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Islam

ISLAM Fede, politica, personaggi
Un
dizionario ragionato
di Igor Man
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LISLÀM, secondo Braudel, è una lunga strada che, dallAtlantico
al Pacifico, passa attraverso la rigida massa possente del Vecchio Mondo. Lislàm è
una religione (anche) ascetica ma dura, per uomini abituati al sole. Lislàm è le
mille conseguenze dellimmenso vuoto umano chiamato deserto che un
uomo(Mohammed)toccato dalla Grazia, colma col Verbo, al Quran, il Corano. La storia
dei rapporti fra islàm e cristianesimo è una storia di malintesi, ma come scrive bene
Louis Gardet, noi siamo disinvolti nello scordare i nostri errori passati, i nostri
giudizi a priori sullislàm, le nostre interpretazioni così poco esatte delle
credenze, delle attitudini spirituali dei musulmani. In quale misura, però, abbiamo il
diritto di aspettarci il medesimo sereno oblio da parte dei nostri interlocutori?
Cerchiamo piuttosto di ricordare quanti esseri umani vi sono tuttora nel Medio Oriente, in
Asia, in Africa che soffrono per le ferite che la Storia degli ultimi secoli ha inferto
alla loro coscienza di credenti, alla loro dignità di popoli. Ma -si obietterà- i
musulmani uccidono, massacrano: vedi lAlgeria, vedi lo stesso mite Egitto, vedi la
Bosnia, vedi le stragi provocate dai kamikaze. Nel Corano è scritto che uccidere una
persona è come uccidere tutta lumanità, sicché colpevole dellattentato, del
massacro è chi lo compie, non lislàm. E questo non è un dizionario, è soltanto
il tentativo di aiutare chi legge il giornale, ascolta la radio, vede la tv e si imbatte
in continuazione con parole arabe, con sigle spesso indecifrabili o,peggio, tradotte tanto
ambiguamente da confondere le idee. Aiutare il grande pubblico che consuma informazione a
districarsi meglio nel labirinto quotidiano della notizia; aiutarlo a farsi unidea
un po più precisa anche se (necessariamente) sommaria, dellislàm
giustappunto. Un tentativo onesto di mondare, per quanto possibile, dallequivoco linformazione
quotidiana. Un tentativo che nasce da una carovana di persone e pensieri, incontrati,
studiati durante cinquanta anni di reportages in terra dislàm. Una sorta di
sussidiario, ecco: per capire meglio fatti, misfatti, personaggi (di ieri, di oggi)
direttamente o non legati a quellassemblaggio poderoso (e pauroso per molti versi)
che chiamiamo islàm. Un miliardo e duecentomila persone, dalla Bosnia allIran, allIndonesia
passando per il Nordafrica, il Sudan e il Bangladesh. Una poderosa armata di popoli:
ricchi e poveri, in via di sviluppo o senza speranza ma tutti, proprio tutti, percossi dal
cosiddetto Risveglio islamico. Una mistura di fede, violenza e spontaneismo, uno
spasmodico Jihad (sforzo)di riappropriazione didentità. Vastissima, immensa. ABU
Nidal. Una conchiglia vuota, via via riempita da orrendi attentati. Ne ricorderemo uno per
i tanti, la strage di Fiumicino (1985). Fondatore e boss di questa anonima assassini senza
anonimato è il palestinese Sabri al-Banna, espulso da Arafat e rifugiatosi a Damasco con
tanto di targhetta dottone dellufficio nel cuore della città. Dopo Lockerbie,
Assad lo prega di sgomberare il campo ed egli si rifugia in Iraq. Nel 1986, a Taurgia,
nella tenda (vera) di Gheddafi domandai al Colonnello come giudicasse al-Banna (nome di
battaglia Abu Nidal), e Gheddafi rispose: «E un combattente valoroso per la
liberazione della Palestina». «Mi dispiace, Colonnello,-lo interruppi- ma io le dico che
è uno sporco assassino». Gheddafi impallidì, fece allontanare Mustafa, linterprete,
parlammo in inglese. Due giorni dopo Abu Nidal scomparve da Tripoli. Dicono che sia «in
sonno», altri vuole che sia malato di cancro.
ABU Sayyaf. E il più piccolo, ma anche il più radicale dei gruppi islamici che
operano nel sud delle Filippine; il suo scopo è quello di creare uno Stato islamico in
quelle province. E arrivato a sequestrare trenta turisti occidentali in unisola
della Malaysia, tenendoli in ostaggio per mesi, fino al rilascio, ottenuto grazie alla
mediazione del leader libico Muammhar Gheddafi. Avrebbe il Vaticano tra i propri obiettivi
e un suo membro ha attentato alla vita di Paolo VI durante lo storico viaggio nelle
Filippine.
AL-GAMAA al-Islamiya. E il più grande dei gruppi estremisti islamici egiziani, nato
nei Settanta; nel marzo 1999 ha proclamato un «cessate il fuoco» con esiti incerti. E
considerato responsabile dellattacco a Luxor, nel novembre del 1997, costato la vita
a 58 turisti stranieri. Ha rivendicato anche il fallito attentato contro il presidente
egiziano Hosni Mubarak ad Addis Abeba nel giugno del 1995. E la bestia nera della
leadership egiziana.
ALLAH. Dio. Assoluto e unico: per i cristiani, per gli ebrei e per i musulmani. I
cristiani pregano il Signore Iddio e si rimettono alla sua volontà. Gli ebrei onorano
Dio, chiamandolo Yhwh, Yavé, i musulmani si arrendono allincontestabile volere di
Allah. Nel Corano, al Quran, la Parola, il Libro dei Musulmani dettato da Dio al Profeta
Maometto per il tramite dellArcangelo Gabriele, nella settima Sura (o capitolo), il
verso 180 dice: «Ad Allah appartengono i nomi più belli, invocatelo con quelli». E il
Profeta Maometto afferma: «Allah ha novantanove nomi: cento meno uno; tutti coloro che li
terranno a memoria entreranno in Paradiso». I nomi sempre ricorrenti sono: il
Compassionevole e il Misericordioso. Ma Allah è soprattutto al Muhyi, al Mumit, Colui che
dà la Vita, Colui che dà la Morte. E qui il «segreto» (forse) dellaccettazione
paziente della morte da parte dei Musulmani. «Oh uomo che aneli al tuo Signore, ora lo
incontrerai» (Corano, LXXXIV,6). Il Dio dellislàm rivela la sua parola, non se
stesso. Egli resta mistero inaccessibile. Non esiste iconografia: né di Dio, né di
Maometto. La fede musulmana è testimonianza che viene resa, non è esperienza
direttamente vissuta. Grande Padre, e insieme dolcissima Madre immensa dellislàm,
è Abul Quasim ibn Abdallah el Mohammed, vale a dire Maometto, il profeta, lInviato
di Dio.
AL Qaeda. La Base è lorganizzazione creata da Osama bin Laden nei Novanta con lobiettivo
di «ristabilire lo Stato islamico nel mondo». Dalla costola della Base nasce la Rete.
Gli Stati Uniti indicano in Osama bin Laden il mandante dellinimmaginabile strage di
New York dell11 settembre 2001. E lui il «nemico numero uno», responsabile
anche degli attentati del 7 agosto del 1998 contro le ambasciate americane in Kenya e
Tanzania, costate la vita a 224 persone e il ferimento di oltre quattromila.
ARMATA islamica di salvezza (AIS). Riconosce lautorità dei capi storici del FIS
(Fronte Islamico di Salvezza) e opera in Algeria. Il FIS, forte della netta vittoria alle
amministrative, si avviava a stravincere le elezioni politiche del 1991, ma lesercito
con un «golpe bianco» annullò la consultazione. I capi storici finirono in galera. Fu linizio
della tremenda guerra civile tuttora in corso in Algeria.
CASO Rushdie. In tutto il Corano, a leggerlo senza prevenzione, non cè una parola
che consenta la condanna a morte per un «delitto dopinione». Pochi mesi fa,
invece, i conservatori iraniani hanno confermato la sentenza di morte (fatwa) emessa nel
1989 contro lo scrittore indiano Salman Rushdie. In un comunicato diffuso dallagenzia
di informazioni Irna, lOrganizzazione per la propaganda islamica (Ipo) ha chiesto ai
musulmani di portare avanti «leditto divino e mondare le parole di questo Satana
mercenario». Lo scrittore indiano è ritenuto responsabile di aver fatto dichiarazioni
blasfeme contro lislàm nel suo libro «I versetti satanici». Da allora vive in
Inghilterra sotto la stretta protezione dei servizi segreti britannici. In realtà il
Corano non centra con le regole inquisitorie introdotte nel mondo islamico nel corso
dei secoli da questo o quel Califfo, così come Gesù non è certamente responsabile delle
Crociate o dellInquisizione. Davanti alla fatwa emessa da Khomeini, assurda,
aberrante per ogni spirito libero, volterriano (ma dal suo punto di vista non proprio
campata per aria) è evidente che lintegralismo religioso nuoce allislàm
quanto lInquisizione che stabilì il «delitto dopinione» nuoce al
cristianesimo. Non si può da parte dei musulmani imporre ladesione allislàm.
In analogia a quanto postula il Nuovo Testamento, credere nel Vero Dio è il risultato di
una scelta e di una decisione personale, equivalente alla conversione. Nel Corano vè
tolleranza verso le altre religioni. «Non si può pretendere di costringere gli uomini ad
essere credenti a loro dispetto» (X,99). Durante lEgira, cioè il cammino dalla
Mecca a Medina e viceversa, più volte Maometto dirà agli idolatri: «Venite,
discutiamo...». Lintegralismo islamico può essere sconfitto proprio in nome del
Corano.
CINQUE Pilastri. Sono i punti fondamentali dellislàm, che è oggi in termini
numerici la prima religione del pianeta (la praticano infatti un miliardo e 200 milioni di
fedeli). I cosiddetti «Cinque Pilastri dellislàm» sono la professione di fede, la
preghiera (salat), lelemosina (zakat), il digiuno, il pellegrinaggio (hagg). La
professione di fede: testimoniare che non vi è altro Dio allinfuori di Allah e che
Maometto è il suo inviato. La preghiera (salat, cioè la preghiera rituale) va recitata
cinque volte in un giorno. Alba, mezzodì, metà del pomeriggio, tramonto e sera. Si prega
con il capo rivolto verso la Mecca, dovè la Kaaba, il santuario che custodisce la
«pietra nera», probabilmente un meteorite. La tradizione vuole che sia stato Abramo a
collocarla là e si vuole ancora che in origine la pietra fosse bianca e mutò colore per
lassommarsi dei peccati umani. Lelemosina o zakat, una tassa spontanea.
Controllata non dal Fisco bensì da Dio. Serve per educare luomo ad essere guidato
dalla propria coscienza. E lui stesso che dà lofferta ai poveri. Il digiuno:
durante il mese di Ramadan (il nono del calendario lunare) è dobbligo digiunare, e
non fare sesso, dallalba al tramonto. Il pellegrinaggio, o hagg, va eseguito almeno
una volta nella vita, beninteso per chi ne abbia la possibilità. Islàm e cristianesimo
affermano entrambi lUnicità di Dio. Tema, questo, che non figura nel Nuovo
Testamento, nei Vangeli e ciò per una ragione molto semplice: Gesù e i suoi apostoli
erano ebrei e rispettavano il dogma. Al contrario, nel Corano il monoteismo occupa uno
spazio assai ampio.
CORANO. Nel Corano è scritto che uccidere una persona è come uccidere tutta lumanità,
sicché colpevole dellattentato, del massacro è chi lo compie, non lislàm.
La Parola (in arabo Quran: lettura ad alta voce) fu enunciata da Maometto oralmente,
in versetti che «avevano il ritmo maestoso e il suono della poesia». Il Corano è
composto di 114 capitoli o Sure. Per i musulmani non va discusso o analizzato come si fa
con la Bibbia, coi Vangeli, con la Torah giacché «è opera di Dio». Allah lo ha infatti
dettato a Maometto affinché questi lo diffondesse sulla Terra. E immutabile e
riassume tutte le regole della corretta condotta musulmana (persino il galateo). Per lIslam
gli inviati di Dio sono quattro: Abramo, «lamico di Dio». Mosè, «linterlocutore
di Dio». Gesù «che procede dalla Parola e dallo Spirito di Dio» e infine Maometto «il
sigillo, colui che ha perfezionato la religione». Col capo poggiato sul grembo della cara
sposa Quadija (alla quale rimase sempre fedele), mentre lei gli accarezzava la fronte
sudata, Maometto parlò per la prima volta della Rivelazione. La sua compagna gli
consigliò di discuterne con gli altri della tribù «quando ti sentirai in pace col tuo
cuore, con la mente pulita». Maometto sapeva che sarebbe stato difficile per gli
«altri» credergli e infatti la sua predicazione trovò pochi (e perplessi) seguaci.
Così la piccola comunità che sera formata intorno a lui, emigrò dalla Mecca a
Yathib (Medina) compiendo lEgira(higra). Qui il Profeta fece disporre un muro a
secco tuttin giro a una palma, al fine di separare «da cio che è impuro» la gente
venuta ad ascoltarlo e, quindi, a meditare, e infine a pregare con lui in quel recinto
che, se vogliamo, fu la prima moschea dellislàm. Maometto (che da giovane era stato
«padrone del deserto» e «uomo di spada»), poggiato al tronco duna palma,
trasmetteva ai suoi seguaci la parola di Dio dettagli da Gabriele. Ha quarantanni
Maometto quando, allo scoccar del tramonto, vale a dire allorché il colore neutro delle
dune diventa rame fuso, vede larcangelo che gli rivela il suo destino profetico.
Aveva quarantanni, dicono numerosi testi antichi, forse perché 40 è un numero
altamente simbolico nella cultura semitica. Il diluvio dura 40 giorni, Mosè erra con gli
ebrei 40 anni nel deserto prima di ascendere alla Terra Promessa e 40 sono i giorni chegli
trascorre sul Monte Sinai. Infine 40 sono i giorni di Gesù solo nel deserto, con se
stesso, di fronte al Padre suo.
FEDELI della parola. Sono confluiti nel febbraio 1992 nel Movimento Islamico Armato (MIA)
e poi nellArmata Islamica di Salvezza (AIS). Lorganizzazione, fondata da
Kemereddine Kherbane (poi rifugiato politico a Londra), è guidata attualmente dallemiro
Abderrahman Abu Djamil che ha combattuto in Bosnia. In concreto opera agli ordini del GIA,
il Gruppo islamico armato algerino: una galassia di gruppi e gruppuscoli (tra i quali gli
«afghani») che uccidono per il gusto di uccidere.
FRONTE per la Liberazione della Palestina(Flp). E il gruppo responsabile del
sequestro della nave «Achille Lauro» nel 1985 e delluccisione dellebreo
americano Leon Klinghoffer. Euna sigla nata alla metà degli anni Settanta da una
scissione del Fronte popolare per la liberazione della Palestina-Comando Generale. Si è
divisa successivamente in fazioni pro Olp, pro Siria e pro Libano. A capo Abu Abbas, una
sorta di «miles gloriosus» in versione mediorientale.
FRONTE popolare per la liberazione della Palestina- Comando generale(FPLP-CG. Nato nel
1968 da una scissione del Fronte popolare per la liberazione della Palestina (FPLP) è
guidato da Ahmad Jabril, agente del Deuxième Bureau (servizio informazioni), ha il suo
quartier generale a Damasco e si oppone al processo di pace.
FRONTE Popolare per la Liberazione della Palestina(FPLP). E un gruppo
marxista-leninista fondato nel 1967 da George Habbash, un pediatra cristiano, colui che
nei Settanta «inventò» il dirottamento degli aerei di linea «per richiamare lattenzione
del mondo sulla tragedia palestinese». Faceva saltare gli aerei, curando che ne
sbarcassero prima i passeggeri. Per questa sua pratica, culminata nella stage allaeroporto
di Lod, Arafat lo espulse dallOLP. Esule in Siria è da poco andato in pensione. Ha
ripreso i contatti con lOLP, ma rifiuta gli accordi di Oslo.
(la Stampa, 28 settembre 2001)
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