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Il Partito Comunista Italiano (1921-1998)

CRONOLOGIA: dal PCI al DS

1921   Nel gennaio si tiene, a Livorno, il XVII Congresso del PSI. Gli  schieramenti   individuabili nell'assise sono:  quello  della maggioranza,  ovvero   dei  comunisti unitari, fra  i  quali  la personalità  di   maggior spicco è G.M. Serrati;  la  corrente  dei riformisti,   il  cui  leader  è  F. Turati;   la  frazione   dei comunisti  puri,  capeggiati da  A. Bordiga,  rappresentante  in particolare   l'opinione  degli   astensionisti,  e da  A. Gramsci, direttore  della rivista Ordine Nuovo, uniti nella  convinzione di rigettare le posizioni collaborazioniste dei riformisti. 
La  frazione  dei puri è considerata  l'unico  serio  referente dell' Internazionale  Comunista (IC) in Italia,  adeguandosi   essa alle  21  condizioni del II Congresso della IC (1920),   le  quali fissano le norme che i nuovi partiti comunisti devono   rispettare per aderire all'organizzazione. 
Nasce  in questo contesto il Partito Comunista d' Italia,  sezione della III Internazionale, il cui orientamento politico prevalente è in questo momento bordighiano. 

1922   Nel  marzo si tiene il II Congresso del  PC d' Italia.  La  linea politica  che vi si afferma è riconducibile alla  ispirazione  di Bordiga:  netto   il  rifiuto  della  tattica,  proposta  dal  III Congresso dell' IC, del fronte unico d'azione contro il fascismo e la reazione. 

1924-1926   Nell' imperversare della violenza fascista, avviene  la formazione    di     un   nuovo   gruppo    dirigente,     conforme all'orientamento   politico  di  Gramsci,    divenuto   segretario generale  del PCI. Nasce, quindi, la figura del  funzionario  di partito. 
Il quotidiano L'Unità inizia le sue pubblicazioni (12  febbraio 1924). 
Il  III  Congresso del PCI, tenutosi a Lione  nel  gennaio  1926, sancisce,  da un lato, il successo della proposta  gramsciana  di trasformazione  del  partito  in partito di  massa,  adeguando   i principi   della  tattica  e  della  strategia    leninista   alla situazione  italiana (la cosiddetta bolscevizzazione del PCI  e la  sua  organizzazione  per cellule   nei  luoghi  di  lavoro), dall'altro, determina il definitivo isolamento di Bordiga e della frazione estrema, da lui capeggiata. 
Il PCI acquisisce il metodo dell'analisi oggettiva della  società come premessa dell'iniziativa e della direttiva politica:  questo significa,  secondo   il  pensiero  di  Gramsci,  individuare   la questione  meridionale  come elemento essenziale  del  problema dell'alleanza  fra operai e contadini, definiti  forze  motrici della rivoluzione. 

1926-1928   In seguito alla promulgazione delle leggi eccezionali fasciste,  inizia il lungo periodo della clandestinità.   Numerose le  condanne  del  Tribunale Speciale   comminate  a  militanti  e dirigenti comunisti. La fase giudiziaria del Partito  comunista culmina  nel  processone al   centro  dirigente  (maggio-giugno 1928). 

1929-1931   L'adesione, seppur critica, del PCI all'analisi e alle direttive dell'IC dominata dalla figura di Stalin, in gran  parte confermata  dal IV Congresso del PCI (aprile 1931), determina   le importanti  espulsioni di cinque degli otto  membri  dell'Ufficio politico:  TascaLeonettiTresso, Ravazzoli   e  lo  scrittore Ignazio  Silone.  In   contraddizione  con  l'identificazione  fra fascismo  e   socialdemocrazia,  proposta  dal  IV   Congresso dell'IC  con la cosiddetta svolta a sinistra, il PCI  si   rende protagonista di una politica unitaria nei confronti del più ampio fronte antifascista italiano, del quale fa ora parte il movimento Giustizia e Libertà, fondato nel 1929 da Lussu, Rosselli, Nitti ed altri. 

1934-1935   Nell'agosto  1934 viene stipulato  un  patto  d'unità d'azione  fra PCI e PSI. Il documento comune, che non ignora  il persistere  di divergenze ideologiche e tattiche e  che,  quindi, ribadisce  la  piena autonomia delle   due  formazioni  politiche, motiva, nell'ottobre 1935, la convocazione di un Congresso  degli Italiani all'estero contro la guerra d'Abissinia, promosso da PSI e PCI

1937   In   seguito    all'esperienza   spagnola   delle   Brigate Internazionali matura un nuovo antifascismo, del quale è  sintomo una nuova carta d'unità d'azione tra PCI e PSI: I due  partiti s'impegnano  a  condurre una azione per unire sul  terreno  della lotta   antifascista   tutti  i  partiti  e    le   organizzazioni antifasciste esistenti nel Paese e nell'emigrazione, avendo  per obiettivo finale l'abbattimento del fascismo e del capitalismo e l'avvento  di una società socialista, mediante  l'instaurazione di una repubblica democratica
 

1939   A causa della firma del patto di non   aggressione  Molotov-Ribbentrop,  fra URSS e Germania nazista, che precede lo  scoppio della  II  Guerra Mondiale, entra in crisi   l'unità  antifascista italiana. 
 

1943  All'indomani  degli  scioperi operai   di  marzo  contro  il fascismo  e  la guerra, comunisti, socialisti  e  appartenenti  a "Giustizia e Libertà" firmano a Tolosa un documento, nel quale si afferma  che  la libertà politica dovrà costituire  la  maggiore conquista, presidiata e difesa da una democrazia del lavoro.  Si tratta,   dopo  la  caduta  di   Mussolini  (25   luglio),   della definizione di una prospettiva post-fascista alternativa a quella badogliana. 
Il   giorno   dopo   l' 8  settembre  e    l'armistizio   con   gli angloamericani nasce a Roma il Comitato di Liberazione  Nazionale (CLN), composto da PCI, Partito d'Azione-Giustizia e Libertà,  DC e PSI. Inizia la stagione della Resistenza. 

1944   P. Togliatti,   rientrato in Italia, propone al  PCI  e  agli altri   partiti  della  sinistra  di  partecipare  al   governo  di Badoglio,   costituendo  un  governo   di  unità  antifascista   e accantonando  la questione istituzionale. Per  realizzare  questa direttiva,  passata alla storia come la svolta di Salerno,  per la quale si ritiene che la prospettiva socialista in Italia possa avanzare  solo con la democrazia e nella democrazia  (tesi   della democrazia  progressiva),  Togliatti  pone   la  questione   del partito nuovo: un partito nazionale, di governo,  popolare di  massa, attraverso il quale la classe operaia sia   capace  di intessere  una  fitta trama di alleanze sociali e   politiche.  Il motore  di  una  ricostruzione   democratica è   individuato  da Togliatti nell'intesa tra i tre partiti di massa, PCI, PSI DC. Tale  sollecitazione   unitaria mira a contenere  e  correggere  il disegno di De Gasperi di fare della DC un partito  essenzialmente moderato e anticomunista. 

1946-1947   La partecipazione al governo del PCI ha due obiettivi fondamentali:  l'instaurazione  della  Repubblica,   mediante   un referendum  istituzionale,  e  la   convocazione  di un’Assemblea Costituente,  che sia in grado di elaborare una  Costituzione  la più   democratica  possibile.   Nel  maggio  1947,   comunisti   e socialisti   vengono estromessi dal governo del Paese. E' la  fine della   collaborazione fra i tre partiti di massa e  l'inizio  del cosiddetto   centrismo, del periodo della guerra fredda e  del PCI all'opposizione.  
 

1948   Al VI Congresso nazionale del PCI, Togliatti parla di  via italiana  al  socialismo. Allo stesso Congresso  si  stabilisce, inoltre,  di presentarsi alle prossime elezioni politiche in  una lista  unitaria con il Partito Socialista e con altre   formazioni di sinistra (Fronte Democratico Popolare). 
L'attentato  a  Togliatti (14 luglio) provoca  una  reazione   del Partito e delle masse immediata: sciopero generale, manifestazioni popolari,   occupazione dei luoghi di lavoro e, perfino,  di  sedi dell'apparato   amministrativo. Per la precisa e ferma  intenzione del gruppo dirigente (erano allora vicesegretari generali del PCI L. Longo  e P. Secchia) di contenere la protesta, mantenendola  nei limiti  della  legalità,  in quel   frangente  si  consuma  presso determinati  strati popolari e dello stesso  Partito  l'illusione della prospettiva insurrezionale. 

1949   Il  PCI  si  oppone   all'adesione  dell'Italia  al   Patto Atlantico, ricorrendo all'ostruzionismo parlamentare. 
Il Santo Uffizio commina la scomunica nei confronti di marxisti  e comunisti. 
 

1953   Dopo la contrastata approvazione della   cosiddetta  legge truffa,   il  PCI  si   presenta  alla  competizione   elettorale apparentato  in   uno schieramento di  sinistra  per  un'avanzata democratica verso il socialismo nel rispetto della Costituzione.  
Alle  elezioni è la sconfitta, sia pure di stretta misura,  della coalizione   governativa, che intendeva avvalersi  dei  meccanismi della legge truffa

1956 Il XX Congresso del Partito Comunista dell'Unione Sovietica, sostenendo la possibilità di una coesistenza pacifica tra  regimi di  diversa ispirazione e contenuto politico e sociale,  apre   la prospettiva  di  vie diverse di avanzata verso  il   socialismo. All'assise  congressuale  Krusciov denuncia in   un  rapporto  gli errori  e i delitti commessi sotto la direzione di Stalin,  morto l'anno precedente. 
A  novembre  l'esercito sovietico interviene  in  Ungheria,   allo scopo  di  destituire il socialdemocratico I. Nagy  da   capo  del governo. Ai fatti di Ungheria segue il mancato rinnovo del   patto di unità d'azione tra Partito comunista e Partito socialista. 
A dicembre si tiene l'VIII Congresso del PCI, che indica la  via italiana  al   socialismo con  l'obiettivo  della  trasformazione socialista del Paese, alla quale è possibile pervenire attraverso obiettivi   transitori,   riforme  di  struttura  e   riforme politiche, in nome delle quali è necessario costituire un  vasto e  differenziato blocco di forze sociali e politiche, secondo  la tematica gramsciana delle alleanze. 

1957-1958  Al  XXXII  Congresso  del   PSIP. Nenni  sostiene  la necessità  di   uscire  dagli schemi del  centrismo  di  origine degasperiana  e  del frontismo, con cui viene  identificata  la politica  unitaria  tra  PSI e PCI.  Il  successo   alle  elezioni politiche del 1958 incoraggia il PSI a seguire la linea   politica della autonomia e dell'avvicinamento alla DC. 
 

1960  Al  IX  Congresso del PCI viene   lanciata  la  proposta  di costruzione  di una nuova maggioranza, che comprenda  un  vasto schieramento  di forze, basato in primo luogo sull'unità  con  il PSI,   e  che  abbia   come  obiettivo  un  grande   rivolgimento democratico,   che  attui  cioè  profonde  riforme  economiche  e politiche. 

1962  L'incontro fra il disegno riformatore della DC di A. Moro  e il  riformismo dei socialisti di P. Nenni sancisce la nascita  del primo  governo  di centro-sinistra, presieduto   da  A. Fanfani,  e provoca  l'isolamento   all'opposizione  del  PCI.  Nel   dibattito parlamentare,  Togliatti invita il nuovo governo a realizzare  il dettato    costituzionale,  in  quanto  soltanto  applicando    la Costituzione  fermamente  in tutte le sue parti  e   con  coerenza potrete  aprire  la  strada al  progresso   economico  politico  e sociale
Al  X  Congresso  del  PCI, Togliatti,  che  per   l'ultima  volta partecipa  ad una assise congressuale, insiste   sulla  creazione dell'Ente Regione, l'affermazione, la difesa, la estensione delle autonomie  locali,  così che sviluppo economico   democratico  e democrazia  politica  vengono in questo modo  a   coincidere.  Il nuovo  quadro  politico italiano appare,   quindi,  al  segretario generale  del PCI come un terreno più avanzato di lotta,  anche se  la formazione del centro-sinistra ha contribuito  a  spezzare l'unità  del  movimento  operaio   e  popolare.  Si  ritiene   che l'iniziativa   unitaria  abbia uno dei suoi punti  centrali  nella questione dell'orientamento delle masse cattoliche, investite  da un grande processo di rinnovamento con il pontificato di Giovanni XXIII
 

1964 Muore Palmiro Togliatti, il quale nel suo ultimo  documento, il promemoria di Yalta, ribadisce l'originalità e la  diversità di  vie  che  consentono la   costruzione  di  società  socialiste (unità nella diversità del movimento comunista internazionale). Luigi Longo è eletto all'unanimità segretario generale del PCI

1966 Nell'XI Congresso del PCI si riaffermano i temi della   lotta per  la  pace,  la  distensione, la  coesistenza   pacifica  e  il disarmo,  solo  attraverso  i quali    possibile  conseguire  un effettivo   progresso    democratico   e   sociale.   L'obiettivo prioritario  è l'organizzazione di un grande  movimento  unitario per   porre  fine  alle aggressioni  imperialistiche  nel   sud-est asiatico   e   nel   Vietnam.    Per   il   decretato   fallimento dell'esperienza dei governi di centro-sinistra, si ritiene vi sia la  possibilità   di  costruire una nuova unità  delle  forze  di sinistra   e  una  nuova maggioranza,  nella  prospettiva  di   un partito unico della classe operaia e del dialogo con le forze del cattolicesimo democratico. 

1968  A fronte dell’occupazione militare della Cecoslovacchia da parte dei Paesi del Patto di Varsavia, il PCI esprime il  proprio dissenso  e riafferma la propria solidarietà con   l'azione  di rinnovamento condotta dal Partito comunista cecoslovacco, il cui gruppo  dirigente, protagonista del nuovo corso, è stato  messo all'indice.  

1969 Nel XII Congresso del PCI viene ridefinita la via  italiana al  socialismo attraverso una strategia delle riforme, la  cui portata è  unitaria e democratica, ed  è precisato  l'obiettivo politico  di un governo orientato a sinistra, aperto  verso  le spinte  nuove della società e comprendente un possibile   incontro fra  comunisti e cattolici. Per quanto attiene  alla   discussione interna  al  Partito,  importante nel Congresso     il  tema  del centralismo   democratico,   al  fine  di  saldare  il   momento democratico   con  quello  unitario e di vietare  il  formarsi  di frazioni  organizzate.  Durante  il  dibattito  congressuale    si manifestano  dissensi sulla strategia generale del Partito  e   si evidenziano  posizioni  che  propongono un  attacco   frontale  al governo e allo Stato e che porteranno alla costituzione nei   mesi successivi del gruppo Il Manifesto
Alla  Conferenza internazionale dei Partiti comunisti  e  operai, tenutasi   a Mosca nel mese di giugno, E. Berlinguer  riafferma  il grave   dissenso del PCI circa i fatti di Praga, sviluppando  in tutta la sua portata la linea dell'unità nella diversità
 
 

1972  Il XIII Congresso del PCI, conclusosi con l'elezione di  E. Berlinguer a  segretario generale, prende atto  del  sistema  di relazioni  internazionali in cui l'Italia è inserita, quindi  non solo della NATO, ma soprattutto della Comunità Economica Europea, nella prospettiva dell'unità dell'Europa. Si sottolinea, inoltre, l'esigenza  di  approfondire la  democratizzazione  dello  Stato, aperta dalle Regioni, istituite nel 1970, al fine di esaltare  in forme  nuove   la partecipazione democratica  dei  cittadini  alla direzione   della  cosa  pubblica.  In  questo  contesto   centrale comincia  ad apparire la questione dei ceti medi. La   relazione introduttiva di Berlinguer, intitolata Unità operaia e   popolare per  un governo di svolta democratica, così recita,   affrontando il  tema  delle alleanze sociali e politiche: In un   paese  come l'Italia, una prospettiva nuova può essere realizzata solo con la collaborazione  tra  le  grandi  correnti  popolari:    comunista, socialista,  cattolica.  Di questa collaborazione   l'unità  delle sinistre è condizione necessaria ma non sufficiente.  
Nel  luglio  confluisce nel PCI il PSIUP, nato nel  1964   da  una scissione  della sinistra del PSI. La scelta non è unanime e  una parte  del  gruppo dirigente del PSIUP dà vita   al  PdUP,  mentre un'altra frazione, la più ridotta, decide per il ritorno nel PSI

1973   All'indomani  del  colpo   di  stato  militare  cileno  del generale  A. Pinochet,   che ha rovesciato il  governo  di  Unidad Popular,   presieduto da S. Allende, Berlinguer, prendendo  spunto dalla   vicenda  del  Cile,  in un  lungo  saggio,   pubblicato  su Rinascita,  viene  a trattare dei problemi   fondamentali  della politica nazionale e internazionale e ridefinisce la   prospettiva strategica  del  XIII  Congresso come  proposta   di  compromesso storico  fra  le grandi correnti popolari della storia  e  della politica  italiana,  cioè quella comunista, quella  socialista  e quella di ispirazione cattolica,  per un’alternativa democratica anziché solo di sinistra.  

1975  Al XIV Congresso del PCI, Berlinguer  sancisce   l'abbandono della  questione  dell'uscita dell'Italia dal Patto   Atlantico  e dalla  NATO,  compiendo un atto politico che si  inserisce  nella logica  graduale  e complessa del superamento dei blocchi  e  del sostegno   ad   un   processo    di   distensione   nazionale   ed internazionale.  La strategia del compromesso storico  -afferma Berlinguer-   non è solo una proposta di governo, ma  una  ipotesi complessiva   di  trasformazione  democratica  della  società.  Il segretario  generale del PCI precisa i termini  della  cosiddetta   questione  morale,  a fronte  dell'ormai  dilagante   malcostume politico  e  della  perdita da parte del ceto   politico  e  della collettività del senso dello Stato

1976  Il  PCI, raggiunto alle elezioni politiche il  suo  massimo storico  (34,4% alla  Camera e 33,8% al  Senato),  in  relazione all'aggravarsi della situazione italiana (terrorismo, inflazione, debito con l'estero), sceglie la via di dare al Paese un  governo di   stabilità,  astenendosi  dal   voto  di  fronte  al   governo monocolore DC,   presieduto  da  G. Andreotti  (la  scelta    della solidarietà nazionale). L'anno successivo Berlinguer precisa la sua  proposta  per  una politica dell'austerità,  in   grado  di attuare insieme il risanamento economico e le necessarie   riforme istituzionali

1978   A. Moro, il quale ha compreso che con le elezioni  politiche del 1976 l'Italia  entrata in una fase nuova (una terza   fase, dopo  quelle  del  centrismo  e  del   centro-sinistra)  e  ha proposto alla DC un nuovo corso politico, è rapito ed assassinato dalle  Brigate  Rosse. Il PCI è il più deciso a  rivendicare  una linea  di fermezza nella difesa dello Stato democratico   e  della sua autorità a fronte del ricatto terroristico. 

1979  Fallita  la   politica di solidarietà  nazionale,  il  PCI ritorna   alla parola d'ordine dell'alternativa  democratica  di forze  laiche   e cattoliche. Al XV Congresso  viene  ribadito  lo stretto nesso tra democrazia e socialismo che caratterizza la via italiana al socialismo, che ispira ogni momento di lotta del  PCI e  unisce nella prospettiva di trasformazione  democratica  della società   il  Partito   dei  comunisti  italiani  alle   strategie perseguite   dai  partiti  comunisti europei  (la  definizione  di eurocomunismo).  
 

1980   In  seguito  all'invasione   delle  truppe  sovietiche   in Afghanistan, per contrastare la guerriglia e la protesta islamica (dicembre  1979),  Berlinguer, nel suo intervento  al  Parlamento europeo,   ribadisce   la    riprovazione   da   parte   del   PCI dell'intervento  militare  dell'URSS  e la  volontà  precisa   dei comunisti   italiani   di   rimanere    nell'Alleanza   atlantica, affermando  il nostro diritto-dovere di sviluppare e far  valere una  comune  posizione   europea  che  sappia  resistere  ad  ogni pressione   che  spinga  verso un  ulteriore  peggioramento  delle relazioni  internazionali, promuovendo invece  un'azione  rivolta alla   distensione  e alla cooperazione, anche  per  favorire  un processo  di  positivo scioglimento dei problemi  dello  sviluppo democratico delle società del socialismo reale
Mentre  il  XIV Congresso della DC approva  un  preambolo,   che esclude  un'alleanza  con  il  PCI, e il  PSI   si  schiera  nella maggioranza   con B. Craxi   in  favore   della   governabilità, Berlinguer   dice che la DC non  pi in grado di governare e  che il  PCI, non coinvolto in scandali, deve essere promotore  di  un governo di uomini capaci e onesti dei vari partiti e anche al di fuori di essi

1981  In  occasione  del   60°  anniversario  del  PCIBerlinguer rilascia    un'intervista  a  Critica  marxista,  nella    quale, illustrando  la  peculiarità e la laicità del PCI  di  fronte alla  crisi  della  politica,   ha  modo  di  spiegare  che   la diversità del PCI rispetto agli altri partiti italiani, oltre ai requisiti morali e ai titoli politici che noi possediamo e che altri  stanno  sempre  più   perdendo, sta  nel  fatto  che  noi comunisti  non   rinunciamo  a  lavorare e  a  combattere  per  un cambiamento   della   classe  dirigente  e   per    una   radicale trasformazione  degli  attuali rapporti tra le classi e  tra  gli uomini,  a  costruire  una società di liberi  e  uguali  e  a guidare  la  lotta degli uomini e delle donne per  la  produzione delle condizioni della loro vita.  
Durante  una Tribuna politica, Berlinguer, commentando i  fatti di Polonia, la fondazione del sindacato libero Solidarnosc e la reazione   guidata  dal  generale  Jaruzelski,  dichiara  che   la capacità  propulsiva  di rinnovamento delle società che  si   sono create nell'Est europeo è venuta esaurendosi.  
 

1984  Alla  vigilia delle elezioni europee del  mese  di  giugno, nelle  quali  il  PCI ottiene come primo  partito  il  33,3% dei suffragi,  Berlinguer muore a Padova. Viene  nominato  segretario generale A. Natta. Nel novembre il PdUP confluisce nel PCI

1986  Il XVII Congresso del PCI, anticipato sotto la spinta della delusione  per  le elezioni regionali  dell'anno   precedente,  si caratterizza per il tentativo di rendere il PCI parte integrante della  sinistra europea, liquidando qualsiasi residuo,   ancorché critico, dell'appartenenza ad un movimento comunista mondiale. Un piccolo gruppo, guidato da A. Cossutta, si presenta esplicitamente come di opposizione, polemizzando in particolare con le posizioni assunte dal Partito sul socialismo reale. Se da un lato  appare stabilmente  esaurita la capacità espansiva del Partito, a  causa della  caduta  verticale della resistenza  sociale  al   liberismo dilagante  (si  veda,  a questo proposito,  l'aspra   e  difficile battaglia contro il decreto Craxi sulla scala mobile), dall'altro si  afferma  nettamente  la  strategia   dell'alternativa  e  la proposta  transitoria del governo di programma, attraverso  una ridefinizione dei rapporti con il PSI
 

1988   Nel    maggio,  le  elezioni   amministrative   vedono    il ridimensionamento del PCI, il successo del PSI e il   mantenimento e  il  rafforzamento delle posizioni di centro  della   DCNatta invia una lettera al Comitato Centrale di rinuncia alla carica di segretario generale del PCI, alla quale è designato A. Occhetto.  

1989  A marzo Occhetto conclude i lavori del XVIII Congresso  del PCI,  definendo la  prospettiva del nuovo   corso  del  Partito Comunista  Italiano. Il segretario del PCI indica nella  logica dell'interdipendenza il superamento della cultura e   dell'azione politica  del periodo della guerra fredda, alla ricerca   di  uno sviluppo aperto all'interesse comune di tutta l'umanità. Si pone alla base di tutti i processi riformatori, ad Est come ad Ovest, il  riconoscimento   del  valore  universale  della   democrazia, confermando   che  il  processo  di  democratizzazione   si   può pienamente  realizzare  solo  se  sospinto in  avanti  da  forti idealità  socialiste, oltre l'individualismo capitalista  e  lo statalismo  burocratico.  Al   riconoscimento  del  mercato  come misuratore  di   efficienza e fattore  propulsivo  del  sistema economico   si  aggiunge  la  considerazione  che  le    finalità sociali, ecologiche di uno sviluppo sostenibile non   scaturiscono spontaneamente dagli automatismi di mercato. Occhetto  individua la fine del consociativismo e sostiene la necessità della riforma dello  Stato e del sistema politico, che miri a  realizzare  una nuova  saldatura tra domanda sociale e sistema politicosfida riformista     collegata   alla  politica     dell'alternativa, dell'unità a sinistra e delle forze riformatrici. 
Il  12  novembre, Occhetto interviene ad  una  manifestazione   di partigiani  alla Bolognina. Sono i giorni del crollo del muro   di Berlino  e il segretario del PCI ha già avuto modo di   dichiarare che  un'epoca  finita. Ai partigiani della Bolognina   Occhetto ricorda   che   M.Gorbaciov,  prima   di   avviare   le   profonde trasformazioni  in   Unione  Sovietica, si  rivolse  proprio  agli anziani    che   sconfissero  le   armate    hitleriane,   affinché comprendessero che erano necessari grandi cambiamenti: Da questo -continua  il  segretario  del PCI- traggo   l'incitamento  a  non continuare  su  vecchie  strade, ma ad inventarne  di  nuove  per unificare  le  forze di progresso. Dal momento  che  la  fantasia politica  di  questo  fine   '89  sta  galoppando,  nei  fatti    necessario   andare  avanti con lo stesso coraggio che  allora  fu dimostrato con la Resistenza.
 

1990  E'  indetto per il mese di marzo, a Bologna,  un  Congresso straordinario, il XIX del PCI. Tre sono le mozioni sulle quali si discute. 
 Dare  vita  alla  fase  costituente  di  una   nuova  formazione politica è intitolata la mozione del segretario, A. Occhetto,  il cui obiettivo dichiarato  la costruzione di una nuova formazione politica democratica, popolare, riformatrice, aperta a componenti laiche  e  cattoliche,  che, per quanto riguarda  il   suo  regime interno,  non  può  non  superare   radicalmente  il   centralismo democratico. 
Per un vero rinnovamento del PCI e della sinistra è la  mozione sottoscritta  dai  cosiddetti  neo-comunisti  (tra  gli   altri, G. Angius,   L. Castellina,   G. Chiarante,   P. IngraoA. Minucci, A. Tortorella),   i  quali affermano  che  un  PCI  che corregga   politica e cambi forma organizzativa senza smarrire  se stesso  sia   essenziale non solo alla  democrazia  italiana,  ma, parimenti, alla ricerca dell'unità tra le forze diverse di cui la sinistra si compone. 
Per una democrazia socialista in Europa è la mozione presentata dalla  frazione per così dire neo ortodossa di A. Cossutta,  che   pronuncia  l'assoluta contrarietà alla liquidazione del Partito e della sua identità. 
In  conclusione  del Congresso, il 67% dei delegati vota  per   la mozione di Occhetto, rieletto segretario generale. 

1991  A  Rimini si tiene il XX Congresso del PCI,  nel  quale  si sancisce  la   nascita  del Partito  Democratico  della  Sinistra. Occhetto,  dopo una prima votazione invalidata per l'assenza  del quorum,   risulta  eletto  segretario con il 72% dei  voti  dei delegati.  Al  Congresso sono state presentate  tre  mozioni:  la mozione di Occhetto, Per il Partito democratico della sinistra; quella di Rifondazione comunista (sottoscritta, tra gli  altri, da  G. AngiusP. Ingrao, L. Magri, A. NattaS. GaraviniR. Serri, A. Cossutta, L. Libertini, E. Salvato, L. CastellinaA. Tortorella), dalla  quale  scaturiscono per alcuni dei  firmatari   le  ragioni della scissione e della formazione del Partito della Rifondazione Comunista;  la  mozione  Per un moderno  partito  antagonista   e riformatore,  proposta,  tra gli altri, da  A. Bassolino,   A. Asor Rosa, A. Minucci, M. Tronti. 
La mozione di Occhetto fissa le fondamentali coordinate del nuovo Partito    nella  grande  idea  della  democrazia  come   via   al socialismo  e  della democrazia come mezzo e come   fine  e  ne disegna l'organizzazione, sottolineando la necessità di   superare il   modello  centralistico  a  favore  di   uno   decentrato   e autonomistico.  Secondo il segretario, la scelta di dar vita  al PDS rappresenta la sola garanzia che non vada disperso il meglio del  patrimonio  politico  e morale del  PCI.   Con  la  palesata intenzione  di  aderire all'Internazionale   Socialista,  Occhetto conferma l'obiettivo di contribuire allo sviluppo di un processo di   profondo  rinnovamento  della   sinistra,  al  quale   devono concorrere  correnti   di pensiero politico  diverse:  socialiste, democratiche,   cristiane,  liberali-progressiste,  e  quelle  che nascono    dal  movimento  pacifista,   femminista,    ecologista. Dichiarando  l'impegno del PDS a costruire, nell'elaborazione  e nella  prassi,  un rapporto nuovo tra la funzione del   mercato  e l'esigenza di una direzione consapevole della produzione e   dello sviluppo sociale, si riconosce l'ineluttabile necessità di  una riforma    del   sistema  politico  che  renda    possibili   delle alternative di governo e un ricambio delle classi dirigenti.
 

1994  Dopo la sconfitta alle elezioni politiche del 27 marzo  del cartello   dei   Progressisti   e  la   flessione   rispetto   a quest'ultima  scadenza dei voti al PDS alle  successive  elezioni per  il  Parlamento  europeo (20,4% alle  politiche,  19,1%   alle europee),  Occhetto si dimette. A luglio il  Consiglio   Nazionale elegge M. D'Alema segretario del PDS

1995  Dopo la caduta del governo Berlusconi e il sostegno del PDS al  governo tecnico Dini, all'indomani dei   risultati  positivi conseguiti   dal  centrosinistra   nelle  elezioni  regionali   ed amministrative,   D'Alema   propone  di  convocare  un   Congresso tematico    per  l'approvazione  della  piattaforma  politica    ed elettorale  in  vista  delle  prossime  elezioni   nazionali.   Il Congresso, tenutosi a Roma nel luglio, avanza la proposta di  un patto  federativo  per la sinistra italiana  e,   nell'impegno  a costruire le condizioni di un bipolarismo democratico,   delinea la  strategia  del dialogo con il centro cattolico e   moderato  e individua   la  prospettiva  dell'alleanza   con   questo   centro democratico,  con  il   quale la  sinistra  condivide  valori  e principi  di libertà, solidarietà, e obiettivi di sviluppo  e  di riforma.

1996 Le elezioni politiche del 21 aprile determinano la vittoria della coalizione de L'Ulivo e la formazione del governo Prodi

1998  Il 14 febbraio a Firenze nascono i Democratici di Sinistra, formazione politica composta da Partito Democratico di Sinistra, Cristiano Sociali, Riformatori per l’ Europa, Comunisti Unitari, Laburisti. 





 

   

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