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Dossier: Porzus

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La località di Porzûs si trova nel Friuli orientale, ed esattamente nelle Valli del Torre, comune di Attimis. E' in queste vallate che si consuma la tragedia di Porzûs. Le formazioni partigiane Osoppo erano sorte formalmente nel dicembre 1943 con il concorso politico principale di Democrazia Cristiana e Partito d'Azione. In queste vallate i rapporti con i garibaldini e le formazioni partigiane slovene furono, a partire dall'autunno 1944, estremamente tesi, soprattutto dopo la decisione delle formazioni partigiane comuniste di passare alle dipendenze operative del 9º Corpus sloveno e quindi di Tito, con una popolazione che vedeva di cattivo occhio le formazioni partigiane, sia italiane che slovene, soprattutto dopo le feroci rappresaglie naziste seguite alla caduta del territorio libero di Attimis-Faedis-Nimis a fine settembre 1944.
Nell'inverno 1944-1945 si intrecciano una serie di colloqui clandestini (in realtà risaputi) tra la direzione dell'Osoppo, che aveva rifiutato di inquadrarsi nelle formazioni titine, e il comando delle SS e almeno in una caso tra l'Osoppo e la X MAS di Junio Valerio Borghese, con l'intento da parte fascista e nazista di costituire un fronte contro l'avanzante "slavocomunismo" - e almeno retrospettivamente, da parte dell'Osoppo, con l'intento di raggiungere un'accordo sull'"umanizzazione" della guerra.
Agendo in questo modo le formazioni Osoppo ricaddero sotto l'ordinanza del Comando Volontari della Libertà che a livello di direzione Italia Nord nell'ottobre 1944 qualificavano di "tradimento" - e questo in tempo di guerra equivale alla fucilazione - ogni trattativa con il nemico (direttiva ripresa dal CVL del Triveneto nel novembre 1944). D'altra parte queste trattative non si conclusero con alcun accordo (ed altrettanto vero era che l'applicazione rigida delle direttive militari nelle formazioni partigiane fu
raramente attuata): le formazioni Osoppo non furono l'equivalente italiano dei belogardisti e delle Guardie Azzurre slovene che si schierarono militarmente con i nazisti - anzi parteciparono patriotticamente insieme ai garibaldini alla liberazione di diverse zone friulane a cavallo tra l'aprile e il maggio 1945.

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In questo intreccio e in questa contraddizione prese forma l'azione dei GAP di "Giacca"-Toffanin contro gli osovani di "Bolla"-De Gregori nel febbraio 1945. Il 7 febbraio del '45 un centinaio di partigiani garibaldini, capeggiati dal gappista comunista Mario Toffanin, detto "Giacca", e da Fortunato Pagnutti, detto "Dinamite", salirono alle pendici dei monti Toplj-Uork, un gruppo di malghe a un'ora da Porzus, dove si trovava il quartier generale della Brigata Osoppo. Qui disarmarono il comandante della Osoppo Francesco De Gregori (capitano degli Alpini, nome di battaglia "bolla", zio del cantautore) e lo uccisero, insieme al commissario politico del Partito d'Azione Gastone Valente ("Enea"), al ventenne Giovanni Comin ("Gruaro") e a Elda Turchetti (indicata da Radio Londra come presunta "spia" dei tedeschi, ma assolta dopo un processo dai partigiani verdi). L'altro comandante delle Osoppo, Aldo Bricco ("Centina"), pur ferito a colpi di mitra riuscì a fuggire. I gappisti si fecero aprire i bunker, impadronendosi del materiale di un aviolancio procurato dalla missione dell'inglese Thomas Roworth (Nicholson), e fecero prigionieri altri 16 osovani, tra cui Guido Pasolini ("Ermes"), fratello dello scrittore, portandoli al Bosco Romagno. Nei giorni seguenti, dopo sommari processi, li fucilarono (due però furono risparmiati e passarono nelle file dei Gap). L'accusa per tutti era quella di osteggiare la politica di alleanza con la resistenza jugoslava di Tito e di trattare con i tedeschi e con i fascisti della X Mas di Borghese per un'intesa volta ad impedire l'annessione di territori italiani alla Slovenia. Sette anni dopo, nel '52, trentasei dei responsabili dell'eccidio, tra cui Toffanin (che però era riparato in Jugoslavia), furono condannati a 777 anni di carcere, con sentenza confermata in appello. In seguito a varie amnistie, furono liberati. A De Gregori fu riconosciuta la medaglia d’oro al valor militare alla memoria.

 

pallanimred.gif (323 byte) La testimonianza di Vanni

"L'eccidio di Porzus e del Bosco Romagno, dove furono trucidati 20 partigiani osovani, è stato un crimine di guerra che esclude ogni giustificazione. E la Corte d'Assise di Lucca ha fatto giustizia condannando gli autori di tale misfatto. Benché il mandante di tale eccidio sia stato il Comando sloveno del IX Korpus, gli esecutori, però, erano gappisti dipendenti anche militarmente dalla Federazione del Pci di Udine, i cui dirigenti si resero complici del barbaro misfatto e siccome i Gap erano formazioni garibaldine, quale dirigente comunista d'allora e ultimo membro vivente del Comando Raggruppamento divisioni "Garibaldi-Friuli", assumo la responsabilità oggettiva a nome mio personale e di tutti coloro che concordano con questa posizione. E chiedo formalmente scusa e perdono agli eredi delle vittime del barbaro eccidio. Come affermò a suo tempo lo storico Marco Cesselli, questa dichiarazione l'avrebbe dovuta fare il Comando Raggruppamento divisioni "Garibaldi-Friuli" quando era in corso il processo di Lucca. Purtroppo, la situazione politica da guerra fredda non lo rese possibile".

Giovanni Padovan "Vanni" già commissario politico della divisione Garibaldi-Natisone

 

pallanimred.gif (323 byte) Gli antefatti storici (da un articolo di Piero Fortuna)

E' inevitabile richiamare la memoria storica di quanto accadde tra l’autunno del 1943, dopo il collasso seguito all’armistizio, e la primavera del 1945 nel Friuli e nella Venezia Giulia, accomunati dai tedeschi – assieme all’Istria e alla Dalmazia – nell’Adriatische Küsterland, una grande provincia di cui faceva parte anche l’Alto Adige, annesso alla Germania e governato dal Gauleiter Reiner, che risiedeva a Trieste.
Di fatto, una situazione paradossale. I fascisti sono appena tollerati. A Trieste, in Istria e in Dalmazia i tedeschi appoggiano gli slavi anticomunisti e nominano direttamente i capi delle amministrazioni locali. In Friuli la Resistenza incomincia subito. Già il 12 settembre, arrivando a Gorizia, i soldati della 71ª divisione di fanteria tedesca e della 24ª divisione blindata che dipende dal 2º Panzernkorps, una delle più forti unità di Rommel, si scontrano vicino alla stazione ferroviaria e al campo di aviazione di Merna con alcune centinaia di operai dei cantieri di Monfalcone che si sono organizzati in una Brigata proletaria assieme agli uomini del 1º distaccamento Garibaldi formato da Mario Lizzero sui monti di Cividale. Nella furiosa battaglia durata quattro giorni intervengono anche alcune formazioni di partigiani sloveni. Vi sono morti e feriti da tutte le parti. Alla fine, la brigata proletaria deciderà di sciogliersi. E i superstiti si riorganizzeranno nella brigata Garibaldi-Trieste e nelle brigate della Bassa Friulana. Anche nel Cividalese, a Zapatok, sopra Pulfero, si è costituita una formazione partigiana di Giustizia e libertà, comandata da Fermo Solari e costituita fra gli altri da Nino Del Bianco e dai fratelli Carlo e Luciano Comessatti, che più tardi confluirà nella Osoppo.
Sono passati pochi giorni dall’armistizio e la Resistenza in Friuli e nella Venezia Giulia è già incominciata. Quello che accadrà nei mesi successivi è noto. In Friuli il movimento partigiano controllerà un anno dopo la “repubblica” della Carnia – la cui giurisdizione si estenderà su 38 comuni, 160 centri abitati e 90 mila persone – e il triangolo Tarcento-Bergogna-Cividale.
Durerà poco. I tedeschi, che nel frattempo si sono arroccati sugli Appennini lungo la linea Gotica, hanno ammassato 55 mila uomini lungo il Tagliamento e con l’aiuto dei cosacchi del generale Pietro Nikolaievic Krassnov – l’ex ufficiale zarista autore del romanzo Dall’aquila imperiale alla bandiera rossa – riprendono il controllo della situazione. La divisione Garibaldi, non senza contrasti tra i capi, passa alle dipendenze operative del 9º Corpus sloveno che presidia l’alta valle del Natisone, il Cividalese, il Collio e il territorio a nord di Gorizia. L’Osoppo, invece, rifiuta l’integrazione con le truppe di Tito, e quel che ne resta dopo i combattimenti e i rastrellamenti di fine estate si attesterà lungo la Pedemontana.
Da quel momento incomincia un periodo di grande tensione fra il comando della Osoppo e le altre formazioni italiane integrate nel 9º Corpus. Il comandante De Gregori (Bolla) invia numerosi rapporti al Corpo volontari della libertà e al Comitato di liberazione nazionale di Udine sulla “questione slovena” chiedendo accordi diplomatici, soluzioni politiche «e apporto di forze per potenziare le possibilità di reazione di questo comando». Ed è in quel clima di sospetto, di sfiducia, di allarme per le pretese titine sui territori orientali del Friuli, del Goriziano e della provincia di Trieste che il 7 febbraio 1945 maturerà l’eccidio di Porzûs: 21 fazzoletti verdi – tra i quali oltre a Bolla, Enea, il fratello di Pier Paolo Pasolini – trucidati da un commando guidato da Mario Toffanin – nome di battaglia Giacca – misteriosamente costituito il 2 febbraio a Orsaria, presso Cividale, e altrettanto misteriosamente sciolto qualche giorno dopo.
Padovano, questo Giacca è un personaggio enigmatico. Ancora prima dell’8 settembre ha militato con i partigiani di Tito ed è comparso improvvisamente in Friuli nell’agosto del 1944. La sua è una guerriglia personale che si svolge fuori degli schemi delle grandi formazioni partigiane garibaldine. Da chi è venuto l’ordine del massacro? Circostanze oscure hanno sempre avvolto la tragica vicenda. Dopo la guerra, Giacca riparerà in Jugoslavia. (da Il Messaggero Veneto, 5 maggio 2002)

pallanimred.gif (323 byte) Porzus, una Yalta giuliana Il saggio storico di Giovanni Gozzer

pallanimred.gif (323 byte) La strage di Porzus, la verità del partigiano Lino. Parla monsignor Aldo Moretti, medaglia d'oro al valor militare, (di Alberto Bobbio, Famiglia Cristiana, n. 36, 10 settembre 1997)

pallanimred.gif (323 byte) Porzus e i fratelli Pasolini. Il fratello del regista e poeta PierPaolo Pasolini, Guido, fu ucciso a Porzus: documenti sulla vicenda e una poesia.

 

info.gif (232 byte) per saperne di più:

pallanimred.gif (323 byte) Bibliografia su Porzus e sulle Foibe

pallanimred.gif (323 byte) Porzus, il film Scheda e recensioni sul film del '97 di Renzo Martinelli che ha riaperto il dibattito sull'eccidio di Porzus del 1945.

pallanimred.gif (323 byte) La strage di Porzus un'ombra cupa sulla Resistenza Articolo di Paolo Dotto (storiainnetwork)








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