i rivolgo allItalia e al mondo
        civilizzato per mostrare non con parole violente, ma con fatti e documenti esatti, come la
        furia dei nostri nemici ha vanamente tentato di diminuire lalta dignità morale e
        politica della causa che le nostre armi faranno prevalere. Parlerò con la calma di cui il
        Re dItalia ha dato un nobile esempio, quando ha richiamato alle armi le sue forze di
        terra e di mare. Parlerò con il rispetto dovuto alla mia posizione e al luogo in cui mi
        trovo. Proverò ad ignorare gli insulti scritti nei proclami Imperiali, Reali e
        Arciducali. Da momento che parlo dalla Capitale e rappresento in questora solenne il
        Popolo e il Governo dellItalia, Io, un modesto cittadino, sento di essere molto più
        nobile del capo della casa degli Asburgo.
        I banali statisti che, in avventata frivolezza ed errando in tutte i loro calcoli, lo
        scorso Luglio hanno incendiato lintera Europa e persino i loro cuori e le loro case,
        hanno ora rilevato il loro recente colossale errore e nei Parlamenti di Budapest e Berlino
        hanno lanciato brutali invettive contro lItalia e il suo Governo con lovvio
        disegno di assicurarsi il perdono dei loro concittadini, intossicandoli con crudeli
        visioni di odio e sangue. Il Cancelliere Tedesco disse di essere impregnato non dodio,
        ma dira e parlò con convinzione perché ragionava malamente, come è usuale sotto leffetto
        della collera. Non posso, anche volendo, imitare il loro linguaggio. Un atavico regresso
        alle primitive barbarie è più difficile per noi che abbiamo venti secoli alle spalle
        rispetto a loro.
        La tesi fondamentale degli statisti dellEuropa Centrale deve essere rinvenuta
        nelle parole tradimento e sorpresa da parte dellItalia verso i fedeli alleati.
        Ci si dovrebbe chiedere se ha qualche diritto di parare di alleanza e rispetto dei
        trattati chi, rappresentando con infinito meno genio, ma con eguale indifferenza morale,
        la tradizione di Federico il Grande e di Bismarck, proclama che a necessità non conosce
        legge e consente al suo paese di calpestare e seppellire sul fondo delloceano tutti
        i documenti e tutte le consuetudine della civiltà e del diritto internazionale. Ma
        sarebbe unobiezione toppo semplice. Esaminiamo, al contrario, con concretezza e
        calma, se i nostri precedenti alleati hanno titolo per affermare di essere stati traditi e
        colti di sorpresa da noi.
        Lorribile crimine di Sarajevo fu sfruttato come pretesto un mese dopo che
        avvenne, ciò è provato dal rifiuto dellAustria di accettare le ampie offerte della
        Serbia, né al momento della generale conflagrazione lAustria sarebbe stata
        soddisfatta dallincondizionata accettazione dellultimatum. Il conte Berchtold
        dichiarò al Duca di Avarna il 31 luglio che, se ci fosse stata una possibilità di
        esercitare una mediazione, non avrebbe interrotto le ostilità che già erano cominciate
        con la Serbia. Questa era la mediazione per la quale la Gran Bretagna e lItalia
        stavano lavorando. In ogni caso, il conte Berchthold non era disposto ad accettare
        mediazioni tendenti ad indebolire le condizioni indicate nella nota austriaca che,
        naturalmente, sarebbero state aumentate alla fine della guerra
        Dove è, allora, il tradimento, liniquità, la sorpresa, se, dopo nove mesi di
        vani sforzi per raggiungere un onorabile accordo che riconoscesse in misura equa i nostri
        diritti e le nostre libertà, abbiamo riassunto la nostra libertà dazione? La
        verità è che lAustria e la Germania credettero fino allultimo che stessero
        trattando con unItalia debole, infuriata, ma non attiva, capace di provare il
        ricatto, ma non di sostenere con le armi i suoi giusti diritti, con unItalia che
        poteva essere paralizzata spendendo pochi milioni e che con accordi che non poteva
        ammettere, si stava ponendo tra il paese e il Governo. La realtà era il contrario.
        Un'immensa esplosione di indignazione divampava attraverso lItalia e non tra la
        popolazione, ma tra la nobiltà del paese che è pronta a versare il sangue per la
        nazione. Quest'esplosione di indignazione divampava come risultato del sospetto che un
        ambasciatore straniero stesse interferendo tra il Governo, il Parlamento e il paese
        italiano. In un lampo furono spazzate vile discussioni interne che divamparono e la
        nazione tutta fu unita in una meravigliosa unità morale che si dimostrerà la nostra più
        grande fonte di forza nelle severe lotte che ci si porranno innanzi e che ci condurranno
        per nostra virtù e non per benevola concessione altrui, al compimento del più alto
        destino del paese.