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Italia in guerra

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La battaglia del Piave

Proprio quando l’Italia sembrava sul punto di cedere avvenne però il miracolo: in tutto il paese si formò uno straordinario spirito di coesione nazionale ed anche i socialisti, da sempre contrari al conflitto, diedero tutto il loro appoggio per fronteggiare il nemico, contribuendo alla nascita di un governo di unità nazionale alla guida di Vittorio Emanuele Orlando, che lanciò, alla nazione, il vigoroso appello a "resistere" ad ogni costo.

Nel contempo il re decise di sostituire Cadorna con Armando Diaz e la scelta si rivelò azzeccata: il nuovo comandante dimostrò, a differenza del Cadorna, una grande sensibilità ed attenzione per la condizione delle truppe, cui venne riservato, finalmente, un adeguato trattamento; Diaz decise anche di porre fine alla scriteriata tattica degli assalti frontali, serviti soltanto a distruggere il morale dei soldati, che si vedevano considerati, dagli alti comandi, come degli agnelli sacrificali.

Grazie alle sue doti di profonda umanità, Diaz riuscì a risollevare le sorti di un esercito che, dopo il 24 ottobre, era prossimo alla liquefazione e che ora, ricostituito in tutta la sua vitalità e potenziato dai rinforzi alleati, sembrava in grado di contrastare l’avanzata nemica, come, effettivamente, fece.

Schierati sulla linea del Piave, gli italiani, il 15 giugno 1918 nella cosiddetta battaglia del solstizio, dopo aver respinto i numerosi assalti nemici, obbligarono le armate austro-tedesche, alla ritirata, come indicato, la sera del 23 giugno, dal generale Diaz nell’annuncio di una vittoria ("Dal Montello al mare, il nemico, sconfitto e incalzato dalle nostre valorose truppe, ripassa in disordine il Piave") che, di fatto, impedì l’invasione e la conseguente sconfitta dell’Italia; dopo la batosta subita, infatti, gli Imperi Centrali, esausti e distrutti nel morale, non furono più in grado di assumere, sul fronte italiano, alcuna iniziativa.

L’onta, l’umiliazione di Caporetto era stata, dunque, finalmente e definitivamente cancellata.

Il trionfo ottenuto esaltò il genio militare di Diaz, dimostratosi valido stratega in una battaglia costata la vita a 250.000 persone e che mise in luce i nuovi reparti d’assalto dell’esercito italiano, gli "Arditi", che contribuirono non poco, con le loro incursioni, a sconfiggere il nemico.

Il Piave divenne, da allora, il simbolo dell’estremo sacrificio in nome di una patria salvata dalla tenacia e dal coraggio di decine di migliaia di combattenti, tra cui spiccavano i "ragazzini" della classe del 1899, chiamati alle armi per riempire i paurosi vuoti causati da tre anni di massacri e mattanze.

L’emblema della vittoria, da cui trasse origine la celebre canzone e il famoso detto "non passa lo straniero", divenne una casa diroccata e semidistrutta, recante una scritta destinata ad entrare nella leggenda: "Tutti eroi! O il Piave o tutti accoppati".

pallanimred.gif (323 byte) 15 Giugno 1918 : Il crollo della difesa italiana davanti San Donà

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