Biografie della Resistenza Romana          

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    Fabrizio Vassalli

Dottore in scienze economiche e commerciali, di 35 anni. Nato a Roma il 18 ottobre 1908 da Arturo e da Bice Ferrari. Sposato con Amelia Vittucci. Nel '30 si arruolò volontario nell'esercito. Intanto si era iscritto alla facoltà di scienze economiche e commerciali. Ottenne la laurea nel '33, e nel '39 fu richiamato in servizio in Sardegna, dove rimase fino al '41 come ufficiale di artiglieria. Promosso capitano, fu inviato in Albania. Alla firma dell'armistizio era al comando di una batteria contraerea nell'isola di Saseno (Dalmazia). Scampato agli eccidi tedeschi raggiunse l’Italia del Sud con mezzi di fortuna e si mise messo a disposizione del Governo legittimo, che aveva sede a Brindisi. Si offrì volontario per attraversare le linee nemiche e portare nella capitale occupata un cifrario necessario per il collegamento fra il Comando alleato di Brindisi ed il Fronte militare clandestino romano. Per oltre cinque mesi collaborò con il colonnello Montezemolo nel servizio informazioni o in azioni di sabotaggio e comandò, con il nome di battaglia di Franco Valenti, la formazione del Fronte Clandestino che da lui prese il nome di "Gruppo Vassalli". La sua banda si occupava di raccogliere informazioni sul traffico di truppe e sui mezzi di trasporto tedeschi, inviandole poi a Montezemolo che a sua volta le faceva pervenire al comando alleato. Le riunioni del gruppo avvenivano spesso nella sua dimora, in via di Villa Massimo 13. Fu catturato dalle SS il 13 marzo del '44 in via del Babuino, insieme alla moglie Amelia, a Giordano Bruno Ferrari, suo cugino per parte materna, Salvatore Grasso, Pietro Bergamini, Corrado Vinci, la moglie di questi, Jolanda Gatti, e Bice Bertini, tutti membri del gruppo. Fu rinchiuso nel carcere di Regina Coeli dove subì più volte la tortura. Fu condannato a morte il 27 aprile dal Tribunale militare di guerra tedesco, al termine di un processo sommario. Il 24 maggio fu fucilato a Forte Bravetta, insieme a Ferrari, Grasso, Vinci e Bergamini. Prima che la scarica lo abbattesse, gridò "Viva l’Italia". Medaglia d'oro al valor militare "sul campo".

 

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