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Biografie

pallanimred.gif (323 byte) Filippo Turati

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Nato a Canzo (Como) nel 1857. Di famiglia altoborghese e conservatrice, laureatosi in legge e accostatosi agli ambienti della democrazia radicale, nel 1884 a Napoli conobbe Anna Kuliscioff, allora moglie di Andrea Costa, con cui  legò sentimentalmente e intellettualmente. Spinto da lei allo studio del marxismo e al socialismo, nell'estate del 1889 costituì la Lega socialista milanese con l'intento di porre fine all'isolamento della classe operaia e di dar vita a un nuovo partito. Fondata, quindi, la rivista Critica sociale (1891), nel 1892 fu - insieme a Costa - tra i promotori del congresso di Genova che portò alla nascita del Partito dei Lavoratori Italiani (dal 1895 - al congresso clandestino di Parma - Partito Socialista Italiano) attraverso la scissione dall'anarchismo e dal radicalismo borghese. Persuaso però che la difesa delle libertà fondamentali e l'evoluzione in senso democratico dello Stato fossero la prima condizione per la sopravvivenza e lo sviluppo del movimento operaio tornò a favorire stretti legami operativi con le forze radicali e repubblicane sia in Parlamento sia nel Paese. Sarebbe stato la mente e poi il simbolo del socialismo italiano dall'inizio del secolo ai primi anni di Mussolini. Socialismo riformista, ovvero, nella prassi: primato della forza parlamentare rispetto a ogni iniziativa "spontaneista", affermazione di un partito di classe aperto, sviluppo del socialismo a fianco e dentro l'economia borghese. Insomma, insieme a Turati, un nucleo di liberi pensatori, di deputati, di amministratori comunali: capifila, Giuseppe Emanuele Modigliani, fratello del pittore, e Claudio Treves. E poi, la compagna: Anna Kuliscioff, russa, ebrea, viveva con lui dal 1885, non si sarebbero mai sposati; era stata bakuniniana, era vissuta con Andrea Costa, aveva studiato medicina in Svizzera, aveva teorizzato le prime lotte per i diritti sociali delle donne. Eletto deputato nel 1896, nel 1898 fu condannato a dodici anni di reclusione in occasione dei "moti del pane" di Milano, repressi nel sangue da Bava Beccaris, ma fu amnistiato l'anno successivo e il 4 giugno venne liberato. Nel 1901 appoggiò il Ministero Zanardelli e quindi stabilì una sorta di tacita collaborazione con Giolitti che gli attirò l'accusa di riformismo. Antimilitarista convinto si oppose alla campagna alla guerra italo-turca (1911) e all'entrata nella prima guerra mondiale nel 1915, svolgendo un'intensa campagna contro l'intervento in guerra. Aderì, tuttavia, alla mobilitazione patriottica successiva alla rotta di Caporetto. Dopo il 1918 tentò ancora una volta di favorire i legami tra i partiti di democrazia laica e progressista e il movimento operaio. Massimo esponente dei riformisti nella lotta contro i massimalisti all'interno del partito, percepì con ritardo l'avvento del fascismo ma fu uno dei pochi disposti ad agire ("ogni quarto d'ora perduto è un tradimento"). Dopo la scissione di Livorno, da cui nacque il PCI (1921), messo in minoranza, fu espulso dal PSI e diede vita al Partito socialista unitario (1922). Dopo il delitto Matteotti (1924) prese parte alla secessione dell'Aventino. Morta nel '25 Anna Kuliscioff, in seguito alle leggi speciali del 1926 dovette fuggire in motoscafo in Francia, attraverso la Corsica, grazie all'aiuto di Parri, Pertini e Carlo Rosselli. Qui si adoperò per la nascita della concentrazione antifascista (1927), per la riunificazione del partito insieme a Nenni (1930-31) e per una strenua attività di denuncia della dittatura mussoliniana. Morì a Parigi nel 1932.

 

Bibliografia

 

A. Kuliscioff, Lettere d'amore

F. Turati, Lettere dall'esilio

U. G. Mondolfo, E. Gonzales, P. Nenni, Filippo Turati, Milano, 1947

G. Mariotti, F. Turati, Firenze, 1956

A. Schiavi, Esilio e morte di F. Turati, Roma, 1956

L. Valiani, Gli sviluppi ideologici del socialismo democratico in Italia, Roma, 1956

N. Valeri, Turati e la Kuliscioff, Firenze, 1974

B. Vigezzi, Giolitti e Turati. Un incontro mancato, Milano, 1976

R. Monteleone (a cura di), Filippo Turati, Torino, 1987.


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