Testataantifasc.gif (15270 byte)

www.storiaXXIsecolo.it  

antifascismo

home

   

      

Biografia

pallanimred.gif (323 byte) Bruno Zevi

zevi.jpg (14066 byte)

Storico e critico dell'architettura, docente universitario. Nato a Roma il 22 gennaio del 1918 in una delle più antiche famiglie ebree della capitale, da Guido e Ada Bondi. L'ingegnere Guido Zevi entrò nell'amministrazione capitolina al tempo del grande sindaco Nathan fino al grado di ingegnere-capo. Ebbe nel 1920 e 1921 due medaglie d'oro dalla Giunta Municipale per la sua dedizione e la sua competenza. Con l'avvento del fascismo e di fronte ai sintomi della corruzione si dimise. La persecuzione degli ebrei negli anni Trenta rafforzò la sua adesione al sionismo e lo portò alla vice-presidenza dell'Unione delle Comunità Israelitiche Italiane. Nel 1940 i genitori di Bruno raggiunsero le due figlie Adriana Zevi Milano e Marcella Zevi Sonnino trasferitesi nella Palestina ebraica. L'ingegnere Guido riprese da zero la nuova vita a Ramatayim, sobborgo di Tel Aviv. Lì morì nel 1975 e lì riposa insieme alla moglie Ada, scomparsa nel 1946.

Bruno Zevi ha cospirato contro il fascismo già negli anni del Liceo Tasso, compagno di banco di Mario Alicata, amico di Paolo Alatri e Carlo Cassola. Il 2 ottobre del 1935, il giorno in cui il duce annunciò la guerra contro l'Etiopia, Zevi era a piazza Venezia, proprio insieme a Cassola e Alicata. Dirà molti anni dopo che proprio quel discorso, così carico di retorica e di nazionalismo, fu la molla che fece scattare il suo antifascismo. Parte dei giovani che in quegli anni parteciparono, come dissenzienti, alle manifestazioni culturali del fascismo confluiranno nel Partito comunista (Alicata, Alatri, Cassola, Aldo Natoli, Ruggero Zangrandi, Paolo Bufalini). Altri, come Zevi, seguace di Carlo Rosselli, approderanno invece alle rive liberalsocialiste, in uno dei rami del movimento "Giustizia e libertà".

Durante la guerra di Spagna, alla quale partecipava la colonna italiana promossa da Carlo Rosselli, aiutò a raccogliere fondi per il fronte democratico e maturò profondamente il suo anticomunismo alla notizia dell'assassinio dell'anarchico Berneri a Barcellona nel maggio 1937 da parte dei comunisti. Per le leggi razziali del '38 fu esonerato dal servizio militare che stava compiendo come allievo ufficiale del Genio. Dato il clima antiebraico, si trasferì a Londra nel 1939, dove frequentò il terzo anno di Architettura, dopo il biennio a Roma, e portò avanti l'attività politica antifascista con Carlo Ludovico Ragghianti. Nel gennaio del 1940 a Parigi conobbe i dirigenti del movimento Giustizia e Libertà Emilio Lussu, Alberto Cianca, Aldo Garosci, e, da poco arrivato, Tullio Ascarelli. Il mese dopo si trasferì a New York per continuare gli studi universitari e portare avanti la lotta antifascista con Lionello Venturi, Veniero Spinelli, Franco Modigliani, Aldo Garosci, Gaetano Salvemini. Quello stesso anno, Zevi tornò in Italia sotto falso nome per ristabilire i contatti con i compagni di Giustizia e libertà. Tornato a New York, in dicembre sposò Tullia Calabi, milanese, ebrea, che condivideva e condividerà sempre il suo impegno antifascista, la fede giellista ed azionista. Membro attivo della "Mazzini Society", diresse i "Quaderni italiani", considerati la continuazione di quelli parigini di Carlo Rosselli, e intanto nel '41 si laureò in architettura a Harvard con Walter Gropius, scoprendo con Wright il valore della libertà dell'architettura. Con la ripresa dei Quaderni fu ricostituito il movimento Giustizia e Libertà negli Stati Uniti. Uscirono quattro fascicoli dal gennaio 1942 al 1944, quando i principali redattori erano già rientrati in Europa. Il terzo era dedicato tutto alla partecipazione antifascista alla guerra di Spagna. La redazione era presso l'abitazione di Bruno Zevi a Boston. Proseguiva l'azione politica volta a dimostrare all'opinione pubblica americana che Italia e fascismo erano termini antitetici: si utilizzarono trasmissioni radio a Boston nel 1942 e la NBC di New York nel 1943. Il 30 giugno 1943 Alberto Cianca, Aldo Garosci, Alberto Tarchiani e Bruno Zevi si imbarcarono per l'Europa sulla nave "Queen Mary" spogliata del suo arredo per trasportare 15 mila soldati e il loro armamento, esposti a possibili attacchi di sottomarini tedeschi, perché senza adeguata scorta. Giunti in Inghilterra si attivò la radio clandestina Giustizia e Libertà, che trasmetteva giorno e notte attaccando il regime e la monarchia e affiancando i primi nuclei partigiani. Dal Messico arrivarono Leo Valiani e Bruno Pierleoni.
Tutti i compagni partirono per l'Italia, dopo lo sbarco degli Alleati nella penisola e per la radio clandestina restò solo Zevi: "Malgrado le proteste, la scelta cadde su di me: avevo un timbro di voce così acuto da superare il sibilo che i fascisti sovrapponevano alle nostre trasmissioni". Dopo qualche settimana il generale Eisenhower dette ordine di sopprimere radio Giustizia e Libertà, perché "dannosa agli obiettivi degli alleati", che andavano verso un compromesso con la monarchia.
Non potendo muoversi dall'Inghilterra, perché impedito, Zevi fu capo-progettista dei campi militari per l'invasione della Normandia. Divenne amico di Arthur Koestler, Renato e Piero Treves, Ruggero Orlando e degli esponenti della sinistra laburista del movimento "Common Wealth" di tendenza liberalsocialista.
Il 31 luglio 1944 rientrò a Roma e si iscrisse subito al Partito d'Azione, che diverrà il suo unico vero partito.

zevi2.jpg (9841 byte)

Restò nel partito dopo la scissione del 1946, malgrado la stima per Parri, La Malfa, Ragghianti; partecipò alle elezioni romane nella lista "Blocco del Popolo"; non votò per lo scioglimento del Partito d'Azione nel 1947 e per la confluenza nel PSI. Dopo aver assistito al crollo del Partito d'Azione, continuò a essere un animatore della politica italiana. Convinto anticomunista e altrettanto convinto antidemocristiano, Zevi è stato, sempre, al fianco della sinistra. Di una sinistra che avrebbe voluto più combattiva, più aspra, più decisa nella difesa dei valori del socialismo democratico.
Nei primi anni della Ricostruzione italiana il suo contributo fu travolgente. Fondò l'Apao (Associazione per l'architettura organica) cenacolo di lotte e dibattiti, di speranze politiche e architettoniche che si erano travasate nella ricostruzione italiana. Capeggiò l'azione dei giovani architetti romani per fermare la costruzione "archi e colonne" della testata della Stazione Termini; contemporaneamente con Mario Ridolfi e Pier Luigi Nervi partecipò alla stesura del Manuale dell'Architetto, indispensabile strumento di aggiornamento professionale per i progettisti italiani. Co-diresse "Metron", che vedrà importanti scritti dei più anziani Luigi Piccinato e Giuseppe Samonà, nel 1955 fonda "L'architettura" e tenne una rubrica su "L'Espresso" da cui affiancava settimanalmente le battaglie architettoniche e urbanistiche che conduceva anche attraverso l'InArch (Istituto nazionale di architettura) e l'Inu (Istituto nazionale di urbanistica) di Adriano Olivetti. Collaborò anche con alcuni governi dell'epoca: fu alla Direzione dell'Ufficio urbanistico del sottosegretariato alle Belle Arti durante il governo Parri nel 1945, membro del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, sezione Urbanistica, membro della Commissione nazionale per la Programmazione Economica nel 1963, con Ugo La Malfa al Bilancio e Fiorentino Sullo (uno dei pochi democristiani stimati da Zevi) ai Lavori Pubblici.

Col movimento di "Unità popolare" partecipò nel '53 alla lotta contro la "legge truffa" e tentò di far rivivere gli ideali dispersi del Partito d'Azione con la costruzione di un terzo polo della sinistra, né comunista né clericale.

Membro del Comitato centrale del Partito Socialista Unificato nel 1966, è stato sempre vicino all'azione di Danilo Dolci in Sicilia, al Centro Studi e Iniziative di Trappeto, partecipando alla marcia contro la mafia nel 1967 nella Sicilia Occidentale. A Zevi fu affidata la commemorazione di Paolo Rossi studente-architetto, membro della Federazione Giovanile Socialista, morto il 27 aprile 1966, in seguito agli scontri coi neofascisti, avvenuti nella città universitaria.

zevi3 (67613 byte)

Ha retto per 30 anni la cattedra di Storia dell'architettura nelle università di Venezia e La Sapienza di Roma. E' stato segretario generale dell'Istituto Nazionale di Urbanistica dal 1952 al 1968 e vicepresidente dell'Istituto Nazionale di Architettura dalla sua fondazione, nel 1959. La grande ondata studentesca del 1968 lo vedrà appassionatamente accanto ai suoi allievi, al punto da essere incriminato per apologia di reato. Altrettanto passionale, poco dopo, la sua scomunica degli eccessi del movimento studentesco. Clamorose le sue dimissioni per protesta contro una università che egli giudicava "di massa e classista".
Ha fondato nel 1976 Teleroma 56, la prima stazione televisiva indipendente che trasmetteva a Roma.
Riavvicinatosi ai socialisti, che con Craxi e Martelli dichiaravano di richiamarsi a Rosselli e al liberalsocialismo, nel 1983 si  presentò candidato del Partito Socialista Italiano alle elezioni nazionali.
Successivamente, entrò nel partito radicale, condividendone le battaglie libertarie. Nel 1987 fu eletto deputato per il Partito Radicale nella circoscrizione Venezia-Treviso.
Nel 1988 fu eletto presidente del Partito Radicale.
Nel 1991 si è dimesso da presidente del Partito Radicale e fu nominato presidente d'onore.

Non condividendo le scelte  della Lista Pannella e della Lista Bonino, e l'alleanza con la destra, ha appoggiato il centrosinistra, sostenendo attivamente nel '97 la candidatura di Rutelli al Campidoglio. Il 28 dicembre 1998 fondò a Roma il Partito d'Azione Liberalsocialista, con simbolo e programma nuovi, con Aldo Rosselli e Giorgio Parri.
L'ultima battaglia Bruno Zevi l'ha condotta come presidente del Partito radicale quando Marco Pannella e  Emma Bonino hanno cercato di far passare l'accordo col razzista Le Pen per costituire un gruppo parlamentare comune a Strasburgo. E' morto a Roma il 9 gennaio del 2000.

 

L'opera

Architetto, storico e teorico dell'architettura, ha privilegiato l'attività storico-critica rispetto a quella di progettista. Divulgatore dell'opera dell'architetto americano Frank Lloyd Wright e dell'architettura organica ha scritto molte opere. E' stato segretario generale dell' Istituto Nazionale di Urbanistica (con Adriano Olivetti presidente) dal 1952 al 1968 e vicepresidente dell' Istituto Nazionale di Architettura dalla sua fondazione, nel 1959. Accademico di San Luca e laurea honoris causa di varie università (tra le quali Buenos Aires, Haifa, Michigan) ha presieduto il Comitato Internazionale Critici di Architettura (Cica). Ha diretto la rivista "L' architettura - cronache e storia", fondata nel 1955, e per decenni ha curato la rubrica di architettura del settimanale L' Espresso. E' stato anche responsabile della collana "Universale di architettura". Nelle opere urbanistiche e di edilizia progettate con il suo contributo figurano, tra le altre, la stazione ferroviaria di Napoli (1955-65); il quartiere Pastena di Salerno (1960); il progetto per il ponte Garibaldi a Roma (1960); la biblioteca "Luigi Einaudì di Dogliani (Cuneo); gli studi per l' asse attrezzato e i nuovi centri direzionali di Roma (1975); il piano regolatore di Benevento (1985-90); la sistemazione delle aree ferroviarie di Firenze. Ha progettato anche il padiglione italiano per l' Expo di Montreal del 1967. Tra le sue numerose pubblicazioni, tradotte in oltre venti lingue, vanno ricordate: Saper vedere l'architettura del 1948, arrivata nel 1977 alla ventesima edizione; Architettura in nuce del 1960; Erich Mendelsohn: opera completa del 1964; Storia dell'architettura moderna del 1950; Pretesti di critica architettonica del 1983; Zevi su Zevi del 1993; Leggere, scrivere, parlare architettura del 1996; Storia e Controstoria dell'architettura in Italia.

(notizie tratte dalle biografie di Gianni Corbi, Nicola Terracciano e Antonino Saggio)

antifascismo
ricerca
anpi
scrivici
home

 

.