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Il racconto della polizia

di Guido Ruotolo

«Il presente verbale, che consta di numero 9 pagine, previa lettura e conferma, viene sottoscritto alle ore 15,40 di oggi 22 luglio 2001». Si chiude così il verbale d’arresto dei 93 fermati nel corso della perquisizione alla scuola ex Diaz di sabato notte. Ventiquattr’ore dopo i fermi, la questura di Genova affida, così, alla Procura la sua versione «ufficiale» su ciò che è accaduto nella scuola, perché è stato necessario procedere all’arresto di 93 persone.

Non si accenna, nel verbale, a violenze contro i ragazzi. Lo si intuisce, però, e naturalmente come reazione a una violenza: «L’attiva resistenza posta in essere dai citati giovani veniva superata solo grazie alla presenza di un nutrito contingente di operatori».

Nel verbale d’arresto si ricordano i vari momenti di questa «attiva resistenza», fino a giungere all’episodio «dell’accoltellamento al torace dell’agente scelto Nucera Massimo, in forza al Nucleo sperimentale antisommossa del primo reparto mobile di Roma». E’ sulla base anche di questa ricostruzione dei fatti che il Viminale, il ministro dell’Interno, Claudio Scajola, aveva riconfermato fiducia ai responsabili delle forze dell’ordine. Una ricostruzione, però, che non ha retto all’urto delle testimonianze, delle denunce.

E, soprattutto, non ha retto al «vaglio» della magistratura genovese, se è vero che i giudici delle indagini preliminari hanno chiesto al Procuratore generale, Nicola Marvulli, di avviare un procedimento perché i responsabili delle forze di polizia finiscano sotto procedimento disciplinare. Dei 93 fermati, 15 sono stati rilasciati subito, per 10 sono stati confermati gli arresti ma sono stati subito scarcerati e per 66 i gip hanno ritenuto che non vi erano neanche i presupposti per procedere al loro arresto. Soltanto per uno dei fermati alla ex Diaz è stata notificata l’ordinanza di custodia cautelare in carcere.

Ma, secondo i gip, dai verbali di interrogatorio dei fermati trovano conferme le denunce di violenze gratuite da parte degli agenti. Dunque, la polizia procede alla perquisizione della ex Diaz «ai sensi dell’articolo 41 del Tulps». In sostanza: se si ritiene che in un certo luogo vi siano armi o esplosivi, si può procedere alla perquisizione senza neppure avere l’autorizzazione della magistratura (la Procura, in questo caso, ne era stata informata preventivamente). E al termine della perquisizione, contesta ai 93 occupanti i locali della scuola, il reato di «associazione per delinquere finalizzata alla devastazione e al saccheggio nonché, in concorso tra loro, del delitto di detenzione abusiva di arma da guerra (c.d. bombe molotov)».

La polizia riteneva che «l’edificio scolastico in argomento fosse il rifugio delle frange estreme delle "Tute nere"» perché, «alle 22,30 circa, un contingente di personale della Polizia di Stato, nel transitare in questa via Cesare Battisti, veniva fatto oggetto di un violento lancio di oggetti contundenti da parte di numerose persone, verosimilmente appartenenti alle cosiddette "Tute Nere"..».

(La Stampa, 29 luglio 2001)

 

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