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Il Partito Socialista (1892-1994)

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Fondazione

Il PSI nacque il 16 agosto 1892 a Genova come «Partito dei Lavoratori Italiani», assumendo l'anno seguente la denominazione di «Partito Socialista Italiano». Costituito dalla fusione dei vari circoli socialisti e operai organizzati su scala locale, il PSI manifestò sin dal suo congresso costitutivo una scarsa coesione interna, data la presenza di correnti sia moderate sia rivoluzionarie.

 

La scissione di Livorno

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Dilaniato dalle lotte interne tra i massimalisti e i riformsiti, il partito cominciò a frantumarsi e nel 1921 perse l'ala comunista. Un anno dopo si distaccò anche la corrente riformista, che diede vita al «Partito Socialista Unitario».

Nel Congresso di Parigi del 1930 i due tronconi principali, guidati rispettivamente da Filippo Turati e da Pietro Nenni, giungevano alla riunificazione e nelle prime elezioni del dopoguerra il partito denominato «Partito Socialista di Unità Proletaria» (PSIUP) si affermava, con quasi cinque milioni di voti, come lo schieramento più forte dopo la DC.

 

La scissione di Palazzo Barberini

Nel gennaio 1947 a Roma, il partito si divideva nuovamente in due tronconi: «Partito Socialista Italiano» (PSI) e Partito Socialista dei Lavoratori Italiani (PSLI). Nel PSI rimaneva la sinistra con la guida di Pietro Nenni, che proseguì nella linea di unità di azione con il PCI. Tale linea, che portò alla costituzione del «Fronte Popolare» alla fine del 1947, si concluse però con il disastro elettorale del 1948.

Il PSLI nel 1951 assumeva la denominazione di «Partito Socialista Democratico Italiano» (PSDI). L'orientamento in senso governativo, maturato sul finire degli anni Cinquanta, caratterizzato dalle prime aperture verso la DC, portò all'adesione al primo governo di centro-sinistra. La denuncia, durante il XX congresso del PCUS, dei crimini commessi da Stalin e le vicende ungheresi del 1956 causarono la rottura dei legami del PSI con il PCI, che al contrario non aveva condannato gli interventi militari sovietici. Attorno alla metà degli anni Settanta il PSI incontrò gravi difficoltà. In quegli anni, nel tentativo di ricreare una alleanza con il PCI, presentando una proposta di governo che comprendesse anche i comunisti, il PSI si vide ripagare la sua linea politica con un insuccesso elettorale. Da quel momento la guida del partito passò da Francesco De Martino a Bettino Craxi (dell'ala nenniana) e Claudio Signorile (della sinistra).

 

La svolta di Bettino Craxi.

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Craxi perseguì una politica di intransigente autonomia nei confronti del PCI e della DC. La nuova linea autonomista del PSI veniva confermata anche nel Congresso di Torino del 1978, in cui si optava per un modello di socialismo europeo e occidentale. Nello stesso anno veniva eletto presidente della Repubblica il socialista Sandro Pertini, il quale avrebbe incoraggiato in seguito il diretto coinvolgimento del PSI negli affari di governo. Nel 1980 infatti il PSI entrava a far parte del governo Cossiga. Il ruolo determinante del PSI nel garantire la governabilità, nonostante il suo peso elettorale relativamente modesto, consentiva la nomina, nell'agosto del 1983, di Craxi a presidente del Consiglio (primo socialista alla guida di un governo della Repubblica).

Con Craxi alla guida il governo acquisiva maggiore stabilità, conseguendo ottimi risultati in campo economico e finanziario e maggiore prestigio internazionale. Grazie all'effetto Craxi, il PSI otteneva con le elezioni del 1987 il 14,3%, una delle più alte percentuali di voti mai ottenute.

 

Il Pentapartito e Tangentopoli

Nell'87 tuttavia Craxi, in base al cosiddetto accordo della "staffetta", doveva cedere nuovamente la presidenza del consiglio alla DC. Il PSI garantiva comunque il suo appoggio ai successivi governi a guida democristiana, finendo però per smarrire la sua vena riformatrice e l'originalità della sua azione politica. Il trend positivo veniva interrotto dalle consultazioni politiche del 1992, le quali registravano una lieve flessione del PSI. A determinare questa inversione di tendenza erano soprattutto i numerosi casi di esponenti socialisti coinvolti nell'inchiesta "mani pulite" avviata dai giudici milanesi. Alla fine dell'anno lo stesso Bettino Craxi veniva raggiunto da avviso di garanzia per corruzione. Il clamoroso avvenimento metteva in discussione la segreteria del partito, già provata dalle polemiche fra la corrente maggioritaria e la minoranza riformista capeggiata da Claudio Martelli.

Le dimissioni di Craxi giungevano nel febbraio del 1993: al suo posto veniva eletto l'ex sindacalista Giorgio Benvenuto. L'incarico di Benvenuto durava però solo cento giorni, al termine dei quali rassegnava le dimissioni e veniva sostituito da Ottaviano Del Turco.

Le vicende giudiziarie e umane di Bettino Craxi, riparato in Tunisia, dove si è spento dopo una lunga malattia, sono storia recente e, comunque le si voglia giudicare, rappresentano una delle pagine più terribili della storia della Repubblica italiana.

 

La diaspora socialista

Alle elezioni politiche del 1994 il PSI, presentatosi all'interno della coalizione progressista, subiva una pesante sconfitta raggiungendo solo il 2% dei consensi. Nel novembre del 1994 il Partito più antico d'Italia si scioglieva dando vita a due nuove formazioni: i Socialisti Italiani e il Partito Socialista Riformista.

Oggi gli eredi del socialismo italiano sono ancora divisi. Lo Sdi, guidato da Enrico Boselli fa parte del Centro-sinistra. Insieme ai Verdi, lo Sdi ha dato vita all’aggregazione del Girasole, che, con Margherita (Ppi, Udeur, Ri e Democratici), Ds e comunisti italiani, forma la coalizione dell’Ulivo. Il Nuovo partito socialista di Bobo Craxi, figlio di Bettino, è collocato invece nel Centro-destra, all’interno della Casa delle libertà.

(notizie tratte in parte dal sito pericles.it)

Breve cronologia del socialismo italiano

  • Carlo Pisacane (1818-1857) può essere considerato il primo socialista italiano: materialista, ateo, critica fortemente la proprietà privata: uguaglianza e diritto di proprietà si escludono a vicenda.
  • Nel 1864 giunge in Italia l’anarchico russo Michail Bakunin, portatore di una idea socialista romantica e cospiratrice, che comincia a scalzare. nel mondo operaio le proposte mazziniane, messianiche e patriottiche.
  • Nel 1866 nasce una prima società socialista e anarchica, la fratellanza internazionale rivoluzionaria.
  • Nel 1867 Bakunin lascia l’Italia e i suoi seguaci fondano alcune associazioni operaie anarchiche.
  • Seguono alcuni anni di discussione e conflitto ideologico e organizzativo tra seguaci di Bakunin, Mazzini e Marx.
  • Nel 1872 nasce a Rimini la federazione italiana dell’Associazione internazionale degli operai, che raccoglie 25 sezioni di diverso orientamento con circa 30000 iscritti, di tendenza prevalentemente anarchica e federalista. Una corrente insurrezionale comprende Carlo Cafiero, Andrea Costa (1851-1911), Errico Malatesta.
  • Bakunin è contrario ad un’organizzazione rigida  è per la distruzione dell’apparato statale e la sua sostituzione con comunità di cittadini largamente autonome e associazioni operaie.
  • 1874-’77 : moti anarchici Rromagna e nel Matese, falliti, con conseguente repressione poliziesca.
  • Questo favorisce la crisi dell’anarchismo, già in forte polemica con le idee di Marx.
  • 1879-‘1892: dall’anarchismo al socialismo.

 
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  • Costa e Anna Kuliscioff (già militante anarchica) subiscono l’influenza del socialismo europeo, tendenzialmente marxista, durante l’esilio a Lugano; rinunciano alla violenza; propongono la penetrazione delle idee socialiste nelle masse e la partecipazione alle istituzioni elettive come momento di contestazione e di lotta contro l’ordine borghese; criticano l’atteggiamento elitario degli anarchici, il loro distacco dalle masse.
  • Nel 1879 Andrea Costa scrive la famosa lettera aperta "Ai miei amici di Romagna" proponendo un programma socialista di partecipazione legalitaria alle istituzioni elettive e respingendo la lotta violenta degli anarchici.
  • Dalla crisi dell’anarchismo nascono:
  • la corrente operaista lombarda, animata da Osvaldo Gnocchi-Viani, che ha il suo vessillo nel giornale "La Plebe". Nel 1885 dà vita al Partito Operaio Italiano, animato da Costantino Lazzari(1857-‘924)
  • il socialismo rivoluzionario romagnolo con Andrea Costa, Anna Kuliscioff, e con il settimanale "Avanti!"(1881).
  • Fra gli altricominciano ad emergere Filippo Turati (1857-1932), Leonida Bissolati (1857-1920) ed Enrico Ferri (1856-1929): Turati nel 1884 aderisce al marxismo e fonda la rivista "Critica sociale".
  • A partire dal 1890 Antonio Labriola (1843-1904) tiene all’università di Roma un corso sul materialismo storico contribuendo fortemente alla diffusione in Italia delle idee di Karl Marx.
  • 14 agosto 1892 al Congresso di Genova viene fondato il "Partito dei lavoratori italiani", con sede a Milano e organo di stampa "Lotta di classe".
  • E’ un partito di classe che propone la " lotta più ampia diretta alla conquista dei poteri pubblici".
  • Nel 1893 (Reggio Emilia) assume la denominazione di" partito socialista dei lavoratori italiani"e nel 1885 (Parma) quello definitivo di "Partito socialista italiano". Nel 1896 nasce l’organo ufficiale l’"Avanti!".
  • Negli anni successivi cominciano a delinearsi nel P.S.I. la corrente riformista di Turati, quella intransigente di Ferri e quella sindacalista di Antonio Labriola (1873-1959). Vengono discusse le strategie di lotta del movimento operaio, ma anche l’atteggiamento da assumere nei confronti dei diversi governi italiani.
  • Al XIII congresso (Reggio Emilia) del 1912 vengono espulsi dal partito gli elementi della destra socialista, che hanno approvato l’impresa libica: Bissolati, Cabrini, Podrecca, Canepa e Berenini, che fondano il "Partito socialista riformista italiano". Il dibattito è animato dall’intransigente Benito Mussolini, cui si unisce anche Filippo Turati. Mussolini diventa direttore dell’"Avanti!". Il programma del nuovo P.S.I. comprende, quale obiettivo la repubblica e come mezzi la lotta di classe e il rifiuto di ogni forma di collaborazione col sistema borghese. Nel 1914 il  Partito socialista ottiene un grande successo alle lezioni amministrative.
  • Nel 1914, allo scoppio del conflitto il P.S.I. e la classe socialistasono fortemente neutralisti. Vi è però una componente della sinistra italiana (democratici,sindacalisti) che è interventista a fianco dell’Intesa. Con articoli, dibattiti,comizi,ecc.. questo fronte preme sui dirigenti del P.S.I., e in particolare su Mussolini(direttore dell’"Avanti!" perché esca dal centralismo.Nell’ottobre Mussolini comincia ad affermare che "se l’Italia vorrà agire essa non troverà ostacoli da parte dei socialisti". La neutralità del P.S.I.verso la Francia è "simpatica",verso l’Austria "ostile", scrive Mussolini il 7/10/1914.
  • Il 18/10/1914 Mussolini scrive un articolo "Dalla neutralità assoluta alla neutralità operante", cui chiede ai socialisti di non essere" spettatori inerti di questo riarmo grandioso ( la guerra, ossia la lotta al baluardo della reazione europea), ma di diventare protagonisti della storia, di inserirsi nella vita politica del paese e dello stato.
  • A fine ottobre Mussolini si dimette da direttore dell’"Avanti!" dopo essere stato attaccato in direzione (Bologna).Molti socialisti (specie di Milano), la sinistra interventista e i sindacalisti lo appoggiarono, così come il "fascio rivoluzionario di azione internazionalista".
  • Il 15/11/1914 esce "Il popolo d’Italia", interventista, con i capitali procurati da Filippo Nardi, direttore del "Resto del Carlino" di Bologna, provenienti da industriali interessati alle fortune militari e da ambienti politici francesi (socialisti).
  • Il 29 novembre la Direzione del P.S.I. espelle Mussolini dal Partito, con lui ne escono alcune migliaia di socialisti interventisti (raccolti nei Fasci interventisti), che formano i quadri del futuro movimento fascista.

 
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  • Mussolini,mai stato un democratico, sceglie le elites rivoluzionaria proletaria e borghese a cui propone il mito della rivoluzione, superando il limite di classe in funzione di una guerra che doveva creare una nuova unità rivoluzionaria.
  • Durante la prima guerra mondiale e in modo particolare dopo il 1917 si formano nel P.S.I. gruppi di socialisti rivoluzionari che si rifanno a Lenin e all’esempio della rivoluzione russa. I più importanti sono il gruppo torinese nell’ "Ordine Nuovo" Antonio Gramsci, Angelo Tasca, Palmiro Togliatti, Umberto Terracini) e quello napoletano di Amedeo Bordiga con il settimanale "Il Soviet".
  • Nelle elezioni politiche del 1919 il P.S.I. ottiene un larghissimo successo, il 30,7% dei suffragi con 156 deputati su 508.
  • Al  XVII congresso (Livorno nel 1921) i delegati "comunisti", che si rifanno all'insegnamento all’insegnamento di Lenin, abbandonano il Congresso e al teatro S. Marco fondano il P.C.d’Italia, sezione italiana della Terza Internazionale. Fra i dirigenti del nuovo partito: Bordiga, Terracini, Grieco, Forti e Chiari.
  • Al XIX Congressso (Roma) del 1922, i riformisti Turati, Treves, Modigliani e loro seguaci sono espulsi dal Partito, guidato da Senati (massimalista). Turati fonda il "Partito socialista unitario italiano". Segue Matteotti la stessa orma, di fronte al movimento socialista italiano diviso e disorientato, Mussolini organizza la marcia su Roma ed il re gli conferisce l’incarico di formare il nuovo governo. Inizia la dittatura fascista, che durerà fino al 1945.
  • Nel 1926 le "leggi eccezionali" fasciste dichiarano decaduti i deputati comunisti e "aventiniani", aboliscono la liberta’ di stampa, sciolgono i partiti di opposizione.
  • Socialisti, comunisti, democratici prendono la via dell’esilio.
  • 1930 Parigi: Congresso dell’unità Socialista che riunifica massimalisti e riformisti.
  • 1934 Parigi: Patto di unità d’azione tra P.C.I. e P.S.I per la lotta antifascista in Italia e all’estero.
  • 1943: Si costituisce il Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria, segretario Pietro Nenni (1891-1980), che riunisce il P.S.I. ed il movimento di Unità Proletaria. Lo P.S.I.U.P. partecipa al governo Badoglio, Bonomi e Parri.
  • 1946: Viene riaffermato il Patto di Azione tra socialisti e comunisti, con l’opposizione della componente di destra, guidata da Giuseppe Saragat (1897 – 1988)
  • 9 Gennaio 1947: XXV Congresso di Roma. La componente socialdemocratica esce dal P.S.I.U.P. e fonda il P.S.L.I. (poi P.S.D.I.). I socialisti ridanno al partito il vecchio nome di P.S.I., con segretario Lelio Basso (1903 – 1978)
  • 1949: Pietro Nenni viene eletto segretario del P.S.I. al congresso di Firenze. Esce Giuseppe Romita che fonda il P.S.U.
  • 1956: distacco tra P.S.I. e P.C.I. (dopo i fatti dell’Ungheria)
  • Ai congressi di Napoli (1959) e di Milano (1961) si discute della probabilità di una convergenza del P.S.I. con la D.C. in un governo di centro-sinistra. Molto contraria la componente di sinistra del partito.
  • 1963: XXXV Congresso (Roma): la corrente autonomista (Nenni) propone la partecipazione del Partito Socialista ad una maggioranza ed ad un governo di centro-sinistra. La mozione ottiene la maggioranza, all’opposizione la componente di sinistra (Lombardi).
  • 1963, 5 Dicembre: 1° governo organico di centro-sinistra (Presidente: Moro; Vicepresidente: Nenni).
  • 1964: molta parte della corrente di sinistra esce dal P.S.I. e dà origine allo P.S.I.U.P. (segretario: Tullio Vecchietti).
  • 1966: Unificazione P.S.I. e P.S.D.I. (P.S.U.), con segretari De Martino e Tanassi. Nel 1968 si cambia il nome in P.S.I., segretario M.Ferri. La unificazione dura fino al Luglio 1969, quando gli ex social-democratici escono dal Partito. Segretario del P.S.I. viene eletto Francesco De Martino.
  • 1976: All’hotel MIDAS di Roma, il comitato centrale del P.S.I. elegge segretario Bettino Craxi.
  • 1992, 17 Febbraio: Arresto a Milano del socialista Mario Chiesa, inizia "Tangentopoli", che nel giro di poco tempo porta alla scomparsa del P.S.I. (1994: Craxi in Tunisia).


pallanimred.gif (323 byte) Le tessere del PSI (1905-1924)

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