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Ciampi, la storia della Resistenza non si riscrive

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No a «un improponibile revisionismo». La Resistenza fu un moto di popolo, frutto di una «reazione spontanea e largamente diffusa». Ebbe molte forme, non solo quella dei partigiani sulle montagne; resistenti furono anche i civili che li aiutarono, i militari che si schierarono con il Regno del Sud, i prigionieri di guerra che rifiutarono di andare a Salò. Carlo Azeglio Ciampi parla in uno «spirito di riconciliazione». E’ quello che lo muove in questo mese di aprile, dedicato alla celebrazione non rituale della Resistenza. Ma questo non significa che il capo dello Stato sia disposto a sacrificare le proprie idee al consenso di tutti. Non esiste una storia sacra, anzi, «la storia è un’azione di ricostruzione lenta e paziente, va arricchita ogni giorno di nuovi approfondimenti, di nuove testimonianze»; ma «ciò non ha nulla a che vedere con un improponibile revisionismo. Per questo è importante celebrare il 25 aprile, anniversario della Liberazione».

I valori della Resistenza e dell’antifascismo sono, nella visione del Quirinale, le fondamenta dell’Unione europea. E non possono essere notizie anche allarmanti, come quelle in arrivo dalla Francia, a mettere in discussione la saldezza di quelle fondamenta. Quella europea è una «democrazia forte», «generatrice di pace»; è «l’Europa dei valori, della libertà, della giustizia, del rispetto della dignità umana, della solidarietà, della forza serena di Stati democratici che oggi si riconoscono in una comune cittadinanza, domani in una Costituzione». Questa è la «nostra Europa», e non è un’astrazione o una macchina burocratica, ha fondamento democratico e gode del «consenso dei cittadini europei», come non solo i sondaggi ma anche il successo dell’operazione euro confermano.

E la memoria della guerra, delle dittature, delle divisioni del passato è un patrimonio comune dei popoli europei; come dimostra la visita della settimana scorsa a Marzabotto del capo di Stato tedesco Johannes Rau, che ieri Ciampi ha ancora ringraziato. La stessa memoria condivisa dovrebbe appartenere al popolo italiano. La Resistenza, nella visione del Quirinale, è uno dei tasselli cruciali dell’idea nazionale; non un mito da sfatare, né il vessillo di una fazione, bensì la «reazione delle coscienze alla sfida contro i valori e la dignità dell’uomo». Quella che insanguinò la penisola dopo l’8 settembre non era più una guerra tra stati, ma tra civiltà; ed esprimere comprensione per la buona fede di alcuni di coloro che scelsero la parte sbagliata non significa mettere sullo stesso piano i combattenti dei due fronti.

Ciampi individua almeno tre modi e tre categorie: la «Resistenza attiva di chi prese le armi in pugno, partigiani, soldati, militari che seguirono l’impulso della propria coscienza»; la «Resistenza silenziosa della gente, dei cittadini che aiutarono e soccorsero feriti, fuggiaschi, combattenti, esponendosi a rischi elevati»; la «Resistenza dolorosa dei prigionieri nei campi di concentramento in Germania e in Polonia, di chi rifiutò di collaborare». La scelta di Ascoli Piceno (cui Ciampi, accompagnato dal ministro della Difesa Antonio Martino, ha portato la medaglia d’oro al valor militare) non è casuale perché, spiega il capo dello Stato, «questi diversi modi di vedere la Resistenza sono presenti, tutti, in questa città». Il riferimento è ai giovani avieri che dopo l’8 settembre respinsero per alcuni giorni le truppe tedesche, ai capitani dei carabinieri Bianco e Canger che diedero vita a uno dei primi raggruppamenti partigiani, e agli studenti che presero le armi, tra cui Ciampi ha citato Adriano Cinelli, considerato il primo caduto della guerra di Liberazione.

Il presidente della Repubblica ha ripreso la sua concezione del collegamento tra i valori del Risorgimento, la Resistenza, la Costituzione repubblicana e i trattati europei. Sono i diritti civili il filo che lega avvenimenti lontani nel tempo. Affinché quel filo non sia spezzato, è necessario che i crimini non restino impuniti, che le inchieste accantonate per decenni siano concluse, che i processi ancora da celebrare arrivino a conclusione: «Il lavoro della memoria presuppone la giustizia, non per spirito di vendetta, ma per riaffermare i fondamenti della nostra civiltà».

(la stampa, 26 aprile 2002)

 

pallanimred.gif (323 byte) Ciampi sulla Resistenza: "Improponibile qualsiasi revisionismo" (l'unità, 25 aprile 2002)

pallanimred.gif (323 byte) Una festa di tutti di Maurizio Viroli (la stampa, 25 aprile 2002)


 

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