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Le stragi di civili in Toscana (1944)

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Sant'Anna di Stazzema (Lucca), 12 agosto 1944,
560 civili massacrati dalle SS del maggiore Reder

Da alcuni anni, la storiografia nazionale ha fatto passi da gigante per quanto riguarda le cause e i fatti che portarono, nella primavera – estate 1944, la Toscana ad avere il triste primato delle stragi di civili commesse da soldati tedeschi. Alcuni punti importanti sono, ormai, stati acquisiti e qui li riassumiamo in sintesi. Mentre, anche nelle testimonianze dei superstiti, fino a non molti anni fa si tendeva a rendere responsabili le famose SS di molte, se non tutte, le stragi toscane, oggi abbiamo appurato che le formazioni politiche del partito nazista non furono le principali protagoniste, in negativo, dei massacri. Quasi tutti, infatti, salvo che alcuni sulla fascia tirrenica degli Appennini, sono da imputarsi a militari dello Herr, ovvero l’esercito tedesco, o della Luftwaffe, l’aviazione militare. Questo non vuol significare che i soldati di queste unità non fossero "politicizzati", anzi sicuramente tra le fila di alcune delle divisioni impegnate nelle uccisioni di civili, molti lo erano. L’opera di questi reparti si dispiegò, principalmente, in prossimità di posizioni che lo stato maggiore tedesco in Italia aveva scelto come linee di arresto della avanzata alleata. Uno degli aspetti più controversi della vicenda stragistica, riguarda la memoria che se ne è conservata tra i superstiti e le popolazioni che ne furono vittime. E’ stata chiamata, giustamente, la "memoria divisa", in quanto la responsabilità delle uccisioni viene "divisa" tra tedeschi, autori materiali dei massacri, e partigiani, accusati da molti di essere la causa, con i loro assalti, degli episodi accaduti. Noi non crediamo che questa versione dei fatti sia quella giusta. Sicuramente, molte stragi non ebbero bisogno, per essere commesse, di grandi azioni partigiane. Spesso bastò la sospetta presenza di bande di combattenti alla macchia, per iniziare un processo irrevocabile. E’ anche vero, però, che per il comando tedesco in Italia, il fenomeno partigiano, dal punto di vista strettamente militare, fu una amara sorpresa. Anche questo aspetto della lotta di Liberazione ha avuto la sua "memoria divisa". Infatti, nel corso degli anni, si è verificato lo strano fenomeno di un accantonamento di questo lato della Resistenza, a favore di altri. Gli storici di sinistra, hanno privilegiato la parte politico-sociale della guerra partigiana per molti anni, mentre da altre parti si è pensato bene di sminuire la portata dell’importanza militare di questa lotta. Grazie all’apertura degli archivi specie quelli tedeschi, emerge una realtà diversa, con i comandi delle armate di Kesselring veramente preoccupati, nell’estate 1944, da questo fenomeno partigiano che li vedeva impegnati su due fronti, costretti a distogliere dalla lotta contro gli alleati, unità preziose da inviare a riaprire le vie di comunicazione alle terga delle divisioni in ripiegamento. Quanto sia delicato, per ogni esercito in ritirata, il momento in cui cerca con ogni mezzo di ostacolare l’avversario, superiore in fatto di armamento, è facilmente intuibile, così come è intuibile la preoccupazione di voler stroncare ad ogni modo e con ogni mezzo la "quinta colonna" dei partigiani che rendevano questa ritirata oltremodo difficile. Questa non è assolutamente una giustificazione all’operato di alcune, e non di tutte, le divisioni tedesche in Toscana, ma è un tentativo di allargare un discorso su un piano diverso. E’ chiaro che in un contesto militare, la sola presenza sospetta di partigiani o anche le azioni che raggruppamenti di combattenti alla macchia poterono fare, scatenarono la reazione germanica. Ed è in questo contesto, da cui non sfugge anche, come abbiamo detto, una politicizzazione dei soggetti attivi , che si inserisce quella "guerra ai civili" visti anche come complici o quantomeno sostenitori dei "banditi": la logistica della Resistenza che, se non si poteva interrompere, bisognava terrorizzare con la violenza. A questa analisi, non può essere estraneo il pensiero che, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, ogni italiano si era trasformato, per il soldato del Reich, in un traditore, pronto ad assalirlo alle spalle. C’è un altro aspetto che, a nostro parere, non è secondario per cercare di spiegare il triste fenomeno stragi in Toscana, e potremo dire in Italia allargando il contesto. La presenza, al vertice del Gruppo di armate C del feldmaresciallo Albert Kesselring, unico autore di ordini draconiani, emanati per la lotta alle bande. Ufficiale molto politicizzato, lo dimostrò alla fine del conflitto non volendo accettare la resa già firmata dai suoi generali, tra cui il comandante delle SS in Italia, anzi minacciandoli di arresto quando il territorio della Germania era in fiamme e l’Armata Rossa camminava sulle macerie del bunker di Hitler a Berlino, egli fu molto duro. I suoi ordini, poi, trovarono spesso fertile terreno tra un corpo ufficiali, e tra la truppa, in cui abbondavano i reduci dal fronte orientale molto sensibili al problema partigiano. E l’impronta del fronte russo è ben stampata sulle modalità di alcune stragi.

C’è una ultima cosa da dire. Se la storiografia è andata avanti sulla analisi del fenomeno stragi in Toscana, altrettanto non si può dire delle indagini per scoprire i colpevoli. Subito dopo l’arrivo delle forze alleate in un determinato territorio, gli eserciti americano ed inglese raccolsero elementi, grazie alle testimonianze coeve e alla documentazione in loro possesso, per poter imbastire delle istruttorie portanti alla individuazione degli ufficiali e soldati che avevano commesso stragi. Tali istruttorie continuarono per anni, e la mole di documenti, in alcuni casi, come per il padule di Fucecchio, divenne enorme. Ma quasi mai, tutto questo lavoro, portò ad un processo( e quando questo avvenne, ad essere processati furono solo alcuni dei colpevoli.. In Italia, poi, ed è storia recente, si credette "politicamente corretto" nei confronti della nuova situazione internazionale, archiviare tutto. In questo modo, oggi, ci troveremo, nel migliore dei casi, a dover processare degli ottuagenari e questo, ovviamente, scatena critiche a non finire. Per questo motivo, noi pensiamo che sia giusto individuare i responsabili ancora viventi, magari sottoporli a processo in cui si chiarisca la loro posizione e si condannino i loro atti in maniera ferma, ma che poi, in estrema sintesi, sia la Storia a dare il giudizio finale, che non può che essere negativo.

Concludiamo che due precisazioni.1) In questo lavoro non sono comprese le fucilazioni di partigiani catturati, siano o no stati precedentemente processati. 2) Abbiamo voluto narrare solo alcune delle stragi più importanti, per le modalità di esecuzione e per il numero dei caduti. Si pensi che sono state raccolte informazioni per un numero molto maggiore di uccisi.

Claudio Biscarini

Direttore del Centro di Documentazione Internazionale Storia Militare (S.Miniato Basso-Pisa)

 

pallanimred.gif (323 byte) Le stragi nazifasciste in Toscana (aprile-settembre 1944)

pallanimred.gif (323 byte) Bibliografia sulle stragi

pallanimred.gif (323 byte) Registro dei criminali nazifascisti in collaborazione con KataLibri
de L'Espresso, in formato pdf (dal sito
www.eccidi1943-44.toscana.it)

 

info.gif (232 byte) per approfondire:

pallanimred.gif (323 byte) www.eccidi1943-44.toscana.it Il sito sugli eccidi in Toscana

pallanimred.gif (323 byte) La Memoria delle stragi nazifasciste in Toscana

pallanimred.gif (323 byte) Ricordare le stragi: il 1944 in Toscana di Giovanni Contini













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