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Biografia

pallanimred.gif (323 byte) Antonello Trombadori

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Nato a Roma nel 1917, figlio del pittore Francesco. Trascorre la giovinezza nella casa-studio di Villa Strohl-fern, entrando in contatto con molti artisti e letterati. Inizia molto presto a occuparsi di critica d'arte, con articoli che sostengono le esperienze artistiche che implicano una rottura con gli schemi del "Novecento italiano": tra i suoi referenti privilegiati Cagli e Guttuso (dei quali è fraterno amico), Fazzini, Mafai, Levi, Pirandello, Manzù, Mirko, Ziveri, Afro e molti altri. Tra le riviste alle quali collabora, "La Ruota", "Primato", "Città", "Corrente", "Cinema". Antifascista, da' vita a un gruppo clandestino che organizza la fronda al regime dall'interno dei suoi giornali culturali e delle sue organizzazioni, come i Guf, dialogando con il movimento liberalsocialista e approdando poi al Pci. Ne fanno parte Pietro Amendola, Mario Alicata, Pietro Ingrao, Aldo Natoli, Paolo e Cesare Bufalini, Renato Guttuso, Carlo Salinari, Antonio Giolitti. Per questo motivo partecipa ai Littoriali nel 1937 e 1940. Nel 1941, scoperto, viene arrestato per cospirazione antifascista, deferito al Tribunale Speciale, e proposto per il confino, insieme ad altri venti studenti, tra i quali Paolo Bufalini, Antonio Giolitti, Gerardo Pampiglione. Mussolini, per ragioni di opportunità data la notorietà di alcune delle loro famiglie, decide di proscioglierli con atto di clemenza anche dalla pena del confino, "ad eccezione - comse si legge in una relazione della Direzione Generale della Pubblica Sicurezza  - di Bufalini Paolo e Trombadori Antonello, non avendo questi ultimi dimostrato di essere pentiti del gesto insano commesso". Dopo il 25 luglio del '43, da' vita alla formazione "Gli Arditi del Popolo" insieme ad altri compagni, tra cui Mario Fiorentini, Fernando Norma, Antonio Cicalini e Lucia Ottobrini. La sera dell'8 settembre  Trombadori, insieme con Luigi Longo, prende in consegna un piccolo carico d'armi messo a disposizione dal generale Carboni  e lo distribuisce tra la popolazione. E' tra i pochi tentativi di dare una mano allai resistenza che i reparti dell'esercito rimasti in piedi e qualche gruppo di civili stavano opponendo ai tedeschi, soprattutto nel combattimento di Porta San Paolo.

Collaboratore di Giorgio Amendola, nell'ottobre del '43 è uno degli organizzatori della Resistenza romana e,  insieme ad Alfio Marchini, dei gruppi di azione partigiana, diventando comandante dei Gap Centrali romani. Arrestato dai tedeschi, il 2 febbraio del '44,  viene rinchiuso nel carcere di via Tasso. Dovrà la vita ai compagni arrestati che, seviziati, non ne riveleranno l' identità. Trasferito nel braccio tedesco di Regina Coeli, si trova lì detenuto il 24 marzo del '44, la mattina in cui i nazisti irrompono nel carcere per prelevare quelli che sarebbero stati massacrati nel pomeriggio alle Fosse Ardeatine. Si salva solo perché il giorno prima ha avuto una forte febbre ed è ricoverato in infermeria.

Nell'agosto del 1944, dopo la Liberazione di Roma, organizza la mostra "L’Arte contro la barbarie". Nel 1945 presenta l’album di disegni di Guttuso "Gott mit uns". Amico di Rossellini e di Lizzani (è lui a presentarlo a Rossellini), li aiuta a realizzare il film "Roma Città Aperta". Dal 1945 al 1964 dirige il settimanale "Il Contemporaneo", curando la rubrica di critica d'arte. Membro del comitato centrale del Pci, è poi inviato dell'Unità nel Vietnam in guerra e viene eletto quattro volte deputato. Si impegna per un battaglia a favore del "realismo" con forti implicazioni politiche, trovando nell’amico Guttuso un punto di riferimento essenziale. Collabora a "L'Unità" e a "Rinascita". Dal 1961 è per alcuni anni direttore artistico della Galleria La Nuova Pesa (per conto dell’imprenditore comunista Alvaro Marchini); le mostre di Pirandello, Mafai, Francalancia, Donghi, Edita Broglio costituiscono un’importante premessa per il recupero di tutta la cultura figurativa del periodo compreso tra le due guerre.
La sua indipendenza di pensiero lo porta negli ultimi anni a "esplorare" territori poco noti della storia dell’arte: le opere figurative di Giacomo Balla, l’Ottocento romano, la pittura russa.

Comunista togliattiano, a partire dal Sessantotto comincia un percorso che lo avvicina ai riformisti e lo porta a prendere le distanze dagli estremismi. Aderisce così alla corrente "migliorista" del Pci (insieme agli amici Paolo Bufalini, Maurizio Ferrara, Rosario Villari, Edoardo Perna), che dopo la morte di Giorgio Amendola ha come punto di riferimento politico Giorgio Napolitano. In questi anni ha anche un dialogo intenso e tormentato con Norberto Bobbio.
Quando Craxi diventa segretario del Psi,  non apprezza il suo atteggiamento al tempo del rapimento di Aldo Moro, ma ne condivide poi la critica radicale al "comunismo reale" e la scelta occidentalizzante e riformista. Si avvicina perciò ai socialisti,
ed è tra quelli che nel Pci avversa la campagna per la difesa della scala mobile.
Muore nel '93, a Roma. Nell'ultima e testamentaria lettera, inviata il 3 marzo 1993 all'amico e maestro di riferimento politico Paolo Bufalini, Trombadori gli conferma le ragioni ("Caro Paolo, io non sono più comunista") per cui alle imminenti elezioni avrebbe votato Psi.

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