Biografie della Resistenza Romana          

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Arrigo Paladini

Sottotenente di artiglieria. Nato a Roma il 10 aprile 1921 da Eugenio e da Elsa Czech. Frequentò il liceo classico romano Umberto I, dove fu allievo del professore antifascista Pilo Albertelli. Allo scoppio della guerra fu chiamato alle armi, nel 5° Reggimento artiglieria "Superga" di Torino. Nel '41 partì volontario per la Russia con il corpo di spedizione del Csir. In seguito al congelamento di un piede, nel '42 fu rimpatriato in Italia. Lo stesso anno frequentò il corso per allievi ufficiali a Sabaudia. Nominato sottotenente, fu destinato a Padova. L’8 settembre del ‘43 fuggì dalla caserma di Padova, occupata dai tedeschi, e si unì alle prime bande partigiane in Abruzzo, con il nome di battaglia di "Eugenio". Da lì decise di passare le linee nemiche e si presentò al Comando Alleato, che lo impiegò come ufficiale del Sim, il servizio segreto militare italiano, presso l'Oss americano (la futura Cia). Gli fu affidato il collegamento con le forze partigiane dell’Italia centrale. Il 4 dicembre sbarcò con il sommergibile Axum a Pesaro e si recò a Roma con le radio clandestine, assieme a una seconda missione guidata da Enrico Sorrentino. Dopo la fucilazione di Maurizio Giglio divenne il responsabile delle trasmissioni radio con il governo del Sud e il comando Alleato, in contatto con la spia americana Peter Tompkins. Arrestato il 4 maggio insieme a Sorrentino, in seguito a delazione, fu rinchiuso nel carcere di via Tasso, nella cella n. 2. Qui fu torturato a sangue. Per farlo parlare, i nazisti minacciarono di uccidere il padre e poi gli comunicarono l’avvenuta esecuzione (in realtà il padre era morto da alcuni mesi in campo di concentramento). Minacciarono anche di arrestare la madre e la fidanzata. Ma lui non cedette. Condannato a morte, la notte tra il 3 e il 4 giugno si salvò insieme a trenta compagni, mentre i tedeschi in fuga lo stavano conducendo al luogo della fucilazione. Fu provvidenziale un guasto al camion, che ritardò la partenza quel tanto che bastò per l’arrivo degli anglo-americani. Laureato in lettere, nel 1985 divenne il direttore e il principale animatore del Museo Storico della Liberazione Nazionale che sorge proprio nello stabile di via Tasso dov’era stato rinchiuso. Morì a Roma il 24 luglio del ‘91.

 

Francesco Pepicelli

Carabiniere. Nato a Sant'Angelo a Cupolo (Benevento) nel 1906. Volontario nella Legione dei Reali Carabinieri di Roma nel marzo del '26, fu promosso vicebrigadiere nel '34. L'anno dopo fu mobilitato in Africa Orientale e partecipò all'aggressione fascista all'Etiopia. Rimpatriato nel '38 e promosso brigadiere, comandò diverse stazioni dei carabinieri nel Lazio. Chiamato nel '40 alla segreteria del capo di stato maggiore, nel marzo del '42 conseguì la promozione a maresciallo. Dopo l'armistizio del '43, prese parte alla guerra di liberazione nelle file della Resistenza romana, con la formazione partigiana "Generale Caruso". Dopo essersi distinto in numerose azioni, fu arrestato dalle SS tedesche e atrocemente torturato. Venne fucilato alle Fosse Ardeatine il 24 marzo del '44.

 

Mario Pannunzio

Nato a Lucca nel 1910. La famiglia della madre apparteneva alla aristocrazia nera della città. Il padre era un avvocato abruzzese, militante comunista. Nel 1932 fondò la rivista "Oggi" che dovette chiudere dopo pochi numeri per ragioni politiche. Collaborò quindi con Leo Longanesi alla redazione del primo rotocalco italiano "Omnibus",  presto soppresso dalla censura fascista. La stessa sorte ebbero altri due settimanali: "Tutto" ed "Oggi", diretti insieme ad Arrigo Benedetti. Dopo l'armistizio dell'8 settembre del '43, nel periodo clandestino partecipò alla resistenza e insieme ad altri amici fondò il Partito Liberale; nel dicembre 1943 fu anche arrestato e imprigionato a Regina Coeli per alcuni mesi, sfuggendo per caso alle Fosse Ardeatine. La politica, sia pure espressa con i mezzi che gli erano propri, rimase per Pannunzio l’impegno preminente. Dopo la liberazione diresse il "Risorgimento Liberale", fino alla sua uscita dal partito. Nel febbraio del 1949 fondò Il Mondo, che s'impose come uno dei giornali più nuovi nel panorama italiano. Nel dicembre del 1955 fu tra i fondatori del Partito radicale. Morì il 10 febbraio del 1968.

 

Luigi Perna

Studente, di 22 anni. Nato ad Avellino nel 1921. Era iscritto alla facoltà di giurisprudenza. Sottotenente di fanteria, l'8 settembre del '43 comandava il plotone esploratori del 1° Battaglione del I Reggimento Granatieri di stanza a Roma. Quando i tedeschi mossero all'attacco della capitale, fu tra i più valorosi difensori della città, distinguendosi in vari episodi al ponte della Magliana, all'EUR e nel quartiere della Montagnola, finché venne colpito a morte. Nel '46 l'Università di Napoli gli ha conferito la laurea ad honorem. Medaglia d'oro al valor militare alla memoria.

 

Raffaele Persichetti

Tenente dei granatieri, di 28 anni. Nato a Roma il 12 maggio 1915 da Giulio, famoso chirurgo, e da Amalia Alliata. Frequentò il ginnasio all’istituto Visconti e il liceo al S. Apollinare. Ottenne la licenza liceale da privatista, nel '33, al liceo Mamiani. Dopo la laurea in Lettere nel '37, seguì il corso allievi ufficiali di complemento e diventò ufficiale del I reggimento dei Granatieri di Sardegna, partecipando all'addestramento delle reclute. Dal ‘39 insegnò storia dell'arte all'istituto "De Merode" e al liceo Visconti di Roma, dove rimase fino al '43. Nella primavera del '40 un gruppo di fascisti irruppe nell'istituto per costringere docenti e studenti a una dimostrazione in favore della guerra. Persichetti si oppose al sopruso con la forza, difendendo uno dei colleghi, il sacerdote Giorgi. Uno degli squadristi lo colpì al capo con un bastone, provocandogli una seria ferita. Chiamato alle armi, fu inviato prima sul Fronte Occidentale, poi nel ‘41 partecipò alla spedizione in Grecia, combattendo sulla frontiera con l'Albania come tenente di complemento dei Granatieri di Sardegna. Rimasto invalido, nel '42 fu collocato in congedo assoluto. Iscrittosi al Partito d'Azione, dopo l'armistizio, il 10 settembre, in abito civile e sommariamente armato accorse a Porta S. Paolo, sulla linea di fuoco dei granatieri, schierati in battaglia contro i tedeschi. Qui incitò con le parole e con l'impegno i commilitoni all'estrema resistenza, soccorse i feriti, partecipò al combattimento con il moschetto e la mitragliatrice, fino alla morte, per un colpo alla testa. Medaglia d'oro al valor militare.

 

Sandro Pertini

Nato a Stella (Savona) il 25 settembre del 1896. Laureato in giurisprudenza e in scienze politiche e sociali. Partecipò alla prima guerra mondiale, poi intraprese la professione forense. Socialista, dopo una prima condanna ad otto mesi di carcere per la sua attività antifascista, fu condannato nel '26 a cinque anni di confino. Si sottrasse alla cattura e si rifugiò prima a Milano e poi in Francia, dove ottenne asilo politico. Ma pure nel paese che lo ospitava e dove lavorava anche da muratore, subì due processi per la sua attività politica. Tornato in Italia nel '29, Pertini venne arrestato e il Tribunale speciale per la difesa dello Stato lo condannò a 11 anni di reclusione. Ne scontò sette e poi venne assegnato per otto anni al confino: rifiutò di chiedere la grazia, anche quando la domanda fu firmata dalla madre. Tornato libero nell’agosto del '43, entrò nel primo Esecutivo del Partito socialista italiano. La libertà per Pertini dura poco: catturato dalle SS a Roma, fu condannato a morte e incarcerato a Regina Coeli nell’attesa dell’esecuzione. Evase dal carcere con Giuseppe Saragat e raggiunse Milano. Qui - siamo nel '44 - assunse la carica di segretario del Partito socialista nei territori occupati dai tedeschi e diresse, in rappresentanza dei socialisti, la lotta partigiana. Conclusa la lotta armata, per cui fu insignito di medaglia d’oro al valor militare, si dedicò al giornalismo e alla vita politica. Fu direttore dell’"Avanti!" dal '45 al '46, del quotidiano genovese "Il Lavoro" nel '47, di nuovo direttore dell’"Avanti!" dal '50 al '52. Nel '45, diventò segretario del Partito socialista italiano di unità proletaria e deputato all’Assemblea costituente; nel '48 senatore; fu eletto deputato dal '53 al '76; vice Presidente della Camera dei deputati nel '63; fu nominato presidente della stessa Assemblea nel '68 e nel '72. Fu eletto Presidente della Repubblica il 9 luglio del '78, con 832 voti su 995, al sedicesimo scrutinio. Rimase al Quirnale fino al 23 giugno dell'85. Da quell'anno è stato senatore a vita, quale ex Presidente della Repubblica. E' deceduto il 24 febbraio del '90.

 

Salvatore Petronari

Commerciante, di 39 anni. Nato a Roma il 25 febbraio 1904 da Davide e da Angela Martelli. Sposato con Fernanda, aveva una figlia. S'iscrisse al partito socialista nel ‘19; due anni dopo aderì al Pci di Bordiga e di Gramsci. Studente autodidatta, era detto "l'avvocatino" per le capacità d'eloquio. Nell'ottobre del '22, insieme a cinque compagni (tra cui Achille Mastrosanti), fu tra i pochi ad opporsi ai fascisti che occuparono Roma, accogliendo a fucilate e fermando per oltre due ore alla Batteria Nomentana una colonna di camicie nere. Entrò a far parte degli "Arditi del popolo" del Pci. Perseguitato dal Regime fascista e ripetutamente fermato per controlli, nell'aprile del '33 fu arrestato per tentato espatrio clandestino e scontò sei mesi di carcere. Nonostante ciò proseguì la sua battaglia personale: ogni primo maggio e ogni 7 novembre (anniversario della rivoluzione russa) le vie del quartiere Ostiense si riempivano, per opera sua, di scritte e di manifestini antifascisti e inneggianti al comunismo e alla libertà. Nel febbraio del '37 fu nuovamente arrestato per vilipendio al regime e confinato per due anni (alle isole Tremiti e a Ponza). Fu liberato nel Natale del '38. Granatiere, l'8 settembre del '43, armato di moschetto, combatté a Porta San Paolo per difendere la città dai tedeschi. Nei mesi successivi fu uno degli animatori dei Gap comunisti: eseguì numerosi trasporti di armi, raccolse sottoscrizioni per la lotta contro i nazisti, distribuì giornali e volantini clandestini. Arrestato a fine dicembre in seguito a delazione di una spia (il tenente dei bersaglieri Mastrocinque), fu rinchiuso nel carcere di via Tasso e torturato. Fu condannato a morte dal Tribunale militare di guerra tedesco e fucilato a Forte Bravetta il 20 gennaio del ‘44.

 

Paolo Petrucci

Professore, di 26 anni. Nato a Trieste l’1 agosto 1917 da Carlo e da Emilia Predolin. Nel ’39 si laureò in lettere antiche all’Università di Roma. Nel ‘41 fu chiamato alle armi e combattè in Africa come ufficiale di complemento dei Granatieri di Sardegna. Rimpatriato per malattia, nelle ore successive all’armistizio partecipò ai combattimenti contro i tedeschi a Palidoro. Dopo l’occupazione di Roma, entrò in clandestinità con il nome di Pietro Paolucci. Il 10 settembre partì per il Sud, insieme agli amici Paolo Buffa e Aldo Sanna, con lo scopo di partecipare alla formazione di un corpo di "Volontari per la libertà". L’impresa fallì. Sanna decise di rimanere e collaborò con gli inglesi. Lui, Buffa e Giaime Pintor si misero in viaggio verso Roma, per organizzare nel Lazio gruppi di resistenza partigiana. Ma l’1 dicembre del ’43, nel tentativo di passare il fronte, lungo il Garigliano, Pintor perse la vita a causa dello scoppio di una mina. Rientrati nell’Italia libera, Petrucci e Buffa si unirono agli Alleati che li addestrarono a lanciarsi con il paracadute. Due settimane dopo, il 16 gennaio del ’44, con un aviolancio furono paracadutati su Monte Rotondo, da dove raggiunsero la capitale, ospiti di Enrica Filippini, che collaborava con il partito comunista. Qui svolsero intensa azione di propaganda antinazista, partecipando alle manifestazioni studentesche. Ma il 14 febbraio le SS tedesche irruppero nell’abitazione della Filippini, arrestandoli insieme alla padrona di casa e a Vera e Cornelio Michelin-Salomon. Petrucci fu condotto prima in via Tasso e poi trasferito nel terzo braccio di Regina Coeli. Nonostante fosse stato assolto dalle accuse, fu trattenuto in carcere e fucilato alle Fosse Ardeatine il 24 marzo.

 

Giaime Pintor

Scrittore, di 24 anni. Nato a Roma il 30 ottobre del 1919 da Giuseppe e da Adelaide Dore. Trascorse la sua fanciullezza a Cagliari, tornò a Roma a sedici anni, nel '35, per proseguire gli studi al Liceo "Mamiani". Iscritto ai GUF, si avvicinò presto al movimento antifascista clandestino. Dal '38 collaborò a vari settimanali e a riviste culturali, tra cui "Oggi", "Letteratura", "Campo di Marte", "Primato", sotto gli pseudonimi di "Mercurio" e poi di "Ugo Stille". Nel '39 partì per il servizio militare, al corso allievi ufficiali di Salerno, dove aiutò Lucio Lombardo Radice a costituire una cellula comunista. Si laureò in giurisprudenza all'Università di Roma nel giugno del '40. Richiamato alle armi, venne inviato come sottotenente sul fronte occidentale, al seguito del 51° Fanteria. Poi, dopo un breve periodo a Perugia con il suo reggimento, fu assegnato a Torino, presso la commissione di armistizio con la Francia. In questa veste ebbe la possibilità di fare da tramite fra l'antifascismo in via di riorganizzazione e i "dissidenti" dell'esercito. A Torino cominciò anche la sua collaborazione con Giulio Einaudi e la sua casa editrice, dove aveva come amici e compagni di lavoro Felice Balbo, Cesare Pavese, Leone Ginzburg e Massimo Mila. L'8 settembre del '43 si trovava a Roma e fu tra i giovani che chiamarono il popolo ad appoggiare la resistenza di reparti armati a Porta San Paolo. Fallita la difesa della capitale, l'11 settembre superò le linee tedesche e si recò a Brindisi e poi a Napoli, sotto il falso nome di Ugo Stille. Ottenne dal quartier generale inglese di formare un gruppo di patrioti. Insieme a Paolo Buffa e a Paolo Petrucci si mise in viaggio verso Roma, per organizzare nel Lazio gruppi di resistenza partigiana. Ma il 1° dicembre del ’43, nel tentativo di passare il fronte, lungo il Garigliano, davanti a Castelnuovo al Volturno, perse la vita a causa dello scoppio di una mina. Presso l'Einaudi sono state pubblicate alcune sue opere postume: "Il sangue d'Europa" (1950), "Il colpo di Stato del 25 luglio e alcune pagine e documenti inediti" (1974) e "Doppio diario 1936-1943" (1978). Tra le numerose traduzioni, uscite sempre presso Einaudi, si può ricordare quella di Rilke, "Poesie" (1942).

 

Luigi Pintor

Giornalista. Nato a Roma il 18 settembre del 1925 da Giuseppe e da Adelaide Dore. Trascorse la sua fanciullezza a Cagliari, poi tornò a Roma, dove si avvicinò al movimento antifascista clandestino. Fratello di Giaime, partecipò alla guerra di liberazione nelle file dei GAP. Arrestato dalla banda Koch, sfuggì alla condanna a morte. Nel dopoguerra è stato membro del Comitato centrale del PCI, redattore e poi condirettore de "l'Unità", deputato alla Camera dal 1968 al 1972. Nel '69 fu radiato dalle file del PCI con il gruppo del "Manifesto", insieme ad Aldo Natoli, Rossana Rossanda, Lucio Magri e Massimo Caprara. E' stato più volte direttore del "Manifesto".

 

Antonio Prosperi

Impiegato delle Poste, di 34 anni. Nato a Poggio Cinolfo (L’Aquila) l’8 agosto 1909 da Luigi e da Calliope Pignotti. Sposato con Rinalda Emiliani, aveva tre figli (Annamaria, Irma e Gabriella). Dopo l’armistizio, entrò a far parte del IV nucleo "carseolano" della Brigata partigiana "Tiburtina Valeria", che operava nel Lazio e nella provincia dell’Aquila, sotto il comando di Enrico De Angelis. Fu particolarmente attivo nella raccolta di informazioni militari, nell’assistenza ai prigionieri alleati e nell’approvvigionamento di viveri, indumenti e armi per le bande partigiane e per i renitenti alla leva. Fu arrestato dai tedeschi in un’abitazione di via Quattro Fontane (angolo via Rasella) il 23 marzo del ’44, nelle ore successive all’attacco dei Gap, insieme con il cognato Umberto Pignotti, il fratello del cognato Angelo, e il cugino Fulvio Mastrangeli. Il giorno dopo fu fucilato dalle SS alle Fosse Ardeatine.

 

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