|  | Il miracolo
        economico 4. Il boom economico e il Centro-Sinistra Nella Democrazia Cristiana una delle prime personalità politiche
        ad essersi reso conto che il boom economico aveva prodotto e stava producendo delle
        trasformazioni nella società italiana fu il successore di Degasperi, Amintore Fanfani
        (che a capo della corrente di sinistra della DC iniziativa democratica aveva
        favorito un rinnovamento dei quadri del partito).
        Lipostesi di una possibile apertura a sinistra si manifestò già nel 1956 con la
        salita alla presidenza del consiglio dello stesso Fanfani, ma prima che i progetti e
        programmi si traducessero in pratica sarebbero dovuti passare sette anni di travagli e
        crisi non solo politiche.
        Sino al 1962 lopposizione a questa formula di governo provenne da più parti: dagli
        ambienti ecclesiastici, ed in particolare dalla Chiesa, dagli Stati Uniti anche dopo lelezione
        del presidente J. F. Kennedy e anche da parte delle forze italiane più conservatrici
        (nelle campagne come nellimprenditoria industriale) che avevano come principale
        referente politico proprio la DC oltre al PLI e che temevano leventualità di un
        governo troppo riformista. Le discussioni e i fermenti attorno al CentroSinistra si
        fecero più intensi con larrivo degli anni sessanta, quando ormai ci si sarebbe
        aspettati uno spostamento a sinistra della politica nazionale si assistette ad uno
        sbandamento a destra con il governo Tambroni. In realtà, il Fernando Tambroni (scelto dal
        presidente della repubblica Gronchi quale uomo adatto per traghettare il traballante
        governo centrista ad una apertura verso i socialisti di Nenni) venne presentato come un
        uomo di sinistra benché avesse compiuto nel passato alcune dubbie iniziative di ordine
        pubblico. Lorientamento del nuovo capo del governo lo si comprese chiaramente dopo
        il suo discorso al parlamento che gli valse i favori della destra del Movimento Sociale
        Italiano. Ma i veri problemi nacquero allindomani del voto alla Camera, dove lappoggio
        decisivo a Tambroni venne dai neofascisti. Dopo le sue dimissioni ed un tentativo di
        governo di Fanfani, Tambroni, sostenuto dalla stessa maggioranza, tornò ad occupare la
        carica di capo del governo e, dopo aver avuto conferma della buona accoglienza degli
        ambienti finanziari e industriali, decise di tagliare tutti i canali di comunicazione con
        la sinistra.
        Sarà il suo consenso dato al partito neofascista per un congresso che si sarebbe dovuto
        tenere a Genova a far scatenare nel Paese una serie di agitazioni e proteste che lo
        indurranno a dimettersi nel luglio dello stesso anno. La scintilla che fece precipitare al
        situazione fu proprio il congresso del MSI nella città ligure, medaglia doro della
        Resistenza (già alla fine di giugno Sandro Pertini ad un incontro pubblico dichiarerà
        che quel congresso non si sarebbe dovuto fare). Malgrado al presidente del Consiglio
        fossero giunte numerose richieste di spostamento le sue intenzioni sembravano essere
        quelle di voler ricercare uno scontro frontale. A Genova il 30 giugno durante una
        manifestazione di ex-partigiani, giovani e operai ci fu uno scontro tra la Celere, che
        aveva caricato la folla, ed i dimostranti che riuscirono ad avere la meglio. In
        successione, si ebbero scontri sempre più violenti a Roma a porta San Paolo e poi, dopo
        la disposizione dello stesso Tambroni che aveva autorizzato le forze dellordine a
        sparare sui dimostranti, si registrarono scontri a Reggio Emilia con cinque morti, a
        Catania e Licata con altri tre manifestanti morti.
        Gli appelli alla calma giunsero da più parti politiche mentre Tambroni continuò a
        parlare di un ipotetico pericolo di un complotto comunista sino a che
        trovatosi solo senza possibilità di poter contare su nessun tipo di alleanza si dimise.
        Questa crisi interna giovò alla sinistra che seppe percepire queste spinte nuove che
        venivano da giovani e operai e andavano in direzione di una forte richiesta di
        cambiamento. Tranfaglia ha fatto notare che il caso Tambroni fu un tentativo
        fallito di destabilizzazione inteso a generare unesigenza di ritorno allordine,
        di qualsiasi ordine e a qualunque costo.
        Ma questo momento difficile per la storia e lesistenza della nostra democrazia
        spinse le forze di governo, ed in particolare la DC, ad un impegno più deciso nei
        confronti del Centro-Sinistra: Come nel 1901 il gabinetto Zanardelli-Giolitti era
        nato in seguito allo sciopero generale di Genova, così il centro-sinistra nacque in
        seguito alle manifestazioni, anche violente, del popolo genovese contro il MSI,
        autorizzato proditoriamente da Tambroni a tenere il suo congresso nella città ligure
.
        e come nel 1901, le manifestazioni popolari furono decisive perché si incontrarono con
        una tendenza nel Parlamento favorevole ad aprire un nuovo corso politico orientato a
        sinistra
        (G. Carocci). Il Centro-Sinistra, lincontro storico tra cattolici e
        socialisti, nacque grazie al prevalere nella DC della corrente guidata dal giovane
        professore A. Moro che si era dimostrato intenzionato ad affrontare i problemi posti dallo
        sviluppo utilizzando la piena disponibilità offerta dal PSI.  Gli anni che vanno dal 1962 al 1968 furono
        connotati in modo sensibile da questo esperimento politico e rappresentarono una grande
        occasione per far seguire alla prima fase della trasformazione economico-sociale del
        paese, compiuta negli anni cinquanta, un ulteriore passo in avanti. In questi anni vennero
        consolidati da una parte i progressi raggiunti sul piano economico e di modernizzazione e
        dallaltra lo Stato stesso nelle sue strutture istituzionali e nella pubblica
        amministrazione.
        In realtà, soltanto il governo Fanfani (che del PSI avrà lappoggio esterno) dal
        1962 al 1963 si dimostrò veramente intenzionato a mantenere fede ai programmi
        e a realizzare alcuni importanti successi, mentre già nel 1963 il secondo governo di
        Centro-Sinistra, presieduto da Aldo Moro e definito governo organico di
        centro-sinistra (poiché prevedeva la partecipazione diretta dei socialisti), seguì
        un programma riformatore molto annacquato. Tra i principali e importanti successi che il
        governo Fanfani riuscì ad ottenere possono essere ricordati listituzione della
        scuola media unica, con linnalzamento dellobbligo scolastico a 14 anni, la
        nazionalizzazione dellenergia elettrica e listituzione di una Commissione
        Parlamentare Anti-mafia.
        Malgrado queste riforme che intaccarono alcuni degli aspetti più vecchi e consolidati
        della società italiana, il governo del Centro-Sinistra è stato definito come il
        governo delle occasioni mancate a causa della pochezza della sua politica,
        evidenziata dalle forti aspettative, dalle speranze e dagli ambiziosi programmi che lo
        avevano accompagnato. Come disse in seguito Franco Gaeta la politica di
        centro-sinistra doveva essere la politica delle riforme ma le riforme furono per la
        maggior parte pensate, programmate, furono minacciate, furono tutto meno che realizzate. Le ragioni del fallimento del Centro-Sinistra risiedevano in gran
        parte nelle corpose resistenze e opposizioni alla sua politica che avevano accomunato
        settori ampi del corpo sociale e apparati dello Stato; tali resistenze nascevano da
        interessi consolidati di gruppi e ceti e al tempo stesso da culture e orizzonti mentali
        radicati.
        Secondo Crainz, per capire lefficacia e la lunga durata di queste resistenze bisogna
        richiamarsi alla natura e ai connotati del blocco sociale che si era consolidato attorno
        alla DC (ed ai collanti ideologici di quel blocco): solo in questo modo si possono capire
        il grande ritardo con cui lesperienza riformatrice prese il via e limmediato
        innesco di controtendenze che rapidamente portarono al suo svuotamento.
        Inoltre, il Centro-Sinistra ebbe la sfortuna
        di giungere in un momento di crisi economica per il paese e di questo venne incolpata la
        politica definita avventuriera del governo da parte degli ambienti più
        conservatori della società come la Confindustria. Le prime riforme, quali quella sulla
        nazionalizzazione dellenergia elettrica e limposta cedolare sui
        redditi dei titoli azionari, generarono nel paese timori e paure che portarono nellambiente
        finanziario ad una massiccia esportazione dei capitali allestero. Tale comportamento
        andò ad acuire la crisi del 63 giustificando così una politica di restrizione
        della produzione interna.
         Lallarmismo che si diffuse tra i ceti medi e lapprossimarsi
        delle elezioni politiche previste per la primavera politica del 1963 spinsero la DC a
        ridimensionare gli obbiettivi ed ad operare dei colpi di freno nella politica
        riformatrice del Centro-Sinistra: listituzione delle Regioni, la riforma tributaria
        e la  riforma urbanistica. G. Tamburano ha definito laffossamento della
        proposta di riforma urbanistica, del democristiano Fiorentino Sullo una delle pagine più
        tristi della storia del Centro-Sinistra: questa legge sarebbe andata a colpire interessi
        consolidati e speculativi che avevano potuto trarre ingenti profitti e dilagare nelle più
        grandi città della penisola con il boom delle costruzioni che si era manifestato negli
        anni del Miracolo.  La DC, nella paura di perder voti a favore dellopposizione
        e nella foga di recuperane parte, in polemica con il PSI, giunse divisa alle elezioni che
        si svolsero il 28 aprile 63. I risultati delle elezioni decretarono un buon aumento
        dei favori per il PCI
        e per la prima volta un calo per la Democrazia Cristiana che scese sotto il 40% delle
        preferenze; anche al PSI lessersi presentato solo allappuntamento elettorale
        non portò fortuna. La DC ed il suo leader Moro credettero che la cosa migliore fosse
        quella di dare continuità al Centro-Sinistra ma la carica riformatrice nel nuovo governo
        era pressoché sparita, i colpi di freno e le frequenti opposizioni in seno al più grande
        partito del Pese avevano finito con lo svuotare dallinterno gli interventi del
        governo. Alcuni storici concordano nel ritenere che il Centro-Sinistra aveva smosso in
        Italia vecchi equilibri politici e sociali, aveva attuato, almeno parzialmente, la parte
        più innovatrice della Costituzione repubblicana, riguardante i diritti dei cittadini,
        riformato alcuni aspetti della vecchia arretratezza ma non era riuscito a realizzare le
        riforme fondamentali sulla struttura dello Stato, sul funzionamento dei servizi
        assistenziali, sulla giustizia fiscale e sul divario tra Nord e Sud.
        Il fallimento dellesperienza del Centro-Sinistra giunse, dopo il 1963, in
        concomitanza con un altro momento oscuro della storia della Repubblica che fu il tentativo
        di golpe, nel 1964, del generale dei Carabinieri De Lorenzo. Nicola Tranfaglia ha
        formulato unipotesi secondo la quale il centro-sinistra avrebbe messo in crisi, nei
        suoi primi anni di vita, un vecchio assetto di potere politico-militare-poliziesco
        ereditato immutato dal regime fascista e dalla guerra ed unarretrata struttura
        economico-sociale, senza però avere avuto poi la forza di portarne a termine la
        distruzione sostituendovi un nuovo equilibrio di forze e poteri ma, nello stesso tempo,
        suscitando la paura e la volontà di reazione di apparati statali e parti del ceto
        politico di governo gravemente minacciati dal progetto riformatore.
        Il tentato golpe del 1964 avrebbe quindi rappresentato un primo tentativo
        delle forze più conservatrici della politica italiana (che avevano appunto nel Generale
        De Lorenzo il proprio braccio armato) di normalizzare lattività
        riformatrice del governo.   torna all'indice generale   
         
 
           
           
           G. Tamburano, Storia e critica del centro sinistra, Milano,
          Feltrinelli, 1971, pp. 50-60. Tambroni  decise
          inoltre di aumentare la sua popolarità adottando misure demagocihe come il ribasso del
          prezzo della benzina. 
           
           
           
           
           
           
           
           
           
          
           
           
           
           
           
           
           
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