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Dibattito

Resistenza e revisionismo

Ciampi: non confondere le foibe e la Resistenza

La lotta di liberazione e la vendetta titina non si possono confondere. E´ giusto esecrare i massacri dei nazifascisti e quelli dei comunisti, le foibe sono il segno di un progetto di pulizia etnica orribile, «tipo Shoah»; ma ogni tragedia ha il suo contesto storico e una data simbolo, e il 25 Aprile lo è della Resistenza e della liberazione. «Con tutta franchezza, non riesco a capire la polemica sorta attorno al 25 Aprile, data fondamentale per la nostra storia». Carlo Azeglio Ciampi è a Trieste, nella redazione del «Piccolo», ed evoca la polemica della settimana scorsa, la scelta delle amministrazioni comunale e provinciale di celebrare una «festa della riconciliazione» con cerimonie alla risiera di San Sabba, campo di concentramento nazifascista, e alle foibe, sui luoghi dei massacri di italiani a opera dei comunisti titini. Ne è nato uno scontro politico che ha avuto ripercussioni nazionali. «Qui a Trieste - ricorda Ciampi - ci sono due luoghi emblematici della violenza e della sofferenza del nostro popolo: la Risiera di San Sabba e le foibe di Basovizza. Per me fu naturale andarci, due visite separate da appena mezz´ora, quando venni a Trieste nel febbraio 2000. Furono due orribili manifestazioni di violenza, entrambe da esecrare e da non dimenticare, ciascuna nel suo contesto storico. Dobbiamo conservare la memoria dei due eventi, guardando alla nostra storia e al futuro, con la serenità che ci deriva dalle istituzioni nazionali ed europee che abbiamo saputo costruire». Poi Ciampi ha presenziato alla festa dell´esercito, insieme con il ministro della Difesa Antonio Martino, indossando il copricapo da ufficiale degli Autieri, il corpo in cui servì in Albania, e, nel pomeriggio, al giuramento degli allievi della scuola navale Morosini, a Venezia. Prima però, conversando con i cronisti, è tornato sull´argomento: «Ho detto chiaramente che la Risiera di San Sabba da un lato e le foibe di Basovizza dall´altro sono simboliche di due violenze, ognuna in un contesto storico distinto». E´ giusto ricordare i morti di entrambe le parti, unire nella memoria le due tragedie. E´ altrettanto doveroso, sostiene il Presidente della Repubblica, contestualizzarle; evitando di fare confusione. «Il 25 aprile è la data particolarmente significativa della lotta di liberazione, ed è legata dunque alla Risiera. L´altra è stata una lotta etnica scatenata per cercare di deitalianizzare queste zone, che ha dato luogo a violenze e uccisioni. Una cosa tipo Shoah, volta a eliminare più italiani possibile». Ciampi parla a braccio, con passione, ha cura di non essere frainteso: «Sono due cose storicamente distinte», i lager e le foibe, le vittime del nazifascismo e quelle del comunismo, «anche se ambedue esecrabili, perché sono stati atti di orribile violenza». La pietà è comune?, è la domanda che gli viene posta. «Sì. Ma il 25 Aprile è la data che simboleggia il successo della Resistenza, della lotta al fascismo, e l´inizio della vita democratica della nuova Italia. L´altra è stata una lotta scatenata da chi voleva ridurre l´italianità di queste zone: è stata una violenza di un altro tipo, che aveva un altro tipo di obiettivi». (la Stampa, 5 maggio 2002)

 

«Risiera e foibe, violenze diverse»

Il 25 aprile è, e deve rimanere, la festa della liberazione dal fascismo, il giorno in cui si festeggia la Resistenza. Sceglie Trieste, e non a caso, Carlo Azeglio Ciampi, per rimettere i puntini sulle «i» della nostra storia nazionale. Proprio a Trieste il sindaco di Forza Italia, Roberto Dipiazza, lo scorso 25 aprile ha infatti deciso di associare le vittime del nazi-fascismo e i caduti nelle stragi delle Foibe in una indistinta giornata di commemorazione. Soltanto la punta di un iceberg, rappresentato in tutta Italia dagli interventi di decine di sindaci, presidenti e assessori di Provincia e di Regione (soprattutto di An) che hanno modificato, o chiesto di modificare, il senso della festa del 25 aprile.
Ciampi non ci sta. «Devo dire con tutta franchezza che non riesco a capire la polemica sorta il 25 aprile», sostiene il capo dello Stato. A Trieste, ricorda, ci sono «due luoghi emblematici della violenza e della sofferenza del nostro popolo. Sono simboli di due violenze diverse». La Risiera di San Sabba – un campo di sterminio nazista impiantato in Italia sotto il fascismo – e le Foibe di Basovizza (luogo simbolo delle stragi di civili italiani compiute dai comunisti jugoslavi di Tito).
«Sono state due orribili manifestazioni di violenza, ambedue da esecrare, ambedue da non dimenticare – sottolinea il presidente della Repubblica –, ma ciascuna nel suo contesto storico». E «il 25 aprile è la data della Liberazione, legata particolarmente alla Risiera. Il 25 aprile – specifica in evidente, seppure indiretta polemica con il sindaco di Trieste – simboleggia l’esito finale positivo della lotta al nazi-fascismo, il successo della Resistenza e quindi l’inizio della vita democratica della nuova Italia».
«Sia chiaro – aggiunge subito dopo Ciampi, per non rischiare di essere frainteso –, le Foibe sono il simbolo di un’altra lotta, etnica, scatenata da chi voleva ridurre l’italianità di queste zone facendo fuori il maggior numero possibile di persone italiane». Qualcosa, dice il presidente, che aveva «obiettivi orribili, tipo la Shoah».
Ma il punto è che si tratta di «due cose storicamente distinte, il cui punto comune è soltanto nella pietà che va riconosciuta alle vittime».
Due episodi, due fatti da non confondere. Per non rischiare di confondere la memoria storica in un calderone indistinto di responsabilità. Soltanto dopo aver messo a fuoco questi punti, avverte infatti Ciampi, si può «guardare alla nostra storia e al futuro con la serenità che ci deriva dalle istituzioni nazionali ed europee che abbiamo saputo costruire».
Non sembra in sintonia con il capo dello Stato il ministro della difesa, Antonio Martino. Intervenendo insieme a Ciampi alla festa dell’esercito, il ministro forzista bolla infatti come «ingiustificate» le polemiche sorte a Trieste per il 25 aprile. Difendendo la scelta di Comune e Provincia di commemorare insieme «tutti i caduti per la libertà».
Il sindaco del capoluogo giuliano incassa invece la lezione. «Il presidente Ciampi ha ragione – ammette – a distinguere storicamente le Foibe dalla Risiera. Proponendo il 25 aprile come data simbolo per tutti i caduti della libertà forse il Comune di Trieste è stato troppo presuntuoso». Il prossimo anno, annuncia così Dipiazza, «il 25 aprile rimarrà la data nella quale celebrare la Liberazione e l’11 maggio quella per ricordare le vittime delle Foibe». (Andrea Palombi, il Messaggero Veneto, 5 maggio 2002)


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