a cura di Massimo Rendina
Lo scoppio quasi simultaneo di undici
ordigni (due zainetti imbottiti di plastico non sono esplosi) in quattro stazioni
ferroviarie di Madrid, l'11 marzo scorso -201 i morti, cifra forse destinata a salire,
mentre scriviamo, dato che 13 degli oltre mille
feriti sono tra la vita e la morte- ha riportato in primo piano l' attenzione mondiale
-se mai essa si fosse attenuata- sulla questione del terrorismo, sulla sua genesi e sulle
sue tragiche varianti.
Il terrorismo è infatti fenomeno complesso, dalle molte modalità e
dalle molte motivazioni, definibile storicamente solo se accompagnato da termini che lo
qualifichino, come, ad esempio, terrorismo rivoluzionario francese -che si fa risalire alle decapitazioni dei nobili e degli avversari
politici con la ghigliottina ordinate dal Comitato di salute pubblica , in mano ai
Giacobini, durante i due anni che vanno dall' agosto 1792 sino al 27 luglio 1794, con la
caduta di Robespierre -, nichilista prima, ad opera dei
socialisti rivoluzionari russi e degli anarchici, poi di anarchici o seguaci
delle nuove idee egualitarie che, con azioni
dinamitarde o ricorrendo ad armi individuali, operarono tra la seconda metà dell'
Ottocento e gli inizi del Novecento in Russia,
contro lo zarismo, e poi, gli anarchici ma anche nazionalisti, con l' eliminazione fisica
in altre nazioni europee Europa di appartenenti alle case regnanti e esponenti politici di
regimi autoritari. L'estremismo ideologico anarchico si rivolse in forma violenta anche
contro coloro che potevano essere definiti simboli del potere, pur privi di un ruolo
effettivo in società però segnate da forti ingiustizie sociali e dal
rigore poliziesco. L'uccisione di Elisabetta d' Austria
pugnalata il 10 settembre 1898
da un anarchico italiano è emblematica.
Anche la formazione e lo sviluppo degli Stati Uniti fu accompagnata
da atti terroristici di vario tipo, originati,
alcuni, dalla politica abolizionista della schiavitù
(assassinio di Lincoln , l'anno della fine della guerra civile, 1865, due
anni dopo, appunto, la proclamazione della fine dello schiavismo) e sino a non molto tempo
fa (uccisione di Luther King, 1964) dall' emancipazione dei negri americani. Uccisione di
King preceduta poco prima dall' assassinio di
Jonh F. Kennedy (22 settembre 1963), rimasta misteriosa quanto ai mandanti, ma che molti attribuiscono alla politica
antidiscriminatoria nei confronti delle minoranze.
Gli Stati Uniti hanno vissuto varie stagioni, anche non lontane,
improntante dal terrorismo, anarchico, comunista internazionalista, dall' estremismo nero
(The Black Liberation Army) a quello di gruppi anarcoidi, con lo scoppio di ordigni,
rapimenti, uccisioni, non disgiunti dall' assalto alle banche. Clamoroso il rapimento di
Patricia Hearst, figlia del magnate dell'
editoria, il 4 febbraio 1974, che si convertì,
forse plagiata, lei stessa al terrorismo.
La difficoltà di stabilire una qualche tipologia del terrorismo
-anche per l' intreccio tra violenza politica, ideologica e delinquenza comune, date le prove accumulate anche in relazione a fatti
recenti- è dovuta pure all'uso improprio che si fa di tale parola. Persone, sette,
movimenti, bande, si sostiene, sono di
terroristi se incutono terrore. Così è terroristica, sin dai primordi dell' umanità
ogni forma di potere che si regga sull' intimidazione e la paura suscitata. Terroristi
sono per taluni storici anche i Thugs (i
primi delitti per strangolamento effettuati dalla setta in onore della dea Kalì risalgono al 1326, e se ne contano anche nella
prima metà del Novecento); terrorista la "società degli accoltellatori" che
nel Ravennate uccideva sul finire del
Novecento su commissione (affiliati erano anche alcuni nobili); terroristi gli
"uomini leopardo" dell' Africa nera. Terroristi persino i
"flagellanti" che le cronache attorno al 1350
descrivono come massacratori di innocenti, specie se ebrei ; terroristi gli "assassini" (dediti all' haschisch)
della setta ismailita che agiva nel Duecento, passata dalla Persia al vicino Oriente. Terroristi altresì i
"Tupamaros" (dal rivoluzionario peruviano Tupac Amaru II, un indio che si
rivoltò nel Settecento contro gli spagnoli) i cui epigoni ridotti in piccoli gruppi sono
ancora in Uruguay.
Il terrorismo
(definizione estensiva e a volte impropria) se
vogliamo cominciarlo a considerarlo con le caratteristiche "moderne"
-guerriglia, atti dinamitardi, assalti alle banche rapimenti a fine propagandistico ma
anche di estorsione, occupazione di vaste zone istaurandovi una sorta di stato
indipendente- assume dimensioni di grandi proporzioni in America Latina, evolvendosi in
varie forme, dopo la sommossa dei contadini in Colombia nel 1928. Questa era stata
ispirata dal partito comunista colombiano, ma
una parte rilevante (come avrà anche il altri paesi sudamericani) la ebbe la Chiesa cattolica, o meglio, sacerdoti cattolici delle zone rurali che si facevano interpreti delle
condizioni cui è tuttora costretto il sottoproletariato. E', questa una costante
rivoluzionaria, presente nei movimenti sudamericani, con le molte varianti relative alla
messa in pratica del marxismo leninismo. Come è costante la presenza degli Stati Uniti -e per essi la CIA-
nelle azioni di repressione della guerriglia, nel sostegno a governi
autoritari, creando molte difficoltà negli analisti politici quando riesce loro difficile distinguere tra azione politica a difesa e promozione della
democrazia e sostegno repressivo per difendere ed espandere la presenza economica
finanziaria americana.
La questione diventa ancor più complicata se entra in giuoco la
produzione di stupefacenti e il narcotraffico, con la complicità dei governanti e, sul
fronte opposto ma ugualmente a carattere delinquenziale senza attenuanti di sorta, dei
guerriglieri.
Il terrorismo contemporaneo mediterraneo
e europeo -chiamiamolo così, per intenderci- comincia -ma trovare gli inizi in tale materia può essere
arbitrario, tenuto conto ad esempio del movimento indipendentista irlandese che ha le
radici all' inizio del Novecento- con il secondo dopoguerra, in Palestina, quando le
organizzazioni ebraiche, Haganah (costituita già nel 1920 nell' ambito del movimento
sionista), Hirgun e Stern, compiono attacchi e azioni dinamitarde contro gli inglesi che
occupavano la regione. Uno degli episodi più clamorosi fu la distruzione con esplosivo, il 22 luglio 1946, dell' hotel King David di Gerusalemme, sede del quartier
generale britannico (un centinaio di morti tra inglesi, arabi ed ebrei). Cessato il
mandato inglese (1947), effettuata per decisione dell' ONU la partizione del territorio e
costituito poi lo stato di Israele, furono i palestinesi a dare dimensione e forza ai
gruppi terroristici e di guerriglia antiebraici. Nel movimento si sono ineriti anche
protagonisti provenienti da altre aree etniche mediorientali. terroristi sudamericani,
europei e persino giapponesi. I terroristi palestinesi espandono a loro volta l' azione di intimidazione e di morte oltreconfine
(dirottamenti di aerei, massacro di alcuni componenti della rappresentativa israeliana
alle Olimpiadi di Monaco, sequestro della Achille Lauro, attacchi indiscriminati a
passeggeri negli aeroporti, ecc), Siria, Iraq,
Iran e elementi di primo piano della casa regnante saudita alimentano le organizzazioni
terroristiche palestinesi, marcatamente nazionaliste o ispirate al rivoluzionarismo
marxista leninista o, con incidenza vieppiù crescente, al fondamentalismo islamico che ha
carattere locale (come in Algeria, con bande
che effettuano, si può dire sistematicamente, orrende stragi di innocenti, anche di
donne,vecchi,bambini, marginalmente riportate dalla stampa) o internazionale. Dal
fondamentalismo islamico, con cararattere antioccidentale,
ecco uscire in primo piano come stratega e finanziatore il saudita Bin Laden che al
terrorismo dà carattere tecnico scientifico,
innovando le modalità cospirative e le
strategie tradizionali. Obbiettivo i luoghi simbolici del potere economico e politico (le
torri gemelle di New York, il Pentagono a Washington) ma soprattutto la gente comune
(così che nessuno possa sentirsi al sicuro). Questa la nuova fase, appunto: la strategia
del terrore rivolta comunque e dovunque (non
nuova, anche se la similitudine storica è improponibili, dato che la seconda guerra mondiale è detta guerra totale
perchè inestinguibili i civili dai militari: il numero dei militari morti 32 milioni,
quello dei civili 20 milioni, cui vanno aggiunti i
26 milioni di esseri umani soppressi nei campi di sterminio nazisti e giapponesi).
In questa sintesi -compiuta in modo sommario, i cui elementi sono
rinviabili alla ricca documentazione presente
nella "rete delle reti"- non possono mancare riferimenti ai movimenti del "terrorismo rosso" in
certo modo paralleli, e con molte analogie,
esauriti in Germania dopo l' arresto (estate
1972) del gruppo Baader-Meinhof, e ancora presente con un'a sparuta appendice , forse
annientata, delle Brigate Rosse in Italia (assassinati D'Antoni e Biagi). Non ne rifaremo
qui la storia anche se ai molti interrogativi, e
particolarmente, per quanto riguarda l' Italia, a quelli relativi al rapimento e
assassinio di Aldo Moro, non sono state date risposte esaustive. Ciò che ci preme rilevare (e ripetere) è la
ferma, inequivocabile condanna del brigatismo rosso da parte delle associazioni
partigiane, E ciò contro ogni tentazione (e illazione) di trovare nelle Brigate Rosse le
stesse motivazioni della Resistenza ( tra l'
altro "tradita", non portata a termine con la rivoluzione proletaria, colpevoli,
secondo taluni brigatisti, gli stessi partigiani e il Partito Comunista dimentico dei propri ideali).
Un capitolo a parte
meriterebbe anche il "terrorismo nero" che
si inserisce, con lo stragismo-la sequela dei fatti più sanguinosi, rimasti "senza
colpevoli": Milano,piazza Fontana , 1969; Brescia, piazza della Loggia, 1974; stesso
anno, treno Italicus; stazione di Bologna, 1980 ; treno Napoli-Milano, 1984- tra i misteri insoluti che ancora tormentano la
coscienza democratica degli italiani.
Nello scenario complesso, che sta interessando -con il denominatore
comune e generico: terrorismo- tutto il mondo, agiscono dunque, ripetiamo, movimenti con connotazioni e proporzioni diverse e
imparagonabili (il terrorismo nelle Filippine non ha somiglianza , neppure quanto a
motivazioni, con il terrorismo insurrezionale ceceno, o irlandese, o basco, né l'hanno i
gruppi armati in Africa che reagiscono alla feroce occupazione militare del governo sudanese con quanti si combattono tra
loro, nello stesso continente, per la
supremazia tribale o per il possesso dei bacini diamantiferi, né hanno caratteristiche
comuni ad altre le azioni a base di gas velenosi e mediante vari tipi di violenza compiute
da certo terrorismo giapponese). Ne consegue una certa difficoltà a seguire la politica
dell' antiterrorismo -come disinfestazione del mondo- di cui si fanno promotori gli Stati
Uniti, seguiti pure dall' Italia in forma pedissequa -senza una benché minima autonomia
nelle analisi e nelle proposte anche nel distinguere il terrorismo dalla guerriglia in
Iraq-: difficoltà dovuta al proposito della leadership politica, economica, militare
americana -che continua ad ignorare spirito e sostanza delle Nazioni Unite- di eliminare
gli effetti del terrorismo ( o, meglio, dei terrorismi, come si detto) e non le cause se non addossandole agli stati canaglia(il
che rende inane ogni risultato concreto e apre la strada
alle avventure militari come quella in Iraq). Schemi e teorie addirittura
incomprensibili anche dal punto di vista della morale corrente quando non sono canaglie i
dittatori amici degli americani o si voglia combattere sino in fondo -ed è giusto farlo-
il terrorismo antioccidentale originato dal
fondamentalismo islamico, lasciando però solo
a qualche citazione giornalistica le stragi terroristiche in Algeria, in Africa e in altre
parti del mondo. Ma soprattutto non ci si ponga il problema
della "necessità della sopravvivenza" con la costruzione di un
mondo dove vengano eliminati gli squilibri tra
aree geopolitiche e i dissesti ecologici, l'ecatombe per fame specie di bambini, stragi
apocalittiche per malattie, inedia, ambiente degradato,
predicazione inascoltata ( e
ammonimento ultimativo) da parte di Kofi Annan e
dei richiami delle Chiese cristiane, in prima fila quella cattolica con Giovanni Paolo II.