Biografie della Resistenza Romana          

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Alberto Fantacone

Avvocato, di 27 anni. Nato a Roma il 25 settembre 1916 da Armando e da Giuseppina Nunnerico. Tenente del 2° Reggimento Bersaglieri, tre mesi dopo l'inizio della guerra rimase mutilato alla gamba sinistra in seguito a una grave ferita riportata a Kiorguzath, sul fronte greco-albanese. Insignito della croce di guerra, fu messo temporaneamente in congedo. Si laureò in giurisprudenza nel '42. L’8 settembre del ’43 era in servizio presso il distretto militare di Arezzo. Quando si costituì la Repubblica di Mussolini, rifiutò di arruolarsi nell’esercito repubblicano e tornò a Roma insieme alla moglie e alla figlia. Qui entrò nella Resistenza, nelle file della Banda Neri (Partito d’Azione), col compito di fornire ai compagni documenti di identità falsi. Fu arrestato dalle SS tedesche il 28 gennaio del '44, su delazione di tre spie, mentre partecipava a una riunione clandestina. Rinchiuso nel carcere di via Tasso, nella cella n. 13, fu più volte torturato. Il 23 febbraio fu trasferito a Regina Coeli, nel terzo braccio dei detenuti politici (cella n. 282). Morì fucilato il 24 marzo alle Fosse Ardeatine. Medaglia d’argento al valor militare.

 

Riziero Fantini

Operaio, di 51 anni. Nato il 6 aprile 1892 a Coppito (L'Aquila) da Adolfo e da Maria Apollonia Ciotti. Sposato con Marziana Taggi, aveva quattro figli (Adolfo, Furio, Romano, Polimnia). Di famiglia socialista, appena quindicenne s'iscrisse a un circolo del Psi del suo paese. Nel ‘10 emigrò negli Stati Uniti, dove aderì al movimento anarchico, conoscendo Sacco e Vanzetti, collaborando con i giornali degli emigranti italiani e viaggiando nel Centro America per propagandare le idee dell'anarchia. Nel '21 tornò in Italia per formare un comitato pro Sacco e Vanzetti: si stabilì per qualche tempo nelle Marche, dove il movimento anarchico era molto forte, tenendo numerosi comizi in favore dei due italiani sottoposti a processo dalle autorità americane. Con l'avvento del fascismo fu schedato dalla polizia e costretto a trasferirsi a Roma, nel quartiere di Montesacro. Nel '40 entrò nel Pci e divenne responsabile di una cellula clandestina del partito. Dopo l'armistizio organizzò la Resistenza a Montesacro con un gruppo di altri operai antifascisti. Fu arrestato dalle SS il 23 dicembre del '43, insieme ai figli Adolfo e Furio. Rinchiuso nel terzo braccio di Regina Coeli, fu più volte torturato. Sottoposto a processo sommario, fu fucilato il 30 dicembre sugli spalti di Forte Bravetta, con i compagni Italo Grimaldi e Antonio Feurra. Fu uno dei primi martiri di Roma.

 

Dardano Fenulli

Generale di brigata, di 54 anni. Nato a Reggio Emilia il 3 agosto del 1889 da Saverio e da Gelastrina Rosa Ferrari. Entrò giovanissimo nell'Accademia militare di Modena e nel maggio del ‘12 fu nominato sottotenente di Cavalleria. L'anno dopo fu impegnato in Cirenaica e in Tripolitania, dove restò fino al ‘14. Dopo lo scoppio della Grande guerra, partecipò ai combattimenti a Cima Bocche e Col Briccon e in Val Posina, meritando due encomi solenni. A conflitto concluso, passò al Reggimento Nizza Cavalleria. Nominato tenente colonnello nel ’34, due anni dopo era in Africa Orientale, capo della base intendenza di Euda Jesus. Conquistata l'Etiopia, fu assegnato all'Intendenza di Asmara come capo dell'ufficio di Stato Maggiore. Qui tra il '38 e il '39 comandò le truppe coloniali italiane contro i ribelli, guadagnando la medaglia d'argento al valor militare. Durante la seconda guerra mondiale, al comando del Reggimento Lancieri "Vittorio Emanuele II", partecipò alle operazioni belliche in Jugoslavia. Nell'aprile del '43 divenne generale di Brigata e vicecomandante della Divisione "Ariete". In questa veste il 9 e 10 settembre prese parte alla battaglia per la difesa di Roma, alla guida di una colonna corazzata nei pressi di Ciampino. Poi insieme al colonnello Montezemolo contribuì a creare il Fronte militare clandestino - una rete di informazione, di collegamento e di coordinamento dei militari fedeli al re - collaborando con i gruppi antifascisti della Resistenza. Ma nel gennaio del '44 fu arrestato dalle SS e rinchiuso in via Tasso, nella cella n. 8. Torturato da Kappler in persona, non rivelò i nomi dei compagni. Fu fucilato il 24 marzo alle Fosse Ardeatine. Medaglia d'oro al valor militare.

 

Giordano Bruno Ferrari

Pittore. Nato a Roma il 28 luglio del 1887. Figlio dello scultore Ettore, fu presidente dell'Accademia di Belle Arti di Roma, membro della giuria per l'Esposizione di San Francisco del 1915, nonché capo dell'Ufficio artistico dell'Enciclopedia italiana. Dopo l'8 settembre del '43 partecipò attivamente alla Resistenza romana, facendo del suo studio di via Margutta un centro di ritrovo e collegamento di patrioti. Si occupò personalmente della raccolta e della trasmissione di informazioni. Tratto in arresto nel maggio del '44 sotto l'accusa di spionaggio a favore del nemico, sostenne le peggiori torture senza cedere. Condannato a morte, venne fucilato a Forte Bravetta il 24 maggio del '44, pochi giorni prima della liberazione della capitale. Medaglia d'oro al valor militare.

 

Franco Ferri

Docente universitario. Nato a Roma il 20 agosto del 1922. Laureato in Lettere, allievo della Scuola normale superiore di Pisa. Ebbe i primi contatti con il PCI nel '41. Trasferitosi a Roma, dopo l'armistizio entrò nelle file della Resistenza, aderendo ai GAP. Arrestato, fu torturato dalla banda Koch. Dopo la liberazione della capitale, si arruolò volontario nei Gruppi di combattimento "Cremona", prendendo parte alle operazioni belliche sul fronte del Senio, dove rimase ferito. Per la sua attività partigiana è stato decorato con medaglia d'argento al valor militare. Nel dopoguerra è stato membro del Comitato centrale del PCI e direttore dell'Istituto Gramsci. Ha insegnato all'Università di Messina e ha pubblicato vari saggi sulla storia del movimento operaio e del PCI.

 

Anna Enrica Filippini-Lera

Nata a Roma il 27 luglio del 1914 da Giuseppe e da Maria Antonietta Azzoni. Entrò in contatto con gli ambienti antifascisti nella seconda metà degli anni Trenta, attraverso il gruppo comunista di Lucio Lombardo Radice, Aldo Natoli e Aldo Sanna. Nel '37-'38 s'impegnò nella raccolta di fondi per le Brigate in Spagna. Nel '40 s'iscrisse all'Università di Roma, alla facoltà di scienze biologiche. Alla fine del '42 collaborò con Sanna alla redazione e alla diffusione del giornale clandestino comunista "Pugno chiuso". Dopo l'8 settembre del '43, entrò nel comitato studentesco di agitazione, distribuendo volantini e svolgendo attività di propaganda, e successivamente aderì insieme all'amica Vera Michelin-Salomon alla cellula del Pci di Piazza Vittorio, diventando responsabile del lavoro femminile del VI Settore. Fu arrestata il 14 febbraio del '44 dalla Gestapo, dietro denuncia, nella sua abitazione, insieme al fidanzato Paolo Buffa, a Paolo Petrucci, a Vera e a Cornelio Michelin-Salomon. Interrogata a via Tasso, fu poi rinchiusa nelle carceri di Regina Coeli, nel terzo braccio tedesco. Il 23 marzo del '44 fu processata dal Tribunale militare tedesco e condannata insieme all'amica Vera a tre anni di carcere duro, da scontare in Germania. Il 24 aprile del '44 furono trasportate a Firenze su un camion e lì caricate su un carro bestiame. Raggiunsero Monaco il 1° maggio e furono detenute nel carcere di Stadelheim. Da Monaco furono trasferite per un giorno a Dachau, ma riportate a Monaco perché "non ebree" e perché "regolarmente processate e condannate da un Tribunale militare tedesco". Infine il 29 maggio furono destinate al carcere femminile di Aichach (Alta Baviera), dove si trovarono tra prigioniere politiche provenienti da ogni parte d'Europa, e anche tra detenute per reati comuni. Furono liberate dalle truppe americane il 5 maggio del '45. Rientrarono in Italia il 2 giugno. Nel dopoguerra, alla fine del '45, ha sposato Paolo Buffa. Ha vissuto a Roma e, dopo un soggiorno in Inghilterra, nel '56 si è trasferita a Modena.

 

Aldo Finzi

Giornalista. Nato a Legnano (Verona) il 20 aprile del 1891. Direttore de Il Corriere del Polesine ed esponente del fascismo agrario, fu designato sottosegretario dell'Interno nel primo ministero Mussolini. Nel febbraio 1923 sposò la nipote del cardinale Vincenzo Vannutelli. Alla fastosa cerimonia prese parte, a fianco del cardinale, Benito Mussolini. Fu costretto a dare le dimissioni dalla sua carica il 14 giugno del 1924, quando venne coinvolto insieme a Cesare Rossi e a Emilio De Bono nel delitto Matteotti (risultò che lui, tra l'altro, controllava direttamente il quotidiano Corriere Italiano, il cui direttore, avvocato Filippo Filippelli, era strettamente implicato nella attuazione del fosco crimine). Il 30 maggio del 1924. mentre Giacomo Matteotti pronunciava il suo discorso alla Camera, dal banco del governo lui aveva ripetutamente interrotto con espressioni minacciose. Cesare Rossi pubblicò successivamente un memoriale, nel quale veniva indicato come colui che aveva consegnato al sicario Dumini il denaro per la fuga. Dopo il delitto Matteotti, cadde nell'ombra. Si parlò ancora di lui per certe sue imprese sportive. come motociclista e pilota di aereo. Nel 1924, espulso dal Partito fascista per motivi "disciplinari", si ritirò a vivere in una sua azienda agricola presso Terracina. Qui fu arrestato dopo l'armistizio, per essersi espresso pubblicamente contro il fascismo nel periodo successivo al 25 luglio. Incarcerato a Regina Coeli, venne di lì prelevato e poi trucidato alle Fosse Ardeatine il 24 marzo del '44.

 

Mario Fiorentini

Docente universitario. Nato a Roma il 7 novembre del 1918 da Pacifico e da Maria Moscatelli. Sposato con Lucia Ottobrini. Ebreo, durante il Ventennio svolse attività clandestina in Giustizia e Libertà e nel PCI. Dopo il 25 luglio del '43, diede vita alla formazione "Gli Arditi del Popolo" insieme ad altri compagni, tra cui Fernando Norma, Antonio Cicalini, Antonello Trombadori e Lucia Ottobrini. Il 9 settembre, con Alcide Moretti e Adriano Ossicini, prese parte ai combattimenti di Porta San Paolo. Nell'ottobre del '43 formò e diresse i Gap centrali "A. Gramsci" e "Carlo Pisacane", con il nome di battaglia di "Giovanni", operando nella IV Zona. Prese parte a numerosi azioni, tra cui l'attacco di via Rasella e l'attacco al carcere di Regina Coeli. Dopo la liberazione di Roma, fu paracadutato al Nord, operando in Liguria, Emilia, Lombardia e Piemonte, come ufficiale di collegamento dell'OSS, il servizio segreto americano, con il nome di battaglia di "Dino". E' stato decorato con 3 medaglie d'argento al valor militare e 3 croci di guerra al merito, e con la medaglia della Special Force (GB) e la medaglia Donovan dell'OSS (Usa). Autodidatta, nel dopoguerra ha iniziato gli studi liceali e poi universitari, diventando docente di geometria superiore all'Università di Ferrara. I suoi studi di matematica sono stati ripresi e approfonditi da autorevoli specialisti in tutto il mondo.    

 

Edmondo Fondi

Commerciante, di 49 anni. Nato a Velletri il 3 maggio 1894 da Stefano e da Maria Monteferri. Sposato con Ioele Missori. Partì volontario per la guerra ‘15-’18; combattè come "garibaldino" sul fronte delle Argonne e fu mutilato. Dopo l'8 settembre del '43 entrò nella Resistenza e aderì a Giustizia e Libertà, organizzando le bande partigiane di Velletri. Arrestato in febbraio dai tedeschi, mentre era in partenza per portare armi e munizioni ai patrioti dei Castelli Romani, fu rinchiuso nel carcere di Regina Coeli, nel terzo braccio. Fucilato alle Fosse Ardeatine il 24 marzo del ‘44.

 

Genserico Fontana

Tenente dei carabinieri, di 25 anni. Nato a Roma il 26 gennaio 1918 da Luigi e da Carolina Giungamino. Sposato con Rina Innocenti. Laureato in Giurisprudenza, nel ’38 si arruolò nell'esercito, frequentando il corso allievi ufficiali di Spoleto. Nel '40, con il grado di sottotenente del III reggimento Granatieri, combattè prima in Albania, poi in Grecia, dove perse un occhio per le ferite in battaglia, meritando una croce di guerra al valor militare. Promosso capitano, alla fine del ’42 fu trasferito all'Arma dei carabinieri. Assegnato al XXVI battaglione mobilitato, passò in seguito alla legione del Lazio, assumendo il comando ad interim della tenenza dell'Aquila. In questa veste fu il custode di Mussolini a Campo Imperatore. Dopo l'8 settembre rimase al proprio posto all'Aquila, ma fu accusato di essere badogliano. Avvisato dai propri sottufficiali dell'imminente arresto da parte dei tedeschi, si diede alla macchia. Tornato a Roma, entrò nella Resistenza e organizzò i carabinieri sbandati. Lo stesso fece anche all'Aquila, dove si recò diverse volte con documenti falsi. Riuscì a raggruppare intorno a sé circa 200 militari dell'Arma, organizzandoli in otto squadre che presero da lui il nome di "Nucleo Fontana". In ottobre sfuggì una seconda volta alla cattura da parte dei tedeschi, ma il 10 dicembre, in seguito a delazione, fu arrestato con l’accusa di spionaggio nell'ufficio dell'avvocato Realino Carboni, in via della Mercede, dove era andato a ritirare del denaro necessario alla lotta. Insieme a lui furono catturati e rinchiusi a Regina Coeli anche il tenente Romeo Rodrigues Pereira e il brigadiere Candido Manca. Presto lui e Pereira furono raggiunti in carcere dalle mogli: avevano cercato di comprare la loro libertà, ma erano state tradite da un maresciallo tedesco. Fu fucilato il 24 marzo del '44 alle Fosse Ardeatine. Medaglia d'oro al valor militare.

 

Ugo Forno 

Scoperta dal sindaco di Roma Walter Veltroni il 4 giugno 2005, sessantunesimo anniversario della liberazione della capitale, figura nel parco Nemorense una targa per ricordare che poco distante abitava, al numero 15 della via Nemorense, l'ultimo caduto della Resistenza romana, Ugo Forno, "morto- è scritto sul marmo- per la libertà". La singolarità è  che Ugo Forno aveva solo 12 anni. Scolaro  di seconda media dell' istituto Luigi Settembrini, ultimata con ottimi voti, come appare nel registro di classe, il ragazzo era andato verso le nove del mattino del 5  giugno (1944) per incontrare degli amici a piazza Vescovio,  e là aveva appreso che un reparto di genieri tedeschi stava minando il ponte ferroviario sull' Aniene, lungo la statale Cassia in prossimità della città, zona  allora di campagna. Ugo aveva nascosto nella sua casa due pistole lancia razzi, abbandonate dai militari germanici mentre lasciavano Roma  all'alba del giorno prima, mentre gli angloamericani entravano da Porta Maggiore,  ora impegnati a completarne l'occupazione senza incontrare resistenza, scomparsi anche gli ultimi fascisti. Ugo -detto Ughetto in famiglia e dagli amici, bruno, di  corporatura minuta, inferiore a quella dei compagni della sua età- andò a prenderle pensando di poter intimidire i soldati della Wermacht. Giunto ad un cascinale   sulla strada che portava al ponte vi trovò alcuni giovani : due, figli del proprietario di quell' appezzamento agricolo, Antonio e Francesco Guidi, tre braccianti: Luciano Curzi, Vittorio Seboni , Sandro Fornari  e altri due dei quali non si conosce il nome. Erano armati con due fucili Maser e due o tre pistole, incerti sul da fare. Il ragazzo si impose subito. Bisognava salvare il ponte. Si avviarono, giunti in prossimità del luogo ove una diecina di genieri stavano collocando i tubi di dinamite, aprirono il fuoco.I  tedeschi risposero con tre colpi di mortaio, e abbandonarono indenne il manufatto. Le esplosioni  avevano colto in pieno il gruppo. Francesco Guidi  venne gravemente ferito, Curzi ebbe una gamba straziata, Fornari  perdette di netto un braccio, le schegge colpirono mortalmente  Ugo Forno al petto e alla testa. Quando arrivò sul posto Giovanni Allegra, sottotenente dei paracadutisti, comandante di una squadra partigiana tutto era tragicamente finito. Soccorse i feriti (Fratesco Guidi, ventunenne, morì poco dopo), collocò su un  carretto Ugo Forno,   coprendolo con un drappo  tricolore  che aveva con sé , spingendolo sino alla clinica INAIL in via Monte delle Gioie.

 

Gaetano Forte

Commerciante. Nato a Napoli il 14 ottobre del 1919. Chiamato alle armi nel 1940, dopo due anni trascorsi sul fronte orientale fu trasferito nella Legione territoriale carabinieri di Roma. Dopo l'armistizio prese parte alla guerra di liberazione, nelle file della Resistenza romana. Combattente nella banda partigiana comandata dal generale Filippo Caruso, partecipò a numerose azioni. Catturato dalla polizia tedesca e torturato, venne ucciso alle Fosse Ardeatine il 24 marzo del '44. Medaglia d'oro al valor militare alla memoria.

 

Roberto Forti

Pittore edile. Nato a Roma il 7 giugno del 1905. Attivo antifascista, militante comunista dal 1926, nel 1942 fu condannato dal Tribunale speciale a dieci anni di reclusione quale dirigente, dice la sentenza, "insieme a Pompilio Molinari, di una organizzazione comunista che aveva fatto numerosi proseliti nell'ambiente universitario". Detenuto nel carcere di San Gimignano fino alla caduta del fascismo, fu tra i primi nella guerra di liberazione. Nella notte tra 1'8 e il 9 settembre, con Lindoro Boccanera, Luigi Longo e Antonello Trombadori prese in consegna due autocarri carichi di fucili, pistole e munizioni consegnati dal generale di corpo d'armata Giacomo Carboni. Dopo aver provveduto quella stessa notte, insieme a Boccanera, a distribuire l'armamento in quattro diversi depositi della capitale, all'indomani si trovò a Porta S. Paolo tra i popolani che, con quelle armi, si battevano contro i tedeschi. Durante l'occupazione nazista fu tra gli organizzatori della lotta armata, membro del Comando militare della piazza di Roma e svolse un'intensa attività finché venne arrestato il 28 dicembre del '43. Deportato il 4 gennaio del '44, insieme ad altri 470 antifascisti romani, nel campo di Dachau e poi a Mauthausen, rientrò in Italia dopo la liberazione. Grande invalido di guerra, decorato di medaglia d'argento al valor militare, è stato dirigente nazionale dell'ANPI e dell'ANED. In collaborazione con Lorenzo D'Agostini ha scritto un saggio sulla storia della Resistenza romana: "Il solè è sorto a Roma" (1965), e con Fernando Etnasi ha curato un'antologia sui campi di sterminio: "Notte sull'Europa" (1958).

 

Giovanni Frignani

Tenente colonnello dei carabinieri, di 46 anni. Nato a Ravenna l'8 aprile 1897 da Angelo e da Eugenia Savini. Sposato con Lina Castellani, aveva un figlio (Paolo). A 18 anni, nel maggio del ‘15, si arruolò come volontario nell'esercito e all’inizio partecipò alla guerra nel Corpo Nazionale Volontari Ciclisti. Ammesso alla Regia Accademia di fanteria e cavalleria, ne uscì con il grado di sottotenente. Nel giugno del ’18 combatté sul Piave e fu decorato con la medaglia di bronzo al valor militare. L’anno dopo fu trasferito all’Arma dei carabinieri, prestando servizio a Parma, a Medicina e a Trieste. Promosso capitano nel '29, fu chiamato a Roma come capo del servizio informazioni del Corpo d'Armata, incarico che rivestì per cinque anni. Comandò in seguito la Compagnia Tribunali e, con il grado di tenente colonnello, il Gruppo interno dei RR.CC. di Roma. Nel giugno del '43 entrò in possesso di documenti segreti tedeschi da cui risultava che Hitler considerava l'Italia come zona di occupazione; ne informò il duce che ordinò il suo trasferimento in Francia. Il provvedimento non fu mai eseguito. Il 25 luglio infatti, su ordine del re, lo stesso Frignani arrestò Mussolini, all'uscita da Villa Savoia. Dopo l'armistizio, aderì al Fronte militare clandestino di Montezemolo. Raccolse al suo fianco numerosi carabinieri, assistendoli e organizzandoli nella banda "Generale Caruso", della quale divenne il capo con il maggiore Ugo De Carolis e i capitani Raffaele Aversa e Carmelo Blundo. Catturato dai nazisti il 23 gennaio del '44 a casa della signora Elena Albini, in seguito a delazione della spia Aldo Di Prima, fu tradotto nel carcere di via Tasso, insieme alla moglie Lina e ai commilitoni Aversa e De Carolis. Rinchiuso nella cella n. 2, in compagnia del generale Martelli Castaldi, fu più volte torturato, anche in presenza della moglie. Fucilato alle Fosse Ardeatine il 24 marzo. Medaglia d'oro al valor militare.

 

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