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Forza Italia (1994)

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Nel 1993 Forza Italia non esisteva. A giugno del 1994 era il partito di maggioranza relativa (con il 21 per cento e 113 deputati contro il 20,3 per cento del Pds) ed era al Governo con il suo presidente, Silvio Berlusconi. Un "miracolo" politico, si disse, per un partito che, com'era ovvio, non aveva struttura né radicamento sul territorio. Eppure il neonato partito di Silvio Berlusconi, alle prime elezioni con il sistema maggioritario, sconfisse la "gioiosa macchina da guerra" dei progressisti guidati dal segretario dell'allora Pds Achille Occhetto e ridusse ai minimi termini il polo centrista rappresentato dai Popolari di Martinazzoli e dal movimento referendario guidato da Mario Segni. Forza Italia cavalcò l'onda della sorpresa e del consenso per un movimento nuovo e utilizzò al meglio la copertura mediatica che la figura professionale di Berlusconi poteva garantirgli. Venne accusata di essere un partito virtuale, inesistente, e di essere un partito "azienda", dipendente unicamente dalla volontà del leader, Berlusconi appunto: una vittoria frutto della televisione. Di certo c'è che allora Berlusconi lanciò sì una nutrita campagna di spot televisivi, ma che la sua vittoria fu dovuta essenzialmente al doppio accordo con la Lega Lombarda al Nord (Polo della Libertà) e con Alleanza Nazionale al Centro-sud (Polo del Buongoverno). Un accordo "bilaterale" che fu anche la causa della caduta del governo Berlusconi di lì a sette mesi, con l'uscita di Bossi dalla coalizione: la Lega e Allenaza Nazionale, infatti, si erano ritrovati assieme al Governo senza aver fatto alcun patto sui programmi.

Dal gennaio 1995 in poi Forza Italia è passata all'opposizione del gabinetto "tecnico" guidato da Lamberto Dini e appoggiato da Pds, Popolari e centristi. Nel 1996, contro l'Ulivo guidato da Romano Prodi, Berlusconi e Forza Italia persero le elezioni, alle quali il Polo si presentò senza l'appoggio dell'allora "nemico" Bossi.
Iniziò una fase di crisi del partito, si parlò addirittura di un possibile scioglimento. Poi nel 1998 venne il primo, e finora unico, Congrsso del partito.  Un momento importante. Di lì iniziò una lenta ripresa. Altri cinque anni di opposizione ai Governi Prodi, D'Alema uno, D'Alema bis e Amato hanno finito per consolidare Forza Italia che nel maggio del 2001, alle elezioni politiche, è tornata ad essere il primo partito e ha condotto con Berlusconi alla vittoria la Casa delle libertà.

La discesa in campo di Berlusconi e il primo governo del Polo

26 gennaio 1994: Silvio Berlusconi annuncia ufficialmente di voler “scendere in campo”: nasce Forza Italia. Il nuovo movimento, assieme al Centro cristiano-democratico (Ccd) e ad Alleanza nazionale, dà vita a un’alleanza moderata cui, più tardi, si unirà anche la Lega di Umberto Bossi: il Polo delle libertà e del buon governo, a cui si opporranno l’alleanza dei Progressisti, tutti i partiti di sinistra, e il Patto per l’Italia, una formazione nata dall’accordo fra il Patto Segni e il PPI.

Il 27 e 28 marzo del 1994, la maggioranza degli italiani vota per la nuova coalizione di centrodestra che vince così le prime elezioni con il nuovo sistema maggioritario misto (il 25 per cento dei seggi è assegnato su base proporzionale). Forza Italia è il partito di maggioranza relativa (con il 21 per cento e 113 deputati contro il 20,3 per cento del Pds).  Il 10 aprile, a Pontida, Bossi dà il via libera all’ingresso della Lega in un esecutivo con Forza Italia, AN e CCD.

Il 15 aprile i membri della XII legislatura, eletti con le consultazioni politiche del 27 e 28 marzo, s’insediano nelle due Camere. A Montecitorio viene eletta presidente la leghista Irene Pivetti, mentre a Palazzo Madama Carlo Scognamiglio, di Forza Italia, supera di un solo voto il presidente uscente Giovanni Spadolini.

Il 27 aprile, a un mese dalle elezioni, il capo dello Stato affida a Berlusconi l’incarico di formare un nuovo governo. Il leader di Forza Italia scioglie la riserva solo il 10 maggio, dopo aver raggiunto un accordo con la Lega.

Il 18 maggio del 1994, dopo aver giurato fedeltà alla Costituzione davanti al presidente della Repubblica Scalfaro (11 maggio), il governo Berlusconi ottiene la fiducia del Senato, con il voto di alcuni senatori dello schieramento di centro. Il 20 maggio alla Camera ottiene 366 voti favorevoli e 245 contrari

Giugno 1994: Alle Europee Forza Italia si rafforza ulteriormente e ottiene il 30,6 per cento dei consensi che, sommati a quelli delle altre forze del Polo, arrivano al 51,8 per cento. La seconda sconfitta consecutiva porta alle dimissioni di tre segretari di partito della coalizione progressista: Achille Occhetto (PDS), Ottaviano Del Turco (Socialisti italiani) e Willer Bordon (Alleanza democratica). Ma, a dispetto degli ottimi risultati elettorali, il governo Berlusconi è costretto a difendersi dai durissimi attacchi delle opposizioni e, soprattutto, dell’alleato Bossi, uscito ridimensionato dalle elezioni europee. Attacchi che si incentrano particolarmente su due punti: il conflitto di interessi e il “decreto Biondi”  sulla giustizia del 13 luglio.

Il 14 ottobre, uno sciopero generale, indetto dai sindacati confederali contro la riforma delle pensioni elaborata dal ministro del Tesoro Lamberto Dini, porta centinaia di migliaia di persone in piazza.

Il 22 novembre, mentre presiede a Napoli la Conferenza dell’ONU sulla criminalità organizzata, il presidente del Consiglio riceve un avviso di garanzia.
Nel frattempo si acuiscono i contrasti con il leader leghista Umberto Bossi, che attacca duramente anche la riforma delle pensioni. Borsa e lira ne risentono e il 12 dicembre crollano. Cinque giorni più tardi (17 dicembre), alla Camera vengono presentate tre mozioni di sfiducia contro il governo Berlusconi: due provenienti dai banchi delle sinistre e una sottoscritta dai popolari di Rocco Buttiglione e dai leghisti.

22 dicembre 1994. Berlusconi presenta le dimissioni al capo dello Stato.







 

   

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