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La Resistenza all'Estero

L'eccidio di Cefalonia: scheda

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"Dopo cinquantasette anni ci sono ancora notti in cui mi ritrovo a
Cefalonia, in cui rivedo Matteri e Cortesi che non vogliono saperne
di togliersi la divisa di ufficiale". Così ricorda uno dei pochi superstiti
ancora in vita dell'orrendo massacro perpetrato dalla Wehrmacht
contro la divisione Acqui nell'isola di Cefalonia, vicino alla costa
occidentale della Grecia, all'indomani dell'armistizio che l'8 settembre
1943 lasciò l'esercito italiano abbandonato a se stesso, in balìa della
Storia. Gli ufficiali della Acqui, pur ignorando le dimensioni dello
sfascio, percepirono nettamente il senso di abbandono contenuto nel
comunicato di Badoglio. Il loro comandante, generale Antonio
Gandin, fu in quell'ora il comandante più solo al mondo. Ha
l'umanissima debolezza d'inseguire una soluzione che lo soddisfi
come uomo e come soldato. Dovendo decidere in un drammatico
faccia a faccia con la propria coscienza, purtroppo non decide:
"resterà a metà tra il cuore, che gli dice che una divisione non cede le
armi, e la ragione, che gli dice che é follia pura andare contro i
tedeschi. Rimarrà avviluppato in questa incertezza", consumando
una settimana alla disperata ricerca di un compromesso, tra
opportunismi e piccole furbizie. Gli 11.700 "figli di mamma" ai suoi
ordini, ciascuno con la sua piccola storia, erano contadini, operai,
impiegati, professori, ingenieri costretti dalla sorte a trasformarsi in
guerrieri per tener fede a un giuramento. Chiamati a dover scegliere
tra la vita e l'onore, scelsero l'onore sacrificando la vita e scrivendo
probabilmente - come afferma Alfio Caruso, che ha ricostruito la
tragica sequenza di quelle giornate con rigore storico e
un'appassionata partecipazione personale agli eventi - "la pagina più
nobile dell'esercito italiano durante la seconda guerra mondiale". Un
privilegio costato 9406 morti: oltre 1300 caddero durante gli accaniti
combattimenti che si svilupparono in tutta l'isola, in particolare tra il
15 e il 22 settembre, oltre 5000 vennero passati per le armi o fucilati
dopo la resa, altri 3000, fatti prigionieri, scomparvero in mare a
bordo di tre navi che urtarono le mine. In quei giorni dell'ira, i
tedeschi disposero a piacimento dell'esistenza altrui, calpestando ogni
codice di comportamento, umano prima ancora che militare: "vivere
o morire a Cefalonia diventò un'estrazione alla lotteria della buona e
della cattiva sorte". Ancora oggi, quando vedono alzarsi da qualche
parte una colonna di fumo, i vecchi dell'isola dicono: "E' la divisione
Acqui che sale in cielo".

 

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