|      | L'Italia e il colonialismo di Lucio Villari 
 Alla fine della Prima guerra mondiale, le potenze vincitrici - la
        Francia e la Gran Bretagna - si attribuirono protettorati e mandati in tutta l'area del
        Medio Oriente. La Francia (che già possedeva l'Algeria, la Tunisia e il Marocco) ebbe il
        mandato su Siria e Libano. La Gran Bretagna ebbe il mandato sulla Palestina e sull'Iraq.
        Tutto questo avvenne tra il 1920 e il 1922 sotto l'egida delle Società delle Nazioni. L'Italia non ebbe alcuna parte in queste decisioni. Ma è vero che dieci anni prima dei
        mandati anglofrancesi il nostro Paese, col pretesto di una rilevante presenza di italiani
        e di capitali italiani in Tripolitania e Cirenaica, dichiarò guerra alla Turchia (che
        possedeva quei territori) e dopo sanguinose battaglie che durarono un anno (dal settembre
        1911 al settembre 1912) se ne appropriò come possesso coloniale. Fu un possesso non
        facile per la resistenza armata delle tribù arabe dell'interno. Per anni gli italiani
        furono ricacciati sul litorale e impegnati in dure repressioni. In quello stesso 1912 fu
        istituito il ministero delle Colonie, quasi a consacrare il ruolo dell'Italia come potenza
        colonialista.
 Lo è stata l'Italia una potenza colonialista? Certamente sì, se si considera soprattutto
        il poderoso impegno militare e lo spirito aggressivo con cui furono occupate le due
        regioni della Libia e poi, nel 193536, l'Etiopia. Da quest'ultima guerra di conquista
        nacque addirittura l'Impero italiano che, paradossalmente, anche agli altri paesi
        colonialisti e imperialisti apparve anacronistico. In questi due conflitti l'Italia
        sperimentò armi distruttive e feroci metodi repressivi. Forse è bene ricordare che i
        primi bombardamenti aerei del secolo XX furono compiuti da aeroplani di legno e di tela
        dell'aviazione italiana durante la campagna 1911/1912. Dagli aerei, che portavano solo due
        aviatori, il secondo sganciava a mano le bombe e anche i chiodi a tre punte per bloccare i
        combattenti arabi che camminavano scalzi.
 Che dire poi dei gas asfissianti della guerra d'Etiopia? Ancora oggi non è facile
        conoscere la verità ufficiale e sarebbe tempo che questo venisse storicamente accertato.
 Ma per quanto riguarda il periodo precedente della storia del colonialismo italiano, cioè
        gli ultimi decenni dell'Ottocento, il problema della collocazione dell'Italia tra gli
        Stati europei che da tempo più antico avevano possedimenti in Africa è più complesso.
        Tutto cominciò con un modesto scalo carboniero nella baia di Assab sul mar Rosso nel
        1869, da cui l'Italia iniziò un processo di infiltrazione all'interno di un territorio,
        l'Eritrea, che diventerà poi la prima colonia italiana. L'Eritrea apparteneva al sovrano
        d'Abissinia che nel 1887 sterminò a Dogali il corpo di spedizione italiano.
 Manovre diplomatiche con il negus e controffensive militari portarono al mantenimento
        della colonia ma le pretese italiane di controllo politico dell'Abissinia portarono le
        nostre truppe coloniali al disastro di Adua nel 1896.
 Intanto dal 1889, grazie anche alla benevolenza inglese, l'Italia tentò una penetrazione
        pacifica ed economica di una parte della lunga costa della Somalia sulla quale esercitava
        il dominio il sultano di Zanzibar. Questa parte della Somalia era uno Stato arabo con
        capitale Mogadiscio e l'Italia si impegnò a favorire l'insediamento di compagnie e di
        aziende italiane per farne un territorio di sfruttamento economico. Più che una conquista
        militare la Somalia fu, come colonia, il risultato di un contratto d'affitto col Sultano
        per la somma di 150.000 sterline. E si dovette arrivare al 1908 perché l'Italia assumesse
        il controllo amministrativo della "terra dei Somali", prima affidato a società
        private.
 Tra le polemiche anticolonialistiche, i dibattiti in Parlamento, gli scontri giornalistici
        e le satire politiche che accompagnarono la campagna di Somalia e di Eritrea si disse
        anche che nello spirito di conquista degli italiani vi era il miraggio della bellezza
        eccezionale delle donne arabe di quei luoghi. Dalle donne alle bombe, all'iprite, alle
        impiccagioni di patrioti arabi. Questo fu il colonialismo italiano sul quale occorrerebbe
        riflettere come su una pagina nera della nostra storia, dalla quale prendere
        inequivocabili distanze storiche e morali.
 Ben sapendo però di quanti crimini molto più grandi si siano macchiati nei secoli
        potenze coloniali come la Spagna, il Portogallo (soprattutto per quanto riguarda le
        Americhe), l'Olanda in Asia, il Belgio, la Gran Bretagna, la Francia in Africa.
    Storia: la
        guerra d'Etiopia
  "La repressione in Libia fu brutale e
        feroce" Il giudizio di Angelo Del Boca, studioso
        del periodo coloniale (la Repubblica, 6
        novembre 2001) 
 
  Il peccato dell'Italia: l'invasione della Libia (la Repubblica, 5 novembre 2001)
  L'Italia e le guerre d'Africa
        (Corriere della Sera, 5 novembre 2001)
 
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