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La Costituente

pallanimred.gif (323 byte) Biografia di Anna Kuliscioff

Nata in Crimea nel 1853 (o più presumibilmente nel 1857), Anna frequentò il corso di laurea in Filosofia, presso l’Università di Zurigo. Una volta rientrata nella città natale, Moskaja, per ordine dello Zar, a causa del dilagare dei movimenti politici di ispirazione rivoluzionaria, Anna, tuttavia, si unì ad altri giovani per promuovere quella che fu indicata come "andata verso il popolo". La sua formazione politica degli anni della giovinezza subì le influenze dei rivoluzionari anarchici, dai quali si dissociò nel 1881, dopo il ritorno in Svizzera e dopo la separazione da Andrea Costa, che in seguito divenne il primo parlamentare socialista italiano. L’incontro con Filippo Turati caratterizzò l’avvicinamento della Kuliscioff alle posizioni del socialismo che, in Italia, attraverso la propaganda politica nelle campagne e nelle fabbriche, otteneva l’adesione del proletariato, perché promuoveva la tutela dei diritti dei lavoratori (dal giusto salario, all’istruzione obbligatoria, al diritto alla salute, alla protezione del lavoro minorile e femminile…). Dai corsivi di Critica Sociale, rivista fondata da Filippo Turati, la Kuliscioff intraprese la propria battaglia a favore dei diritti delle donne. Ella spesso si trovò sola ad affrontare ostacoli posti dai suoi colleghi maschi, primo fra i quali l’estensione del diritto di voto alle donne. La diffusa ostilità al Suffragio Universale, legata a motivazioni quali l'analfabetismo, l'ignoranza popolare, l'influenza clericale era basata sul convincimento che la propaganda elettorale fosse destinata all'insuccesso, in quanto non avvertita dal Paese. Turati stesso fece trapelare la propria diffidenza su una campagna elettorale mirata a far risvegliare la coscienza politica femminile perché destinata a fallire, senza l'appoggio delle dirette interessate. Egli, infatti, affermò che "fin quando il movimento femminile per il suffragio resti limitato ad una specie di sport signorile, e non sia volto a suscitare nelle nasse lavoratrici femminili la coscienza dell'interesse […] tale movimento apparirà condannato alla sterilità più assoluta".  La Kuliscioff ribatteva alle accuse dell’indifferenza femminile verso il mondo della politica, affermando che dal lavoro e quindi dall’indipendenza economica, la donna avrebbe conseguito la propria libertà e quindi dignità pari all’uomo, per potersi affermare nella vita politica e sociale. Questi rappresentavano i principi basilari che la Kuliscioff espose nella sua teoria "Il monopolio dell’uomo" che, a partire dal 1891 ottenne grande risalto nei corsivi di Critica Sociale. La Kuliscioff dunque, a fine ‘800 si propose, all’interno del Partito Socialista Italiano, quale portavoce dei diritti delle donne, non avvertiti dai colleghi maschi e neppure dallo stesso Turati, come si è detto. Insieme a quest’ultimo, nel maggio del 1898 fu arrestata per reato d’opinione, con l’accusa di aver "concertato o stabilito di mutare violentemente la costituzione dello stato e la forma di governo e di far insorgere in armi gli abitanti del Regno. La vita carceraria non piegò Anna, la quale invece, dopo sette mesi di detenzione, riprese a pieno ritmo la propria attività, facendosi promotrice di un disegno di legge contro lo sfruttamento della manodopera minorile e femminile che , grazie ai colleghi maschi del P.S.I. ottenne l’approvazione in Parlamento (c.d. Legge Carcano, 1901). In concomitanza con questo risultato la Kuliscioff, attraverso articoli e conferenze, rafforza il proprio impegno politico, in direzione dell’estensione del diritto di voto alle donne. Tale impegno inasprirà dal 1910 i motivi del dissenso interno al P.S.I., in particolare con lo stesso Turati, definito dalla Kuliscioff, "maestro di quella politica di cauti riformismi troppo spiccioli, […], per le sue leggine che migliorano la vita quotidiana dei piccoli burocrati". Anna, tuttavia, convinta che "il voto è la difesa del lavoro e il lavoro non ha sesso" prosegue nella sua battaglia suffragista, ma la Legge n° 666 del 30/06/1912, del Governo Giolitti, concederà il diritto di voto a tutti i cittadini maschi del Regno, di età superiore ai 30 anni, senza che più venga richiesto il requisito del censo o dell’istruzione, fermi restando invece tali requisiti per i maggiorenni di età inferiore ai 30 anni. L’elettorato attivo passa da 3.300.000 elettori a 8.443.205 votanti; 2.500.000 sono analfabeti. La proposta di legge per la concessione del diritto di voto alle donne, viene respinta. Anna, già molto provata da problemi di salute a causa dell’artrite reumatoide e della tubercolosi, contratta durante la detenzione in carcere, proseguirà la propria propaganda politica, attraverso l’impegno giornalistico, apostrofando l’indifferenza del P.S.I. verso tale annosa questione, con queste parole:"non è la questione delle donne, che fu un semplice episodio, è tutto l’avviamento verso un democratismo più sbiadito…" Con l'arrivo al potere di Mussolini nel 1922 la speranza del suffragio universale esteso alle donne, si vanificò. "La donna deve ubbidire", - commentava lo stesso Mussolini, nel corso di un'intervista ad un quotidiano inglese - "non darò mai il voto alle donne". Il 27 dicembre del 1925, dopo aver dedicato tutta la propria vita a sostegno dei diritti delle donne, Anna Kuliscioff si spegneva a Milano. La morte le risparmiò ulteriori pene, quali il sicuro esilio, la soppressione di Critica Sociale, insieme a tutti i giornali ostili al regime, le rappresaglie degli squadroni fascisti, la scomparsa, da esuli, dei suoi più intimi compagni di vita e di battaglia, quali Turati e Treves. Solo con la caduta del regime fascista, a vent’anni dalla morte, l’impegno lungamente profuso dalla Kuliscioff ottenne i primi ragguardevoli risultati. Ricordiamo, infine, che nella Assemblea Costituente, incaricata di redigere la Costituzione del nuovo Stato Repubblicano, figuravano anche quattro donne: la democristiana Maria Federici, la socialista Lina Merlin e le comuniste Teresa Noce e Nilde Jotti.

 

BIBLIOGRAFIA

FAUSTO PAGLIARI, UGO GUIDO MONDOLFO, Anna Kuliscioff: la vita e l'azione, Critica Sociale, anno XXXVI- n° 1-2, Milano, 1-31 gennaio 1926, p. 5 e ANNA KULISCIOFF (1857-1925), (a cura de) "Il compilatore" (Filippo Turati), Edizioni Opere Nuove, Bologna, 1984, p. 9.

GAETANO ARFE’, Storia del socialismo italiano, (1892-1926), Torino, Piccola Biblioteca Einaudi. 1965, II edizione riveduta.

GIORGIO CANDELORO, Storia dell'Italia moderna, VII vol., Milano, Feltrinelli, 1986.

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FRANCA PIERONI BORTOLOTTI, Alle origini del movimento femminile in Italia (1848-1892), Torino, Reprints Einaudi, 1991.

ANNA KULISCIOFF, Il monopolio dell’uomo, in op. cit, (a cura di) F. DAMIANI e F. RODRIGUEZ, Milano, Feltrinelli, 1978.

IVANOE BONOMI, Quel che essa fu, in Critica Sociale, Milano, anno XXXVI n 1-2, 1-31 gennaio 1926.

ANNA KULISCIOFF, La riforma elettorale, w le donne. Perché le donne saranno escluse dal diritto di voto, in La difesa delle Lavoratrici, anno I n 7, 7 aprile 1912.

CLAUDIO TREVES, Ancora il voto femminile alla Camera, ne La difesa delle Lavoratrici, Anno I n 10, 2 giugno 1912.

(a cura di Katia Romagnoli)

 

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