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La
questione afghana
1° ottobre 2001: nasce a Roma il fronte delle opposizioni afghane

L'era del dopo Taliban è iniziata il 1° ottobre del 2001 nell'esilio
romano dell'ex re afgano Zahir Shah. Nella villa dell'ex sovrano all'Olgiata, protetta
giorno e notte da oltre venti poliziotti, si è trovato un accordo per il futuro
dell'Afghanistan, non appena sarà liberato dal regime del mullah Omar. Re Zahir, già al
governo del paese per quarant'anni, fino a quando non fu spodestato nel 1973 dall'infido
cognato, è riuscito a gettare le basi per un nuovo governo insieme ai
combattenti dell'Alleanza del Nord e alle altre tribù antiTaliban del sud del paese,
rifugiate in Pakistan e Iran. Monarchici, notabili, mujaheddin (guerriglieri), ex
comunisti e fondamentalisti religiosi: tutte quelle fazioni che da oltre venti anni si
combattono sulle montagne afgane adesso sono disposte a stare insieme.
«Sono sicuro che l'accordo che abbiamo raggiunto, segnerà l'inizio di una nuova era per
l'Afghanistan» ha detto Younus Qanouni, leader dell'Alleanza del Nord, ora ribattezzato
"Fronte unito". Entro la fine del mese, hanno annunciato ieri le delegazioni,
sarà formato il Consiglio Supremo per l'unità nazionale: un'assemblea di 120
rappresentanti, specchio delle tribù e dei clan dell'Afghanistan, che a sua volta
dovrebbe convocare presto la Loya Jirga, la grande assemblea tradizionale (520 delegati
della società afgana). La Loya Jirga, riunita fin dal 1709 in casi di emergenze
nazionali, deciderà la nomina del futuro Capo dello Stato e della forma di governo. Nel
caso non fosse possibile convocarla, sarà lo stesso Consiglio Supremo a scegliere gli
uomini che guideranno l'Afghanistan verso la democrazia.
«Nel giro di una o due settimane dal suo insediamento, questo Consiglio sarà l'unica
istituzione afgana legittimata a prendere decisioni importanti» ha assicurato Abdul
Sattar Sirat, consigliere dell'ottantaseienne sovrano. Il consigliere ha precisato: «La
porta del Consiglio è aperta a tutti gli afgani, compresi i Taliban». Ma anche se, come
appare scontato, il regime fondamentalista dovesse rifiutare di aderire al nuovo governo,
«il Consiglio è comunque legittimato perché rappresenta tutte le componenti sociali del
paese». Assieme al consiglio è stato creato un comitato militare. Re Zahir è ancora
molto popolare in patria ed è in grado di tenere insieme le varie etnie: uzbeka, tagika,
pashtun e hazara.
Richiesta di aiuto agli Stati Uniti, ma nessuna interferenza politica. «Washington ha il
diritto di punire i responsabili delle stragi dell'11 settembre e noi siamo solidali - ha
spiegato Qanouni - ma non accetteremmo attacchi contro la popolazione innocente». I
guerriglieri che da cinque anni combattono il regime di Kabul hanno sottolineato che non
ci sarà un ritorno alla monarchia e che il presidente deposto Barannudin Rabbani, leader
di JamiatiIslami, parteciperà al Consiglio Supremo. «Questa è una buona notizia per
tutto il mondo, perché permetterà un graduale ritorno alla pace e alla stabilità» ha
commentato l'ex ministro degli Esteri afgano, Hedayat Amin Arsala. Ad annunciare l'accordo
al popolo afgano sarà lo stesso re Zahir, in lingua pashtu e dari, dai microfoni della
radio Voice of America.
Le tappe dell'accordo
il capo dello stato
Se la Loya Jirga non potesse essere riunita per problemi interni al paese, sarà
il Consiglio Supremo ad eleggere il Capo dello Stato. «Una volta costituito, il Consiglio
Supremo sarà l'unico organo legittimo del popolo afgano»
la loya jirga
E' la grande assemblea tradizionale del popolo afgano, riunita fin dal 1709 per affrontare
le emergenze nazionali. Raggruppa oltre 520 rappresentanti di 32 province. Deciderà il
capo dello Stato e la forma di governo
il consiglio supremo
Entro due settimane nascerà il Consiglio Supremo di unità nazionale: riunirà 120
rappresentanti delle principali tribù dell'Afghanistan. Il Consiglio, supportato dal
comitato militare, dovrà convocare la Loya Jirga
(notizie tratte da la Repubblica, 2 ottobre 2001)
per approfondire:
Parla l'ex re dell'Afghanistan vuole tornare a Kabul da presidente (cnnitalia,
20 settembre 2001)
"Per
salvare il mondo dal terrore rovesceremo il regime dei Taliban". Parla il ministro degli Esteri dell'Alleanza del Nord, Abdullah (la Repubblica, 30 settembre 2001)
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