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la Resistenza romana

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Ricordo di Pasquale Balsamo, uno dei Gap di via Rasella

 

«Pasquale Balsamo, audacissimo studente diciannovenne, fu arrestato e successivamente liberato credendo che appartenesse a una banda di rapinatori. Essendo anche uno degli autori dell'agguato a via Rasella avrei fatto il mio dovere a farlo fucilare…».

Così racconta Kappler, il boia delle Ardeatine, a Renzo Di Mario, comandante del carcere militare di Gaeta ove Kappler era ristretto, insieme a Reder, il boja di Marzabotto (v. Renzo Di Mauro, "Orrore e Pietà", ed. Sovera, Roma, 1999, pag. 218). E' noto infatti che i rapinatori non disturbavano le operazioni belliche e poliziesche della Grande Germania (anzi…).

Il rammarico di Kappler di non aver potuto compiere quest'altro assassinio, e l'esternazione pubblica del suo odio personalizzato, vale più di una medaglia d'oro.

Pasquale era un ragazzino di 19 anni, quel giorno, a via Rasella, ma si era già distinto in numerose azioni di guerriglia nella città come comandante del Gruppo di Azione Patriottica "Sozi", uno dei GAP Centrali delle formazioni Garibaldi di Roma, diretti prima da Antonello Trombadori, poi da Carlo Salinari e Franco Calamandrei, strutture del Comando Garibaldino Centrale dell'Italia centrale, diretto da Giorgio Amendola, rappresentante del PCI nel CLN Nazionale e nella Giunta Militare Nazionale del CLN.

Era intelligente, spiritoso, vivace, allegro. In via Rasella, ebbe il compito di collegamento tra i comandanti Salinari e Calamandrei, le staffette che presidiavano il percorso dei nazisti, gli elementi di copertura e di appoggio ai i due gruppi di fuoco che intervennero nell'agguato alla 11° Compagnia del 3° Battaglione dello SS Polizei Regiment Bozen.

Il Reggimento Bozen era costituito da volontari che avevano preferito (dopo l'annessione della provincia di Bolzano al 3° Reich, il 1° ottobre del '43), entrare in quel corpo specializzato antipartigiano, piuttosto che nella Wermacht, evitando così spostamenti su più lontani e pericolosi fronti di guerra, e ottenendo anzi un "soldo" più consistente: fu addestrato specificamente in funzione di repressione antipopolare (rastrellamenti, persecuzioni, feroci rappresaglie in molte parti d'Italia, soprattutto al Nord (Istria, Bellunese, Agordino, ecc.). La 11° compagnia, annientata dai partigiani romani il 23 marzo del '44 in via Rasella, doveva entrare in funzione nel Lazio il giorno successivo: non fece in tempo. Contrariamente alle loro abitudini, quel giorno i tedeschi ritardarono ad arrivare. Io ero lì, alle 14 in punto, pronto ad aprire il fuoco, non appena Cola (Franco Calamandrei) me ne avesse dato il segnale: ma il tempo passava, non i minuti. Ma le mezze ore, un'ora, un'ora e mezza… e che cavolo!

Ogni tanto Pasquale mi passava vicino: un sorriso, una ammiccata e via…. Ma non il segnale. Accadde due volte, tre: alla terza volta (erano ormai le 3, 45 del pomeriggio, Pasquale mi bisbigliò: «Se per le 4 non sono venuti, prenditi il carrettino e vieni via».

«Dove?», gli risposi. «Dietro uno di noi». Bell'affare, pensai, tornare a girare per Roma, mezz'ora prima del coprifuoco, con 18 chili di tritolo nel carretto…. Poi, invece, venne il segnale, e alle 15, 52 la mia miccia si accese ed aprii i fuoco….

Pasquale era ritornato in basso, verso il gruppo di Comando, e vide arrivare i tedeschi mentre un gruppo di ragazzini, correndo, si addentravano verso via Rasella prendendo a calci una palla. Come un razzo si buttò in mezzo al gruppetto e dette un calcio alla palla buttandola lontano verso il Tritone: «A fjo de na mignotta», gli urlarono contro i ragazzini, buttandosi incazzati dietro la palla e lontano dal pericolo.

L'organizzazione si mosse, e i compagni cercarono di avvisare la gente ad allontanarsi, perché «i tedeschi potevano essere pericolosi». Anch'io avvisai qualcuno, che si squagliò subito prima e subito dopo aver dato fuoco alla miccia. Il resto è noto.

Il 4 giugno arrivarono gli Alleati, e i miei compagni, traditi da Guglielmo Blasi qualche settimana dopo via Rasella, non furono fucilati quella mattina, così com'era stato stabilito. Ma il plotone d'esecuzione continuò a crepitare, in Forte Bravetta, fino alla mattina del 3. Ma la guerra non era finita. Continuammo a combattere: alcuni di noi furono paracadutati al Nord o su altri fronti di guerra. Pasquale, insieme ad altri compagni, si arruolò nella Brigata d'Assalto Cremona e combattè sul fronte del Senio, da Ravenna fino alla liberazione di Venezia, il 27 aprile del '45.

Pasquale, per il suo coraggio e la sua iniziativa, ha ottenuto dal Presidente della Repubblica Luigi Einaudi, su proposta del Presidente del Consiglio De Gasperi, una medaglia di bronzo e una croce di guerra al valor militare.

La sua storia non finisce qui. Entrò all'"Unità", subito dopo il congedo, come cronista; divenne capocronista, notista politico ed ivi rimase fino al 1961. Continuò la sua brillante carriera di giornalista nell' ACI, prima come redattore capo e poi come direttore della rivista dell'ACI, "l'Automobile", fino all'86.

Impostò e diresse per l'ACI, in accordo con la RAI, la rubrica radiofonica "Onda verde", dedicata ai problemi della circolazione e del traffico, e ha diretto fino a ieri una pubblicazione trimestrale dell'ACI dallo stesso titolo, "Onda Verde", dedicata ai problemi dei trasporti, dell'ambiente e del trafico. Tra le pubblicazioni per l'ACI ricordo il libro "Viaggiare in Autostrada", del '65. Per la stessa ACI ebbe anche incarichi importanti per la gestione delle pubbliche relazioni, per l'organizzazione e la conduzione delle Conferenze sul traffico di Stresa e per ogni iniziativa del genere. Nel '68, per gli Editori Riuniti, ha prodotto un'intervista a Umberto Terracini sul tema: "Come nacque la Costituzione - Storia inedita dell'Assemblea Costituente".

(a cura di Rosario Bentivegna, Liberazione, 5-10-05)

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