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Terza Guerra Mondiale?

"Vicino uno scontro fra civiltà
ora i paesi islamici scelgano"

Samuel Huntington: possibile evitare il peggio solo se tutti i governi collaboreranno con gli Stati Uniti

di Josef Joffe

BERLINO - Non siamo ancora al «clash of civilisations», allo scontro tra culture occidentale e islamica. Lo dice il professor Samuel Huntington, che nel suo celebre, omonimo saggio profetizzò appunto il conflitto radicale tra Occidente e mondo musulmano, in un'intervista all'edizione straordinaria di Die Zeit. Ma il futuro immediato dipende dalle scelte dell'America e degli islamici moderati. Ecco il testo dell'intervista.
Con il massacro di New York comincia dunque quella guerra tra le culture e le civiltà che lei aveva preconizzato nel 1993 su Foreign Affairs e nel 1996 con il suo libro?
«L'attacco è stato prima di tutto un'aggressione di vili, spregevoli barbari alla società civile del mondo intero, un'aggressione contro la civiltà in quanto tale. Tutte le persone degne di questo mondo lo hanno condannato con estrema durezza. Secondo ma non ultimo: è assolutamente importante, proprio adesso, che questo crimine non scateni adesso lo scontro tra le culture. Il fattore chiave sarà l'atteggiamento dei governi e dei popoli islamici verso il terrorismo».
Dunque non le sembra che il clash of civilisations sia già iniziato? «No. Il mondo islamico è diviso. Se il vero scontro frontale potrà essere impedito, dipenderà dalla risposta all'interrogativo, se gli Stati islamici collaboreranno con gli Usa nella lotta a questo terrorismo».
I terroristi hanno attaccato un paese o una cultura?
«Entrambi. Vedono l'America come incarnazione dell'odiata civiltà occidentale e insieme come paese più potente del mondo».
Qual è la strategia giusta per difendersi dal terrorismo?
«Questo nemico è molto difficile da combattere, perché non si lascia localizzare. E sicuramente sta già preparando il prossimo attacco. Di conseguenza la prima necessità è l'azione dei servizi segreti, con un'azione d'indagine e ricerca sul posto, molto più di quanto non abbiano fatto finora. Secondo: la collaborazione con i servizi di altri paesi deve essere rafforzata in modo decisivo. In questo momento soprattutto con i servizi del Pakistan, che finora è stato tra i principali sostegni dei Taliban in Afghanistan. In regola generale: il lavoro dei servizi segreti deve essere proattivo».
Che cosa significa?
«Nelle società aperte come la società americana e quelle europee la difesa dal terrorismo è tanto difficile perché è molto facile infiltrarsi in questi paesi, costituirvi residenza stabile e organizzare simili crimini. Negli Usa nessuno aveva immaginato che qualcuno avrebbe potuto utilizzare un aeroplano dirottato per distruggere un grattacielo».
La strategia è l'arte di indebolire l'avversario, di contrastare i suoi disegni, di spezzare la sua volontà...
«Ma io non vedo come si possa cambiare la posizione e il comportamento di persone che non temono la morte».
E allora come affrontare i fanatici?
«Bisogna trovarli ed eliminarli. Ma ciò è chiaramente molto difficile perché sono dispersi e non forniscono un obiettivo facile. Ciò richiede una forma completamente nuova di conduzione della guerra. L'America e l'Occidente si stanno adattando lentamente. Il segretario alla Difesa Rumsfeld sta cercando con coraggio di liberare le forze armate degli Stati Uniti dalla loro mentalità da guerra fredda. Ma i militari sono sempre conservatori, resistono al cambiamento. E anche i cittadini, in America come in Europa, devono accettare che viviamo in un mondo imprevedibile e che non siamo blindati».
Può l'America combattere e vincere da sola questa guerra?
«No, in nessun caso. Abbiamo bisogno dell'aiuto dei nostri alleati, e ci serve anche una coalizione che comprenda anche Stati islamici. Torno dunque all'inizio: se questi Stati assisteranno neutrali a questa guerra o addirittura solidarizzeranno con i criminali, crescerà il pericolo che da ciò derivi veramente un clash of civilisations e non più solo una lotta delle società civilizzate contro le forze del male».

(la Repubblica, 17 settembre 2001)

 

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