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Le lettere degli obiettori di coscienza della seconda guerra mondiale

Sono le ultime lettere di condannati a morte della Resistenza europea che avevano scelto o di dire signornò o di sabotare la guerra nazifascista. Lettere piene di affettuosa trepidazione, un messaggio di pace e di umanità per tutti. Un modo completamente diverso di ricordare, senza fanfare e parole retoriche, diffondendo la voce di chi ha disobbedito in nome dell'amore e della libertà. Un messaggio di nonviolenza oggi più che mai attuale.

"NON MI ARRUOLERO' NELLE SS"

Cari genitori,
devo comunicarvi una triste notizia, che oggi sono stato condannato a morte, io e Gostav G. Non siamo voluti entrare nelle SS, perciò ci hanno condannato a morte. Mi avevate scritto che non dovevo entrare nelle SS, anche il mio compagno Gustav G. non è entrato. Noi due preferiamo morire piuttosto che insudiciare la nostra coscienza con queste atrocità. Io so quali cose debbono fare le SS. Se io cadessi in guerra ed avessi la coscienza sporca, anche questo sarebbe triste per voi. Cadono anche molte SS. Io vi ringrazio per tutto il bene che mi avete fatto, perdonatemi, pregate per me
Dalla Cecoslovacchia, ultima lettera ai genitori di un giovane, rimasto anonimo.

 

"HO RINUNCIATO ALLA VIOLENZA"

...Niente guerre, niente rivoluzioni. Contro l'idea della violenza, la violenza dell'idea. La violenza è prova di immaturità, crea ingiustizie e nuova violenza. Per quanto io stia per morire per opera della violenza, per quanto probabilmente sarei riuscito a salvarmi usando violenza senza riguardo, la mia natura mi costringe ad non usare nessuna forma di violenza, a rinunciarvi. Preferisco soffrire un'ingiustizia piuttosto che fare un torto ad un innocente.
Non ho commesso alcun delitto contro lo Stato. E non sono nemmeno un eroe, un martire, sono soltanto ciò che sono sempre stato, un uomo semplice, semplicissimo, che ha dovuto morire perché non era adatto per questi tempi. Sono vittima di questi tempi terribili, come molte, molte migliaia prima e dopo di me. Ho dovuto morire perché la solidarietà umana mi era filtrata nel sangue, perché stimavo superiore alla mia salvezza personale il rispetto verso il mio prossimo, verso i miei compagni di lavoro. Provengo da un'epoca in cui la solidarietà aveva un significato, era una questione d'onore per ogni lavoratore che si rispetti, e costituiva il primo, il più importante presupposto della lotta e della vittoria di un mondo migliore, più felice.
Vorrei riunire in una sola espressione tutto l'amore e la pena che provo per voi, e trasmettervela come ultimo lascito. Addio, non mi dimenticate.
I più affettuosi, caldi saluti e baci d'addio dal vostro papà.
Dall'ultima lettera di Franz Mager ai figli. Falegname di 47 anni, socialista e sindacalista, opera in clandestinità per la difesa dei diritti dei lavoratori. Arrestato e giustiziato a Vienna.


"ALTA LA TESTA!"

...Saluto tutti coloro che mi hanno conosciuto. Di una cosa sono fiero: non ho mai fatto consciamente del male a nessuno e nessuno può dire del male di me. Se ciononostante dovessi aver fatto del male a qualcuno, sento l'impulso vivo di chiedergli perdono e soprattutto a voi, miei cari genitori, chiedo infinite volte perdono, perdonatemi, vi prego, i molti dolori che dovete sopportare per causa mia. Conservate un buon ricordo di me, ma non mi compiangete. Piuttosto siate sereni come lo sarò io fino all'ultimo. Siate forti e non perdete la forza che ho io e che mi permette di non tentennare e di non temere nulla. Fuori c'è la primavera. E in me, anche se sto in carcere, anche in me c'è una serenità come nella primavera che ci annuncia un'estate imminente. E anche se molte gemme cadranno, bruciate dal gelo, distrutte dalla tempesta e dal vento, l'albero continua a fiorire. Sa che è vicina l'estate che lo scalderà, e il sole e la luce diventeranno sempre più forti. E così vi saluto, dovesse anche essere per l'ultima volta, con molti baci e con un sorriso. Alta la testa!
Il vostro Walter
Dall'ultima lettera di Walter Kampf ai genitori. Militare austriaco di 23 anni, diffonde volantini contro la guerra fra gli aviatori e i militari tedeschi. Arrestato, viene decapitato dai nazisti. Aveva militato nella gioventù comunista austriaca.


"UN SOLO PENSIERO: LOTTARE CONTRO LA GUERRA"

...Non potevo stare a guardare come i popoli venivano mandati sui campi di battaglia, come erano aizzati gli uni contro gli altri finché, sotto la pressione dei generali, si sbranavano a vicenda. Il cuore mi scoppiava quando dovevo assistere alla distruzione di centinaia di migliaia di vite umane e di famiglie. In questa sofferenza la mia vita era diventata vuota, priva di senso, mi sosteneva un solo pensiero, la lotta contro la guerra e contro chi l'aveva generata.
Non ho mai pianto né mi sono mai lamentato del mio destino, e se una volta mi hai visto piangere, era per te, mai per me stesso.
Da te mi separo con difficoltà, cara mamma, mi puoi ben credere, ma è più bello morire per un ideale che non sul campo di battaglia per i propri sfruttatori e avversari politici!
Credimi, ti ho amata tanto, tanto! Addio, ti saluta il tuo figlio
Franz
Dall'ultima lettera di Franz Reingruber alla madre. Austriaco, apprendista montatore e comunista, 22 anni. Scrive lettere per incitare i soldati al fronte a disertare dalle file naziste. Arrestato e decapitato a Vienna.

 

"LA MIA MORTE PER LA VITA"

...Muoio perché altri possano vivere! Addio e ricordatevi di me!
Bohus Strnadel, 20 anni, decapitato in Cecoslovacchia.

 

"L'ODIO NON VINCA"

...Sarò da voi, in mezzo a voi, mi siederò con voi sulla panchina del giardino, il mio spirito sarà sempre con voi. Al mattino, con l'aurora, vi saluterò, con l'imbrunire vi saluterò. Che l'amore e non l'odio domini il mondo!
Jaroslav Ondrousek, 19 anni, cecoslovacco, ultima lettera ai genitori. Comunista, viene arrestato, torturato e giustiziato.

 

"PROPAGATE L'AMORE!"

...La vita. La vita con il suo battito quotidiano. Amatela, amatevi, imparate l'amore, propagate l'amore. Che sentiate, come me, la bellezza dei suoi doni naturali, questo desidero! Che riusciate a prendere e a propagare! Anche questo pomeriggio è bello, sento tanto ardore e amore, tanta fede, tanta risolutezza, che allargo le braccia, stendo le mani perché possiate sentirla, perché possiate prenderla. Non ho paura per ciò che sta per accadere. Anche se ho sbagliato e offeso qualcuno, ho sempre sentito l'impulso verso il buono, l'elevato, l'umano. Tutta la mia vita è stata bella. Voi siete stati per essa una benedizione. Gente amata, cara vita e caro mondo! Mi inginocchio davanti a voi, davanti a voi esseri più cari della mia vita, vi prego, amatemi e perdonatemi. Bacio le vostre mani e vi ringrazio nel momento più grave della mia vita con tutto il cuore e tutta l'anima. Non le bagnerò di lagrime, no, verserò su di esse un sorriso d'amore, di ringraziamento e di pace e chiedo anche un sorriso.
Vostra figlia che vi ama
Marie
Percossa e seviziata dai nazisti, Marie Kuderikova ha 22 anni quanto viene decapitata a Breslavia. Di famiglia cattolica e tradizionalista, sceglie di fare l'operaia e opera contro il nazismo nella rete clandestina dei comunisti cecoslovacchi. Questa è la sua ultima lettera.

 

MI SONO SFORZATO DI NON IMBRATTARE LA MIA SPADA

Cristian Ulrik Hansen, studente in teologia di 23 anni nato in Danimarca, frequenta il corso allievi ufficiali e - durante l'occupazione tedesca - si rifiuta di collaborare. Trafuga armi ai tedeschi trasportandole in un carro di concime e occultandole nei campi. E, su alcuni fogli di carta igienica, riesce a scrivere agli amici quest'ultima sua lettera:
"Sono giovane, amo la vita e mi è difficile dire addio. Difficile dire addio alla ragazza amata, ai propri cari, agli amici. E' difficile ma è tutt'altro che vano. Perché un popolo possa vivere è necessario che qualcuno muoia. L'ultimo desiderio che vi esprimo è perciò che, se mi penserete qualche volta, mi dobbiate sempre pensare nelle ore liete, ad esempio quando vuoterete un bicchiere di vino in allegra compagnia, quando d'autunno le campane daranno la buonanotte al sole.
Anche io mi sono sforzato di non imbrattare la mia spada...
Addio ragazzi
Affidandomi a Dio
Cristian"

 

L'ODIO E' UN SENTIMENTO CHE MI E' STATO SEMPRE ESTRANEO

Le ultime parole di Emil Balslev scritte alla moglie; Emil è processato dal tribunale militare tedesco di Copenaghen, ha 30 anni, è dirigente dei Giovani Cristiani, viene fucilato per aver distrutto le armi dei tedeschi:
"Lascio questo luogo senza odio verso alcun essere umano, l'odio è un sentimento che mi è sempre stato estraneo. Ti penserò fino all'ultimo istante.
Emil"

(da peacelink.it)

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