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La questione afghana

Il dramma delle donne afghane

"Divieti, integralismi e bombe
ecco la nostra vita senza futuro"

Parla la portavoce della "Rawa", l'Associazione rivoluzionaria delle afgane

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di STEFANIA DI LELLIS

«SA COSA significa avere paura e non poter fuggire? Pensare ogni mattina che le bombe stanno per cadere sulla tua testa, ma tu non puoi muoverti, uscire, andare a chiedere informazioni, unirti ad altre persone, cercare un rifugio? Ecco, così le donne dell'Afghanistan aspettano la guerra, nella prigione che i Taliban hanno imposto loro e che ora rischia diventare una tomba per mano degli americani». La voce di Marina Malin arriva concitata da Islamabad. Ha un nome che sembra italiano, ma è nata e cresciuta a Kabul. Ha ventuno anni e già da cinque milita nella "Rawa", l'"Associazione rivoluzionaria delle donne afgane" di cui, grazie alla sua padronanza dell'inglese, è diventata la voce pubblica. Fa la spola tra il suo paese e il Pakistan e oggi trasmette il messaggio di dolore delle donne ostaggio del regime.
Come è la situazione delle donne a Kabul?
«Va peggiorando di giorno in giorno. Non possono fuggire, rimangono chiuse in casa con la paura che cresce e sempre maggiori difficoltà di procurarsi cibo per loro e la famiglia, con la prospettiva che se oggi o domani ci sarà un bombardamento, per loro cercare un rifugio sarà cento volte più difficile che per un uomo. Noi di "Rawa" cerchiamo di portare conforto e aiuto, continuiamo a far funzionare le scuole clandestine nelle case, ma è sempre pochissimo rispetto al bisogno».
Non sperate che un attacco americano rovesci il regime dei Taliban e quindi porti a un miglioramento della condizione femminile?
«Nulla può venire di buono dalla guerra. Le bombe semineranno morte, decimeranno la popolazione civile. Non c'è più niente da distruggere in Afghanistan dopo decenni di guerra. Morirà soltanto gente inerme. Se gli Usa vogliono veramente cacciare i Taliban blocchino i rifornimenti di soldi e armi, costringano gli alleati del regime di Kabul a cambiare davvero politica. E poi, guardi, non cambierà molto per le afgane se gli occidentali continueranno a puntare tanto sui guerriglieri dell'Alleanza del nord».
Sono sempre migliori dei Taliban, no?
«Assolutamente no: sono dei criminali, terroristi, integralisti, nemici delle donne, tanto quanto i Taliban. E' questo che gli americani e il mondo si ostinano a non capire».
Quale governo vi augurate per l'Afghanistan?
«Re Zahir Shah potrebbe garantire una transizione democratica e il ritorno progressivo al rispetto della dignità delle donne e dei diritti civili di tutta la popolazione. Durante il regno di Zahir le afgane potevano studiare, lavorare, guidare: insomma facevano una vita normale anche più delle donne che abitavano nei paesi vicini. Anche il suo cane sarebbe meglio dei Taliban e dell'Alleanza del nord.»
Quanto tempo sarà necessario per riparare i danni provocati dai Taliban?
«Non basteranno anni. A un'intera generazione di ragazze è stata negata l'istruzione e quello che noi riusciamo a fare nelle scuole clandestine è una goccia nel mare. I genitori abbienti hanno mandato le loro figlie all'estero e difficilmente chi è partita e si è costruita una vita deciderà di rientrare. Vivendo all'estero, poi, le donne istruite avranno rimosso la nostra cultura e non riuscirebbero a reinserirsi in patria. Ecco, tutto questo non è stato considerato dall'Occidente che ha tardato così tanto a capire quanto fossero pericolosi i Taliban».
E' troppo tardi per salvare l'Afghanistan?
«No, ma il mondo dovrebbe riflettere bene su quello che sta per fare. Il nostro martoriato paese non ce la farebbe a sopportare ancora nuovi errori».

(la Repubblica, 7 ottobre 2001)

 

info.gif (232 byte) per approfondire:

trangolino.gif (131 byte) Le donne afghane (supereva.it)

trangolino.gif (131 byte) Kabul, donna afghana giustiziata. Video (corriere.it)

trangolino.gif (131 byte) Donne senza volto (grandinotizie.it)

trangolino.gif (131 byte) Donne nell'Islam (in inglese)

trangolino.gif (131 byte) Campagna umanitaria: "Un fiore per le donne di Kabul"

 

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