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La disfatta

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Tra il settembre del '42 e il febbraio del '43, Stalingrado decretò la fine dei trionfi Hitleriani e l’inizio della fine per il III reich.

Dopo i primi tremendi attacchi della Wehrmacht, la città sembrava sul punto di capitolare e di cadere in mano nemica ma i russi si aggrapparono alla forza della disperazione combattendo, strenuamente, casa per casa, cantina per cantina, rovina su rovina.

Pur schiacciati sulle rive del fiume Volga, i sovietici riuscirono a resistere contro i ripetuti attacchi del nemico e a difendere i pochi quartieri ancora in loro mano, fino a quando, con l’inizio dell’inverno, cominciò la devastante controffensiva che, con una manovra a tenaglia, sfondò le difese dell’ asse ed accerchiò, all’interno della città, le forze nemiche della VI armata, le quali avrebbero potuto anche mettersi in salvo se solo Hitler non avesse intimato di mantenere le posizioni, senza arretrare di un metro.

Nella sacca di Stalingrado la sorte del soldati di von Paulus era ormai segnata: a temperature impossibili, devastati dal freddo e dalle malattie, martellati ripetutamente dall’artiglieria sovietica, i soldati tedeschi si ritrovarono senza alcuna speranza, anche perché il rifornimento aereo promesso da Goring venne a mancare.

Nell’estremo tentativo di evitare la resa, Hitler, il 30 gennaio 1943, nel decimo anniversario della sua ascesa al potere, nominò Paulus feldmaresciallo del reich, ricordandogli che nessun graduato simile, nella storia della Germania, si era arreso al nemico, ma, solo due giorni dopo, vista l’impossibilità di resistere, lo stesso Paulus capitolò, offendo la resa.

Stalingrado fu il punto di svolta del conflitto: la città simbolo del regime sovietico, che Hitler voleva rasa al suolo, determinò la prima e fatale sconfitta degli eserciti della grande Germania, che non riuscirono più a riprendere l’iniziativa sul fronte orientale; al contrario, da Stalingrado, prese il via l’incontenibile controffensiva russa che i nazisti non riuscirono più a frenare; senza contare che, nel dicembre 1941, dopo l’attacco giapponese a Pearl Harbor, anche i potentissimi Stati Uniti erano scesi in campo contro il III reich.

Il disastro del fronte orientale andò ad aggiungersi alle vittorie alleate in Africa, al successivo sbarco in Italia, al crollo del regime fascista dopo 20 anni di dittatura e, soprattutto, allo sbarco in Normandia del giugno 1944, che, dopo aver travolto le possenti difese erette dai nazisti, aprì un nuovo fronte di guerra per le logore armate tedesche, ora costrette a combattere su due fronti.

Il 20 luglio 1944, Hitler uscì miracolosamente indenne da un attentato nella sua "tana del lupo", il quartier generale di Rastenburg, nella Prussia orientale, cui fece seguito una feroce repressione degli organizzatori della congiura, ma le sorti della guerra erano ormai segnate, con l’inesorabile avanzata, da est e da ovest, dell’armata rossa e delle forze alleate.

pallanimred.gif (323 byte) L'attentato di Rastenburg (20 luglio 1944)

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