Partito socialista, scrive a P. Buzzi ricordando di aver parlato con Boccioni delle sue simpatie per gli innovatori e per i demolitori, per i futuristi, ammettendo che i futurísti avevano manifestato prima di lui intenti rivoluzionari e interventisti.

Il ruolo dei futuristi nel distruggere le fondamenta della società borghese a cavallo tra i due secoli è riconosciuto peraltro anche da Antonio Gramsci: "I futuristi hanno svolto questo compito nella cultura borghese: hanno distrutto, distrutto, distrutto; hanno avuto la concezione nettamente rivoluzionaria, assolutamente marxista, quando i socialisti non si occupavano neppure lontanamente di simile questione".

Nel 1918 esce il Manifiesto del Partito politico futurista e il Partito politico futurista, che vuole essere nettamente distinto dal movimento artistico futurista.

Il manifesto del partito futurista italiano mette a fuoco le coordinate politiche del movimento futurista. Al primo posto ci sono l'educazione patriottica del proletariato, la lotta all'analfabetismo, la lotta all'insegnamento classico, l'educazione sportiva, l'insegnamento tecnico obbligatorio nelle officine, la libertà di sciopero, di riunione, di organizzazione, l'abolizione della polizia politica, la giustizia gratuita, la trasformazione della beneficenza in assistenza e previdenza sociale… Più che un programma di partito è lo specchio dello spirito vitalistico ed estetico dell'avanguardia futurista che per molti aspetti alimentò il fascismo. Marinetti a buon diritto dirà nel '24 che "il fascismo nato dall'interventismo e dal futurismo si nutrì di principi futuristi". Benedetto Croce ribadì che "per chi abbia il senso delle connessioni storiche, l'origine ideale del fascismo si ritrova nel futurismo".

Nel '19 Marinetti promuove la costituzione dei Fasci politici futuristi che nasceranno in diverse città italiane.

La politica marinettiana oscilla tra nazionalismo ed anarchismo, libertarismo e socialismo, tanto che alcuni critici parlano, soprattutto tra i seguaci di Marinetti, di un futurismo di destra e di un futurismo di sinistra.
Nel 1920 Marinetti scrive: "Al di là del comunismo", considerando il comunismo "un'esasperazione del cancro burocratico che ha sempre corroso l'umanità", odia la caserma militarista quando quanto quella comunista, vuole gli artisti al potere e assume posizioni molto simili ai movimenti studenteschi dell'epoca.

Ma dopo la nascita dei fasci futuristi, Mussolini organizza i suoi fasci per la scalata al potere. Lo scontro è inevitabile. Nel 1920 i futuristi escono dal movimento fascista. E due anni dopo, nel '22, quando Mussolini riceve l'incarico di formare il governo e comincia a trasformare la rivoluzione in "regime", i futuristi sentono subito di essere stati traditi. 

Giuseppe Prezzolini, in un articolo intitolato Fascismo e futurismo, pubblicato il 3 luglio del '23, scrive: "Evidentemente nel Fascismo c'è stato del Futurismo e lo dico senza alcuna intenzione. Il futurismo ha rispecchiato fedelmente certi bisogni contemporanei e certo ambiente milanese. Il culto della velocità, l'amore per le soluzioni violente, il disprezzo per le masse e nello stesso tempo l'appello fascinatore alle medesime, la tendenza al dominio ipnotico delle folle, l'esaltazione di un sentimento nazionale esclusivista, l'antipatia per la burocrazia, sono tutte tendenze sentimentali passate senza tara nel fascismo dal futurismo".

Ma lo stesso Prezzolini, più avanti, spiega che nello sviluppo del Fascismo non c'era più posto per il Futurismo. Il ribollire di forze per Prezzolini andava bene per la rivoluzione, ma "stona in un periodo di governo". "Se il fascismo vuol segnare una traccia in Italia - continuava Prezzolini - deve espellere ormai tutto ciò che vi rimane di futurista, ossia di indisciplinato e anticlassico. Sarei troppo seccante se ai miei conoscenti del movimento futurista chiedessi un franco giudizio sulle riforme classiciste del ministro Gentile?".

Nonostante gli strali di Prezzolini, nel '24, con Le "Onoranze a Marinetti" a Milano e col 1° Congresso Nazionale futurista, il Movimento si riavvicina al fascismo, chiedendo aiuti agli artisti, nell'ottica dell'affermazione del Futurismo come unica arte innovatrice. I futuristi si attestano su posizioni che potremmo definire "di sinistra". Più tardi Marinetti verrà nominato da Mussolini "accademico d'Italia", ma la spinta modernista del movimento è ormai in gran parte già neutralizzata dal regime.

 

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