Biografie della Resistenza Romana          

A B C D E F GI J K L M N O PR S TV Z

 

   

Enzio Malatesta

Giornalista. Nato a Carrara nel 1914. Figlio di Alberto Malatesta, ex deputato socialista di Novara, nel 1938 conseguì la laurea a Milano. Successivamente insegnò al Liceo "Parini" e fu direttore della rivista "Cinema e Teatro". Nel 1940, a Roma, fu assunto come redattore del quotidiano "Giornale d'Italia". Dopo l'armistizio prese parte alla guerra di liberazione, nelle file del movimento Bandiera Rossa), e fu tra gli organizzatori delle cosiddette "bande esterne" nel Lazio. Catturato dai tedeschi e accusato di aver organizzato formazioni armate, si assunse coraggiosamente ogni responsabilità. Condannato a morte, venne fucilato a Forte Bravetta dai tedeschi il 2 febbraio del '44. Medaglia d'oro al valor militare alla memoria.

 

Vittorio Mallozzi

Operaio. Nato ad Anzio (Roma) nel 1909. Membro dell'organizzazione comunista clandestina e attivo antifascista, fu costretto a espatriare. Nel 1936, allo scoppio della Guerra di Spagna, si arruolò nelle Brigate Internazionali, divenendo commissario politico e poi comandante di un battaglione di garibaldini. Ferito in un incidente motociclistico, rimase mutilato. Passato in Francia con il ritiro delle Brigate Internazionali, fu internato dal governo francese nel campodi Vernet. Dopo l'occupazione della Francia, fu consegnato alle autorità italiane che, riportatolo in Italia, lo confinarono a Ventotene. II 25 luglio del '43, caduto il fascismo, riacquistò la libertà e dopo 1'8 setternbre fu tra gli organizzatori della Resistenza a Roma. Alla testa di un gruppo armato diresse numerose azioni finché, durante la preparazione di un atto di sabotaggio, fu catturato dai tedeschi, condannato a morte e fucilato a Forte Bravetta il 31 gennaio del '44. Medaglia d'oro al valor militare alla memoria.

 

Candido Manca

Brigadiere dei carabinieri, di 37 anni. Nato a Delianova (Cagliari) il 31 gennaio 1907 da Annibale e da Francesca Zucca. Nel '25 si arruolò volontario nei carabinieri. Prestò servizio a Roma, e dopo tre anni di ferma fu congedato. Rientrato a Cagliari, ottenne il diploma di ragioniere e fu assunto dal ministero dei Lavori Pubblici, nell'Azienda statale della strada. Fu richiamato in servizio una prima volta nel '35, per un anno, e di nuovo nel '40, con il grado di vicebrigadiere. Nel '43 era brigadiere, nella compagnia squadre reali e presidenziali di Roma. Dopo l'8 settembre, riuscì a sfuggire ai tedeschi che avevano occupato le caserme. Insieme ad altri 30 carabinieri sbandati che aveva raccolto con sé, entrò nella banda "Caruso", alle dirette dipendenze di Romeo Rodriguez Pereira. Nel corso della lotta, si distinse per lo svolgimento di azioni militari e per la raccolta di notizie. Fu catturato dalla Gestapo il 10 dicembre del '43, insieme allo stesso Pereira e a Genserico Fontana, mentre si stava recando da un contabile che procurava denaro ai partigiani. Rinchiuso nel carcere di via Tasso, subì più volte la tortura, ma non rivelò i nomi dei compagni. Fu fucilato alle Fosse Ardeatine il 24 marzo del '44. Medaglia d’oro al valor militare alla memoria.

 

Enrico Mancini

Commerciante, di 47 anni. Nato a Ronciglione (Viterbo) il 12 ottobre 1896 da Francesco e da Luisa Pizzuti. Sposato con Argia Morgia, aveva sei figli (Alberto, Bruno, Adolfo, Elettra, Mirella e Riccardo). Frequentò le elementari in una scuola del rione di Testaccio, a Roma. Assunto come apprendista in una bottega di falegnameria, diventò in breve tempo un ebanista specializzato. Durante la prima guerra mondiale prestò servizio di leva nell'Arma del Genio e nel '18 si congedò con il grado di sergente maggiore, premiato con una medaglia di bronzo e una croce di guerra. Aprì una bottega di falegnameria in via dei Conciliatori, vicino Porta San Paolo. Antifascista della prim'ora, rifiutò di aderire al regime e una squadraccia diede fuoco al suo negozio. Nel '42 fu uno dei primi ad aderire al Partito d'Azione, costituito clandestinamente a Roma da Ugo La Malfa, Pilo Albertelli ed altri; gli vennero affidati incarichi di responsabilità dirigenziale nei quartieri di Testaccio, Ostiense e Garbatella. Dopo l'8 settembre entrò nella Resistenza, come tenente partigiano della Brigata Garibaldi, e si prodigò con aiuti economici ai perseguitati politici, ai partigiani alla macchia e ai militari sbandati. Utilizzando un permesso di circolazione datogli dal conte Celani (direttore dell'Annona e partigiano), svolse opera di collegamento e di distribuzione d'armi e di materiale di propaganda. Arrestato il 7 marzo del ‘44 nel proprio ufficio dagli sgherri fascisti della banda Koch, fu trasportato nei locali della Pensione Oltremare, in via Principe Amedeo, e di lì trasferito alla Pensione Iaccarino, dove fu torturato per dodici giorni. In attesa di processo, il 18 marzo fu tradotto a Regina Coeli, nel terzo braccio. Fucilato il 24 marzo alle Fosse Ardeatine.

 

Alberto Marchesi

Commerciante, di 43 anni. Nato a Roma il 22 settembre del 1900. Militante comunista, espulso nel 1925 dalle Amministrazioni Statali per dichiarata opposizione al regime fascista, negli anni seguenti fu più volte fermato per azione cospirativa e sottoposto ad interrogatori . Dopo l'8 settembre 1943 diede vita al Battaglione "Volga" operante nei dintorni di Roma, facendo della propria casa e negozio un deposito di armi e materiale di propaganda e partecipando ad una serie di missioni. Arrestato il 12 marzo 1944 nella propria abitazione di Roma, in seguito a delazione, ad opera di SS tedesche, fu tradotto nelle celle di Via Tasso e torturato. Fu fucilato il 24 marzo 1944, alle Fosse Ardeatine fuori Roma, in rappresaglia all'attentato di via Rasella, con altri trecentotrentaquattro detenuti politici prelevati dalle carceri di Via Tasso e Regina Coeli. Medaglia d'oro al valor militare.

 

Vittorio Marimpietri

Impiegato, di 26 anni. Nato ad Avezzano (L’Aquila) il 30 settembre 1917 da Orazio e da Maria Pompei. Valoroso combattente in guerra (fu proposto per la medaglia d'argento al valor militare), tornò ferito dal fronte, con i piedi congelati e un'ulcera duodenale. Dopo l’armistizio, entrò nella Resistenza, nelle file del Fronte militare clandestino di Montezemolo. Ma il 10 dicembre del '43 le SS tedesche, con la collaborazione di una spia italiana, lo arrestarono in casa con l'imputazione di essere iscritto alla Legione Garibaldina. Fu rinchiuso nel carcere di via Tasso, dove subì lunghi e snervanti interrogatori preceduti da giorni di completo digiuno. Trasferito a Regina Coeli, il 24 marzo del '44 fu fucilato alle Fosse Ardeatine.

 

Sabato Martelli Castaldi

Generale di brigata aerea in congedo, di 46 anni. Nato a Cava de' Tirreni il 18 agosto 1896 da Sabato Castaldi e da Argìa Martelli. Sposato con Luisa Barbiani, aveva tre figli (Giorgio, Vittoria e Sabatino). Partito volontario per la prima guerra mondiale, fu protagonista di più di cento voli di guerra, abbattendo diversi apparecchi nemici e conquistando sul fronte una medaglia d'argento e due medaglie di bronzo al valor militare. Ebbe una carriera brillantissima: fu uno dei piloti della Crociera delle capitali europee e uno degli organizzatori delle due prime Giornate dell'Ala, del Carosello aereo e della seconda trasvolata oceanica. Capo di gabinetto del ministero con Italo Balbo, a 36 anni era già generale, il più giovane d'Italia. Ma nel '34, quando presentò a Mussolini un memoriale sullo stato disastroso dell'aviazione italiana, fu posto in congedo assoluto, senza stipendio. Perseguitato dal Regime, solo nel '39 riuscì a ottenere un impiego stabile come direttore del Polverificio Stacchini. Il 9 settembre era a Porta San Paolo, insieme all'amico Roberto Lordi, con un fucile da caccia, a difendere Roma dai tedeschi. Subito dopo entrò a far parte del Fronte militare clandestino di Montezemolo, col nome di battaglia "Tevere". Fornì armi ed esplosivi ai partigiani del Lazio e dell'Abruzzo; aiutò a nascondersi ebrei, ufficiali, renitenti alla leva nella villa di Genzano dell'amico; incitò i giovani a resistere ai bandi della Repubblica di Salò; organizzò bande di partigiani ai Castelli romani, sui Monti Prenestini e intorno ad Alatri; trasmise rilievi di zone ed installazioni militari agli Alleati. Il 17 gennaio del ‘44, insieme a Lordi, si consegnò ai tedeschi per ottenere il rilascio del proprietario del Polverificio. Trattenuto da Kappler, fu rinchiuso nella cella n. 2 di via Tasso per 67 giorni e torturato, ma non parlò. Fu fucilato alle Fosse Ardeatine il 24 marzo. Prima che la scarica lo abbattesse, gridò "Viva l’Italia". Medaglia d'oro al valor militare alla memoria.

 

Placido Martini

Avvocato. Nato a Montecompatri (Roma) il 7 maggio del 1879. Già garibaldino a Domokos (Grecia), fu volontario nella Prima guerra mondiale e combattè nel Corpo di spedizione italiano in Francia. Durante gli anni della dittatura fascista. per il suo antifascismo (di ispirazione massonica) venne confinato a Ponza e. dopo il 1940, a Manfredonia e all'Aquila. Tornato a Roma nei 45 giorni del governo Badoglio, fondò l'Unione nazionale della democrazia italiana, partito di tendenze liberali, e il giornale Unione Nazionale. Dopo l'armistizio divenne capo delegato della Massoneria italiana di Palazzo Giustiniani e di quella scozzese di rito antico. Partecipò alla guerra di liberazione, nelle file della Resistenza romana. Catturato dalle SS il 22 gennaio del '44 in seguito a delazione, fu lungamente torturato nelle prigioni di via Tasso e infine fucilato alle Fosse Ardeatine il 24 marzo del '44. Medaglia d'oro al valor militare alla memoria.

 

Fausto Marzi Marchesi

Costruttore. Nato a Roma il 18 febbraio del 1905. Di educazione cattolica e di orientamento antifascista, sin dagli anni Trenta entrò in contatto con alcuni ambienti della Curia vaticana che avvertivano l'esigenza di differenziarsi dalla generale politica di appoggio e di esaltazione del governo fascista. Agli inizi del 1937, lasciando per qualche tempo le attività edili nelle quali era impegnato, si trasferì per un anno a Parigi, dove perfezionò la sua formazione ideologica e politica avversa al regime. Nella capitale francese ebbe contatti con la Concentrazione antifascista e poi con esponenti del PCI. Rientrato in Italia, svolse un lavoro di propaganda e di diffusione della stampa clandestina, soprattutto tra gli operai dei cantieri edili e tra i giovani di tendenze cattoliche. Era molto legato a una delle figure di primo piano del mondo vaticano, monsignor Mariano Rampolla del Tindaro, nipote del cardinale omonimo che era stato segretario dì Stato di Leone XIII. Grazie all'amicizia di questo alto prelato, uomo di grande apertura intellettuale e morale, segretario della Congregazione dei Seminari e vicino alla Segreteria di Stato della Santa Sede, riuscì a far arrivare in Vaticano alcune delle pubblicazioni clandestine del PCI. Tra queste vi era lo Stato Operaio che potè così essere consultato occasionalmente da alcuni giovani cattolici, critici del regime e interessati alla politica sviluppata dai comunisti italiani nei confronti delle masse religiose, tra i quali Giorgio La Pira, Giuseppe Dossetti e Gerardo Bruni. Nell'agosto del '38, per incarico del Centro estero del PCI, riuscì a organizzare, nel più assoluto segreto, un incontro ad alto livello tra monsignor Rampolla (in rappresentanza della Santa Sede) e due dirigenti comunisti italiani, Emilio Sereni e Ambrogio Donini. Tali contatti ebbero luogo alla Certosa della Valsainte sui monti della Svizzera centrale. Vennero affrontati e discussi alcuni temi d'interesse immediato per le due parti, non in vista di impossibili intese sul terreno politico e ideologico, ma per la necessità di lavorare a una collaborazione tra le forze cattoliche e marxiste in Italia, contro l'incombente minaccia di un conflitto mondiale (si veda, a) riguardo, la voce Democrazia cristiana). Il nuovo atteggiamento della Santa Sede dopo il patto di Monaco dello stesso anno 1938, con la capitolazione di fatto delle potenze occidentali di fronte ai piani aggressivi del nazismo e del fascismo, ne interruppe bruscamente il proseguimento e ne limitò per molti anni la portata effettiva. Scoppiata la Seconda guerra mondiale, Marzi Marchesi, che nel frattempo aveva ripreso e sviluppato considerevolmente la propria attività industriale, anche per suggerimento del Centro estero del PCI, assolse alcuni compiti molto delicati, di carattere organizzativo e assistenziale. Dopo la caduta del fascismo entrò in rapporto diretto con il CLN a Roma e con i dirigenti comunisti Giorgio Amendola e Celeste Negarville; partecipò anche alla ricostruzione della Federazione comunista romana, diventandone uno degli esponenti. Dopo la liberazione della capitale (giugno 1944) fu chiamato a far parte della Giunta amministrativa provvisoria Doria in qualità di assessore all'Annona e vi rimase sino al novembre 1946. Il 10 novembre del '46 fu eletto consigliere comunale nella lista del Blocco del Popolo. Rieletto il 12 ottobre del '47 nella lista comunista. rimase in carica sino al 9 aprile del 1952. Poi si rirtirò gradualmente dalla vita politica militante.

 

Gianfranco Mattei

Docente di chimica, di 29 anni. Nato a Milano l’11 dicembre 1916 da Ugo e da Clara Friedmann, primogenito di sette fratelli. Nel '38 si laureò in chimica all’università di Firenze, con il massimo dei voti. Assistente del premio Nobel Giulio Natta all’istituto di chimica industriale del Politecnico di Milano, ebbe poi l’incarico di insegnamento di chimica analitica quantitativa. In quegli anni iniziò alcune importanti ricerche sulla struttura e l’orientamento delle molecole polari, e si occupò di studi sulla produzione di detersivi sintetici. Dal ‘36 al ‘38 frequentò il corso allievi ufficiali a Pavia. Fin dal ‘37, con la sorella minore Teresita ("Chicchi") partecipava al movimento antifascista lombardo, e aveva stretto rapporti con il Partito d'Azione. Allo scoppio della guerra, fu chiamato alle armi. La sera del 25 luglio del ‘43, insieme a pochi altri docenti universitari, compilò un manifesto che reclamava un cambiamento radicale della vita universitaria. Nelle settimane successive fece la spola tra Firenze e Milano, tenendo i contatti fra i gruppi di antifascisti attivi nelle due città. Dopo l'armistizio, costretto ad allontanarsi da Milano dove il padre era ricercato (aveva diretto la Confederazione dell'Industria durante il governo Badoglio), si trasferì nel lecchese e in Valfurva, dove si formavano i primi gruppi di partigiani. Nell'ottobre lasciò la Lombardia, dove era troppo conosciuto, e si recò a Roma per combattere il fascismo nelle file del Pci. Insieme a Giorgio Labò organizzò la "santabarbara" dei Gap, in via Giulia n. 25 bis. La produzione delle bombe migliorò dal punto di vista sia quantitativo che qualitativo e vennero fabbricati anche nuovi tipi di ordigni, come una bomba a mano a "doppio effetto" molto utile contro i mezzi blindati. Diede un contributo anche alla progettazione degli attentati. Ma il pomeriggio del primo febbraio fu sorpreso dai tedeschi nel laboratorio e rinchiuso nel carcere di via Tasso insieme a Labò. Torturato, per non tradire i compagni nella notte tra il 6 e il 7 febbraio s'impiccò nella sua cella, con la cintura dei pantaloni.

 

Vera Michelin-Salomon

Bibliotecaria. Nata a Carema (Torino) il 4 novembre del 1923 da Giovanni Daniele e da Elvezia Guarnoli. Figlia di un ufficiale dell'Esercito della salvezza, trascorse la sua infanzia in varie città italiane. Nel '40 si trasferì a Roma, dove fu assunta come segretaria dell'Istituto professionale femminile "Colomba Antonietti". Protestante, si avvicinò ad ambienti antifascisti attraverso l'amicizia con Enrica Filippini Lera. Dopo l'8 settembre del '43, entrò nel comitato studentesco di agitazione, distribuendo volantini e svolgendo attività di propaganda, e successivamente aderì insieme alla Filippini alla cellula del Pci di Piazza Vittorio. Fu arrestata il 14 febbraio del '44 dalla Gestapo, dietro denuncia, nell'abitazione della Filippini, insieme all'amica, a Paolo Buffa, a Paolo Petrucci e al fratello Cornelio Michelin-Salomon. Rinchiusa in via Tasso per una settimana e interrogata, fu poi trasferita nelle carceri di Regina Coeli. Il 23 marzo del '44 fu processata dal Tribunale militare tedesco e condannata insieme alla Filippini a tre anni di carcere duro, da scontare in Germania. Il 24 aprile del '44 furono trasportate a Firenze su un camion e lì caricate su un carro bestiame. Raggiunsero Monaco il 1° maggio e furono detenute nel carcere di Stadelheim. Da Monaco furono trasferite per un giorno a Dachau, ma riportate a Monaco perché "non ebree" e perché "regolarmente processate e condannate da un Tribunale militare tedesco". Infine il 29 maggio furono destinate al carcere femminile di Aichach (Alta Baviera), dove si trovarono tra prigioniere politiche provenienti da ogni parte d'Europa, e anche tra detenute per reati comuni. Furono liberate dalle truppe americane il 5 maggio del '45. Rientrarono in Italia il 2 giugno. Nel dopoguerra ha vissuto prima a Torino e poi a Roma, ha militato nel Pci ed è diventata consigliere nazionale dell'Aned.

 

Pompilio Molinari

Operaio metallurgico. Nato a Roma il 14 gennaio del 1890. Sin da ragazzo militò nella Gioventù socialista e poi nel PSI, partecipando alle battaglie politico-sindacali degli anni che precedettero la Prima guerra mondiale. Negli anni 1915-18 fu attivissimo nella lotta per la pace. Nel 1920 fu tra i dirigenti dell'occupazione delle fabbriche a Roma. Aderì al PCI sin dalla fondazione. Tra gli organizzatori degli Arditi del popolo, combattè contro le squadre fasciste prima e durante la "marcia su Roma". Continuò a combattere il fascismo negli anni della dittatura e fu più volte confinato. Nel 1942 venne condannato dal Tribunale speciale a 12 anni di reclusione. Tra carcere e confino scontò complessivamente 13 anni. Dopo l'armistizio partecipò alla guerra di liberazione, nelle file della Resistenza romana, organizzando le formazioni partigiane. Fu, a Roma, l'ideatore del chiodo a quattro punte, micidiale contro gli automezzinemici. Organizzò la produzione clandestina di armi destinato ai partigiani nelle officine Broda e in altri laboratori della capitale. Per suo apporto come membro del Comando regionale delle Brigate Garibaldi, ebbe riconosciuto il grado di colonnello. Dopo la Liberazione diresse i metalmeccanici di Roma. Fu successivamente segretario della Camera del lavoro e infine direttore provinciale dell'INCA. Morì a Roma il 7 settembre del 1955.

 

Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo

VEDI: "Il partigiano Montezemolo. Storia del capo della resistenza militare nell'Italia occupata"

 

Don Giuseppe Morosini 

Sacerdote, di 31 anni. Nato il 19 marzo 1913 a Ferentino (Frosinone) da Giuseppe e da Maria De Stefanis. Fu ordinato sacerdote il giorno di Pasqua del ‘37. Partecipò alla Seconda Guerra Mondiale come cappellano militare, presso il 4° reggimento di artiglieria di stanza a Laurana, in Istria. Congedato dopo le operazioni in Dalmazia, si stabilì a Piacenza dove diventò direttore spirituale in un collegio. Nel '43 fu chiamato a Roma alla direzione di una scuola per ragazzi profughi delle zone più colpite dal conflitto. Restò al suo posto anche dopo il 25 luglio, quando i gerarchi a capo dell'opera che sosteneva la scuola fuggirono dalla capitale, portando con loro tutti i generi alimentari destinati ai ragazzi e le riserve economiche dell'istituto. Dopo l'8 settembre entrò nella Resistenza, diventando il cappellano della banda partigiana "Mosconi" di Monte Mario, alla quale forniva assistenza morale, ma anche servizi concreti: procurando viveri, indumenti, scarpe. Compì missioni segrete, acquistò e nascose armi e diresse il servizio di informazioni. Fu anche cappellano della formazione "Bandiera Rossa". Carpì ad un ufficiale svizzero addetto all'Ufficio operazioni dello Stato maggiore della Wehrmacht una copia del piano operativo dello schieramento delle forze tedesche sul fronte di Cassino, e lo fece pervenire al Comando supremo degli alleati. Catturato il 4 gennaio del '44 davanti al Collegio Leoniano, insieme al tenente Marcello Bucchi, su delazione della spia Dante Bruna, fu portato prima all'Albergo Flora, poi in diverse stazioni delle SS, ed infine rinchiuso nel terzo braccio di Regina Coeli, nella cella 382. Torturato, resistette alle sevizie e non rivelò mai i nomi dei suoi assistiti. In carcere si prodigò in favore dei compagni di pena e degli ebrei reclusi. Fu condannato a morte il 18 marzo dal Tribunale militare di guerra tedesco; venne respinta anche la domanda di grazia presentata dallo stesso Papa Pio XII. Fu fucilato il 3 aprile a Forte Bravetta, dopo avere celebrato l'ultima messa: la prima scarica non lo uccise (avendo tutti i soldati sparato in aria) e allora fu finito con un colpo di pistola alla nuca dall'ufficiale fascista. Medaglia d’oro al valor militare alla memoria.

 

Marisa Musu

Nata a Roma nel 1925 da Domenico e da Bastianina Martini. I genitori erano originari di Sassari, legati ai Berlinguer, di idee antifasciste. Entrò nell'organizzazione clandestina del PCI nel '42, ad appena sedici anni, insieme ad Adele Maria Jemolo, sua compagna al Liceo Mamiani, tramite Lucio Lombardo Radice (che poi sarebbe diventato marito di Adele). Iscrittasi all'università di fisica, dopo l'armistizio partecipò alla battaglia per la difesa di Roma e successivamente aderì ai Gap, con il nome di battaglia di "Rosa", nella formazione guidata da Franco Calamandrei, della quale facevano parte tra gli altri Carla Capponi, Rosario Bentivegna, Mario Fiorentini e Lucia Ottobrini. Partecipò a varie azioni contro i tedeschi, tra cui quella di via Rasella, del 23 marzo del '44. Fu catturata dalla polizia il 7 aprile, insieme a Pasquale Balsamo e a Ernesto Borghesi. Il commissario Antonio Colasurdo e il commissario De Longis, che erano in collegamento con il CLN, li spacciarono per una banda di rapinatori. Così Balsamo e Borghesi furono rinchiusi a Regina Coeli, nella sezione dei detenuti comuni, e lei nel carcere femminile delle Mantellate. Dopo il tradimento di Guglielmo Blasi, prima che questi ne rivelasse l'appartenenza ai Gap, si finse malata e a fine maggio, all'Ospedale Santo Spirito, con l'aiuto di alcuni medici legati alla Resistenza, riuscì ad evadere. Nel dopoguerra si sposò con Valentino Gerratana e fu insignita della medaglia d'argento al valor militare. Continuò l'attività politica nel PCI, lavorando per anni con Enrico Berlinguer nel movimento giovanile comunista e nella Fgci e entrando a far parte del comitato centrale del partito. Dopo la separazione con Gerratana, si è unita ad Aldo Poeta, da cui ha avuto tre figli (Sergio, Claudio e Giovanna). Giornalista a "Paese Sera" e a "L'Unità", è stata inviata a Praga nel '68, in Vietnam, in Mozambico e in Palestina.

 

home         ricerca        

anpi

        

dibattito

        scrivici